MESSINA. Un professore dell’università di Messina è stato denunciato da un ventiquattrenne messinese per frasi e insulti omofobici. Una vicenda che nasce da una riflessione del giovane sul “cat-calling” in un gruppo privato, a cui sarebbero seguiti commenti violenti e discriminatori indirizzati al giovane e a suoi conoscenti, tra i quali degli attivisti lgbtq+. 

“Frocio perso”, “Per questo militanza è parlare dei suoi pruriti sessuali”,  “Fatelo tornare giù e vedi come lo pestano, tanto a questi piace pure”, è il tenore dei commenti, molti dei quali sono stati in seguito cancellati. I due, il ventiquattrenne ed il professore, militavano in due organizzazioni politiche di sinistra affini.

Dopo aver supportato il ragazzo (uno studente bisessuale che studia a Bologna) nel denunciare il professore alle autorità competenti, tre associazioni messinesi, Liberazione Queer+ Messina, Link e UDU, hanno deciso di rendere pubblica la vicenda e hanno chiesto all’Ateneo “un intervento strutturale” e una presa di posizione decisa.

«Sarebbe stato già molto grave se fosse accaduto in un contesto non accademico, ma così è veramente assurdo. Con la nostra Consultoria ci siamo attivati per rispondere a segnalazioni come queste. È ora che l’Università faccia la sua parte», ha dichiarato Salvo Bertino, referente dell’associazione Liberazione Queer+ Messina, che da qualche tempo ha attivato uno sportello per raccogliere segnalazioni e supportare le vittime di violenza omolesbobitransfobica.

A prendere posizione anche due associazioni studentesche dell’UniMe, Link e UDU, che hanno scritto una lettera al Rettore per avere un incontro.  «Che sia successo ad opera di un professore universitario non ci stupisce. Diciamo da tempo che c’è bisogno di una politica strutturale per arginare i fenomeni di omolesbobitransfobia all’interno dell’Ateneo. Adesso il Rettore ci incontri, insieme troveremo una soluzione», commenta Michelangelo Billé di Link Messina.

Sulla stessa lunghezza d’onda Alice Borgia di UDU: «La violenza di genere è all’ordine del giorno, questo vale per la comunità LGBTQ+ e per tutte le studentesse. Siamo convinti che il Rettore vorrà incontrarci per progettare insieme interventi sia sul piano dei regolamenti che della formazione».

«Da un mio commento riguardo il cat-calling su un gruppo privato (da cui è stato bannato per sessismo e omofobia) – spiega il ragazzo che ha sporto denuncia – ha iniziato a commentare dei miei vecchi post, insultando me e i miei amici e incitando i suoi amichetti ad andare sul mio profilo sostanzialmente ad insultarmi. In quel momento ho pensato: e se lo rifacesse? Se lo rifacesse con uno più piccolo, con meno reti, esattamente come ero io 7 anni fa? Altre vite devastate? Per questo questa volta ho deciso di denunciare, perché oggi sono in una comunità. Oggi al mio fianco ci sono Liberazione Queer+ e Arcigay Messina insieme ad altre realtà: non sono solo, mai più».

 

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