MESSINA. Sarebbe stata un’ottima occasione per seppellire l’ascia di guerra, e inaugurare una nuova stagione. E invece Cateno De Luca, in quello che sarebbe dovuto essere il suo ultimo discorso della sua esperienza da sindaco di Messina e invece si è dimostrato l’ennesimo “al lupo al lupo”, non solo non ha porto il ramoscello d’ulivo, ma ha invece addirittura incrementato l’atteggiamento bellicoso da pugile che ha avuto sin dall’inizio col consiglio comunale.

Immotivatamente. Perchè, nonostante sulla carta non avesse nemmeno un consigliere comunale (nessuna delle sue sei liste, all’interno delle quali c’erano anche gli assessori che avrebbero fatto parte della sua giunta, è arrivata a superare lo sbarramento del 5%), il consiglio comunale non solo non gli è mai stato ostile, anzi, si è fin dall’inizio appecoronato a ogni suo ultimatum, diktat, minaccia di dimissioni e delibera “aut-aut”.

In oltre due anni e mezzo di sindacatura, gli unici atti bocciati dal consiglio sono stati il bilancio di Messina Social City, che ovviamente sarà riproposto con le modifiche del caso (i bilanci possono essere sempre emendati, ma prima o poi bisognerà approvarli per legge), e la delibera di permanenza in Taormina Arte, della quale De Luca si è fatto beffe, non tenendola in considerazione, e portando avanti la fuoriuscita dalla fondazione (che nei suoi programmi dovrebbe essere sostituito dal misterioso Brand Messina), e continuando sulla sua strada, nonostante sulla materia specifica abbia competenza il consiglio comunale e non la giunta.

Il resto? Maggioranze bulgare.  Nonostante sulla carta infatti non avesse nemmeno un consigliere comunale (oggi può contare sull’appoggio diretto di tutto il gruppo misto, più grossa parte del centrodestra), De Luca è riuscito nell’impresa di farsi votare trasversalmente pressoché  tutti gli atti fino a gennaio 2020.

Tredici approvazioni (sulle quindici “di peso”) e solo due bocciatureuna delle quali trasformata in voto favorevole due giorni dopo (contratto di servizio Atm), e una che lui stesso ha definito “senza alcuna conseguenza” (la bocciatura del piano di liquidazione Atm, che secondo il sindaco sarebbe continuata tranquillamente anche col voto d’aula sfavorevole).

Poi, la pandemia ha avuto il sopravvento, le delibere della “Cambio di passo” (cento, in teoria) sono rimaste per la maggior parte sulla carta, e i rapporti sono andati raffreddandosi fino a questa settimana, in cui il sindaco ha incassato il voto favorevole sul bilancio di previsione (normale amministrazione) e quello negativo sulla “fiducia”, (ininfluente perché non vincolante). Per il futuro, De Luca ha annunciato la guerra. A un nemico che, di fatto, non solo non è mai esistito, ma è stato molto più spesso fedele scudiero.

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