MESSINA. Un mese e mezzo di emergenza rifiuti? Responsabilità di un solo uomo. E’ quello che emerge dalla decisione del socio unico di MessinaServizi Beni Comuni, il Comune di Messina, di licenziare in tronco, per giusta causa, il direttore generale della partecipata Aldo Iacomelli, arrivato oggi pomeriggio al termine dell’assemblea dei soci e annunciato dal sindaco Cateno De Luca sul suo profilo Facebook.
La decisione arriva al termine di una settimana in cui Iacomelli è stato prima “processato” in diretta facebook, lunedi, durante la prima assemblea dei soci, in cui l’assessore all’Ambiente Dafne Musolino ha letto i “capi d’imputazione” a carico di Iacomelli, e il sindaco, in qualità di socio unico, ha chiesto al consiglio d’amministrazione di decidere per la sospensione cautelare o per la sollevazione dall’incarico. Da quel momento, Aldo Iacomelli è stato tenuto sulla brace fino a ieri sera: prima il consiglio d’amministrazione ha rimandato alla volontà del sindaco la decisione, poi il silenzio per tre giorni. Fino al licenziamento. Cosa è stato contestato a Iacomelli, e com’è che un solo uomo avrebbe avuto il potere di mettere in ginocchio l’intero servizio di raccolta dei rifiuti?
“Manifesta e ripetuta incapacità gestionale” e “sostanziale incapacità nella gestione dell’ordinario“, aveva spiegato Dafne Musolino, contestato a Iacomelli undici punti, tra i quali il mancato raggiungimento degli obiettivi nella differenziata, inadempimento del piano finanziario, mancati provvedimenti per evitare la crisi, ritardo nella redazione delle gare e mancata vigilanza sui rup, ma anche danno erariale (duplicazione dei costi e noleggio mezzi, straordinari e conferiemnto in discarica a causa della diminuzione della differenziata), e destituzione delle figure intermedie, “abusando dei pieni poteri” conferiti dal sindaco Cateno De Luca. Sotto accusa anche le dichiarazioni rese alla stampa di qualche giorno fa, in cui Iacomelli, spiegando che l’emergenza era finita, aveva raccontato una serie di episodi che lanciavano inquietanti ombre sul mese di crisi.
Prima di Dafne Musolino, lunedi era stato De Luca a sparare a palle incatenate contro Iacomelli. “Il socio unico – aveva dettato a verbale Cateno De Luca, durante l’assemblea dei soci – fa presente che dai primi giorni di novembre ha avviato attività di indagine interna mediante la polizia municipale e controlli personali a seguito dell’aggravarsi della crisi, e le risultanze delle attività ispettive sono banali e disarmanti, in quanto questa situazione di criticità che ha rischiato di rasentare lo stato di emergenza poteva e doveva essere evitata. Non è stata riscontrata altra causa se non la mancata e tempestiva riparazione dei mezzi utilizzati per il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto in discarica. E’ stato accertato – ha continuato il sindaco – che i mezzi non si sono guastati all’improvviso, ma si è giunti a soli due mezzi disponibili. E’ stato accertato che tutti sapevano e nessuno è intervenuto, che si poteva far fronte utilizzando le normali procedure previste dal codice degli appalti per riparare i mezzi ma non si è intervenuti, ed è stato paradossale che il tanto decantato ribaltamento dei costi tra MessinaServizi e Messinambiente che non doveva essere più applicato dall’1 maggio è stato interrotto a fine settembre e ripreso dal 5 al 10 novembre in quanto costretti dall’inerzia di chi doveva disporre ed agire. In conclusione, il cortocircuito che ha messo in ginocchio la città appare quasi inconsciamente voluto, perchè dalla documentazione acquisita, che riguarda mesi di corrispondenza tra i responsabili dei vari servizi ed il direttore generale, e per conoscenza il consiglio d’amministrazione e il socio unico, chi aveva la competenza gestionale non è intervenuto per evitare il cortocircuito che si è generato“, ha concluso De Luca.
Non solo: “Il socio unico stigmatizza il contenuto di numerose note, ma soprattutto dei mancati comportamenti, finalizzati a risolvere il problema piuttosto che a un’attività di scaricabarile tra i vertici della società. Il socio unico stigmatizza qualunque atteggiamento che in nome della presunta legalità genera danni certi e in parte irreversibili esistendo nell’ambito del codice degli appalti le procedure per interventi ponte (finalizzati alla fase transitoria) e le gare sopra soglia che richiedono i tempi adatti”. Una circostanza, questa, che Iacomelli aveva spiegato, illustrando l’iter delle gare (e il cambio di Rup una volta che queste sono andate deserte). Questo, lungi dal placare l’ira di De Luca, l’ha fatta aumentare ancora di più. Fino ad arrivare al licenziamento.