MESSINA. Sono passati più di trent’anni da quando l’Italia, in seconda serata, ha imparato a riconoscere quel talento a metà tra surrealismo delirante e dadaismo puro di un messinese trentasettenne, con una voluminosa chioma riccioluta e due baffoni da tricheco, che tra dialoghi assurdi, gag fulminanti e parodie del “buon presentatore” televisivo, avrebbe fatto diventare Indietro Tutta, guidato dalla sapiente mano di Renzo Arbore, “il” programma cult della televisione italiana. Talmente tanto di culto che per il trentennale, nel 2017, RaiDue gli ha dedicato prima e seconda serata, ottenendone in cambio quasi quattro milioni di spettatori.

Indietro tutta, il trampolino di lancio della carriera di Nino Frassica, è stato quel programma che per meno di quattro mesi ha sbaragliato la concorrenza della seconda serata, stregato mezza Italia, introdotto dozzine di tormentoni e puntato ferocemente il dito contro i meccanismi della tv commerciale. E il mentore di Frassica non poteva che essere quel Renzo Arbore che nel 1983 lo chiamò per interpretare il tecnico di Tele Ottaviano nel film “FF.SS…. cioè che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (1983). Il motivo? Un irresistibile messaggio lasciato da Frassica sulla sua segreteria telefonica, che permise allo showman foggiano di capire con che razza di talento avesse a che fare. Da lì la scelta di dargli carta bianca, che il comico messinese abilmente sfruttò costruendosi il personaggio di frate Antonio da Scasazza, organizzatore di un improbabilissimo concorso a premi nell’altro programma cult (forse ancora più cult): “Quelli della notte”.

Quello che si conosce meno, però, è l’inizio della carriera di Nino Frassica. Che ha saldissime radici a Messina.

Ha impronta tutta cittadina, infatti, il suo primo picco di share, che gli costò però una condanna a un milione e mezzo di multa nel 1984, e uno strascico giudiziario che portò come testimone a suo favore, nel 1988, l’uomo che ha ne stava determinando la notorietà nazionale, Renzo Arbore. Già, perché per tanti messinesi il ricordo più amato di Nino Frassica si lega al personaggio di “Rino Quaglia” (parodia dell’allora molto famoso Rino Piccione) che, affiancato dal fido “Intillibbuggo”, trasmetteva un improbabile telegiornale sulle frequenze di Rtp, dal titolo “Quaglia o non Quaglia”, che parodiava la vera trasmissione “A squarciagola”, in onda su Il Tirreno.

Una satira che finì davanti al Pretore e tornò poi in Tribunale all’epoca di “Indietro Tutta”, con l’accusa al comico messinese di aver riproposto, seppur di sfuggita, il personaggio. Oggi, di “Rino Quaglia”, a quanto sembra, non rimangono più le registrazioni, ma per anni il suo e cicca“, arrotondamento per eccesso delle surreali unità di misura usate per indicare l’audience del programma, è stato un vero e proprio tormentone cittadino.

La carriera di Nino Frassica nasce negli anni Settanta, come lui stesso ha più volte raccontato, influenzata da trasmissioni come “Alto gradimento”, personaggi come Arbone e comici surreali quali Cochi e Renato. A scuola, il 2 marzo 1970, debutta come attore, autore e co-regista “C’è ci fu ci sarà la Scuola” insieme alla sua compagnia, “I Futuribili”. Negli anni successivi, con un’altra, “I Cantatori calvi figli della cantatrice calva”, mette in scena “C’è ci fu ci sarà la Guerra” e “I Padrini”. Il passaggio alla radio, invece, avviene ad “Antenna dello Stretto”, con trasmissioni come “Antenna impazzita” e “A livello di radio”. Quindi, le televisioni private: Rtp e la ormai defunta Telestretto, sulle quali va in onda con “Togorama”, “Sguein” e, appunto, “Quaglia o non Quaglia”.

Dopo Indietro Tutta, una carriera da attore, presentatore, personaggio tv (anche autore di dischi e libri) e, per dieci anni, da “Don Matteo”. Ma Rino Quaglia, frate Antonio da Scasazza e il “bravo presentatore” rimangono insuperabili.

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