MESSINA. Saranno oltre dieci milioni i metri cubi di terra da “smuovere” per costruire il ponte sullo Stretto di Messina, tra struttura vera e propria e opere collaterali e di servizio, ma non saranno equamente distribuiti tra Sicilia e Calabria. L’area dove la localizzazione delle lavorazioni crea un maggior impatto nel contesto ambientale locale è sul versante siciliano, a causa dei lavori, molto maggiori a Messina di quanto non lo siano dal versante reggino per via del tracciato stradale e ferroviario a servizio della viabilità per il ponte, pressochè tutto in galleria. A Messina, infatti, il movimento terra interesserà otto milioni e 600mila metri cubi, contro il milione e mezzo della sponda calabra. Questo comporterà la produzione, sempre lato Messina, di 4 milioni e 350mila tonnellate di “inerti”, l’impiego di 850mila tonnellate di cemento, e la posa di due milioni e 300mila metri cubi di malte e calcestruzzi.

Le terre di scavo hanno come origine i diversi fronti di lavoro, prevalentemente costituiti dagli imbocchi delle gallerie, e possono avere tre destinazioni ben diverse: saranno “riciclati” per la formazione di 880mila metri cubi di “rilevati” (nei tratti all’aperto, tra le gallerie artificiali, sono compresi “terrapieni” rialzati a scopo viabile il cui materiale proviene dagli stessi sbancamenti previsti nell’area d’intervento e dagli imbocchi adiacenti), saranno utilizzati per produrre i 4 milioni e 350 tonnellate di “inerti” (lavorazione del materiale di scavo e per la produzione di aggregati per i calcestruzzi), o saranno definitivamente conferiti in discarica.

Subscribe
Notify of
guest

1 Comment
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
gia da me
gia da me
13 Aprile 2023 22:48

anzichè discarica, possono essere spalmati al lato del crinale dei peloritani nei pressi della stazione FS ponte e si può realizzare una pista aeroportuale, non è una bella idea ?