MESSINA. Puntuale, come ogni tarda primavera da anni a questa parte, arrivano le polemiche sulle sorti di Faro, il borgo marinaro di capo Peloro che d’estate diventa meta di turismo (usualmente caotico e sfrenato). Polemiche che riguardano la mai risolta questione della pedonalizzazione, della quale il comune di Messina anche per quest’anno non ha fatto menzione, proposta a più riprese da gruppi politici, comitati e spontanei cittadini, e quasi sempre inevitabilmente osteggiata dai commercianti riuniti in qualche sigla.

Al comunicato di stamattina in cui Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, CNA e Confimprese Italia di Messina sostevano che un’eventuale pedonalizzazione distruggerebbe “il già fragile tessuto economico del borgo marinaro”, ha risposto Giuliana Sanò, attivista politica e sorella di Giuseppe Sanò, lex consigliere del VI quartiere scomparso un mese fa, con un post su facebook, in cui prende posizione in maniera molto netta a favore di quella che era stata una battaglia politica del fratello.

“Mio fratello non si è battuto solo contro la pesca illegale e gli accessi liberi al mare. Mio fratello si è battuto per il borgo di Torre Faro e, in maniera particolare, per la pedonalizzazione di una buona parte del paese.
Le sue richieste e posizioni sono state sempre duramente avversate dai commercianti e bottegai che hanno fatto prevalere i propri personali interessi su quelli dell’intera comunità”.

“Mio fratello nei mesi scorsi era stato attaccato e deriso da chi non condivideva la sua idea di riserva naturale. Ciononostante, Giuseppe non si è mai arreso e ha continuato a raccogliere firme e consensi per la pedonalizzazione dell’area di Faro”.

“Ora che il progetto sulla realizzazione dei dissuasori per impedire la pesca illegale venga portato avanti da altri mi rende estremamente felice, non mi appassionano le discussioni su chi debba farlo o meno. Lo farà chi ci crede veramente ed è libero dai condizionamenti. Al contrario, mi appassiona di più l’idea di un paese libero dagli interessi di quattro commercianti e mi piacerebbe che Torre Faro (così come il centro di Messina) non fosse ostaggio di un gruppo di “imprenditori” dalle visioni ristrette e assai limitate.”

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