MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo da Marco Bellantone, imprenditore, esperto di turismo e assessore al Turismo designato dall’ex candidato sindaco Gaetano Sciacca, una riflessione amara (ma dalla conclusione… dolce) sullo spopolamento della città, che arriva il primo giorno di settembre, mese che chiude definitivamente l’estate e che vede, come ogni anno, la partenza di chi ha deciso (o è stato costretto) a farsi una vita a fuori da Messina.

“Nel 2019 siamo ancora costretti a dover leggere che nella nostra città è in corso un vero e proprio spopolamento, i giovani, i meno giovani ed in alcuni casi i quasi anziani vanno via, scappano, fuggono si dirigono verso i “ Nuovi Mondi “. Vero, non è più argomento di discussione, lo si riesuma a Capodanno ed a fine Agosto, nel primo caso perché tanti amici, quelli delle giocatazze a carte sino alle 4 del mattino e dei cento caffè non ci sono più, nel secondo perché è proprio la fine di Agosto il momento degli addii e dei saluti strazianti, famiglie che si dividono, amici che si salutano per incontrarsi ancora in un’altra città, chissà se per uno sporadico viaggio o perché si deciderà di raggiungere i vecchi amici nel “ nuovo Mondo “.

Viviamo nella città che pur di non dare opportunità riesce autonomamente ad evirarsi, togliersi la possibilità di avere un futuro, aree abbandonate da decenni, terreni infiniti, pianeggianti, edifici industriali oramai al collasso strutturale, senza tetto da epoca immemorabile, la natura cresce rigogliosa ed in alcuni vi sono vere e proprie foreste. Non sono questi spazi tolti alla città? Può il concetto di proprietà privata elevarsi sul bene comune a tal punto da renderlo inerme ed offenderne la prospettiva logica dello sviluppo di una Comunità ?

A Messina oltre alcuni concetti ben espressi nei testi di  Diritto, sono riusciti a creare altri muri ed ancora più alti, a Messina abbiamo i vincoli. Vincoli che vincolano ogni attività, Riserve che non riservano nulla se non la sorpresa per chi andando a cercare questa “ fortunata fetta di territorio” vi trova immondizia, erbacce, scarichi fognari, strutture in Eternit, strutture in Cemento decotte, strutture in Metallo semi sdirupate, colonie di bestie feroci, e panorami mozzafiato che tutti difendono con il fondoschiena altrui. Se un territorio deve avere dei vincoli, se un territorio viene riconosciuto come riserva naturale è come tale che deve essere trattato, diventare volano economico e orgoglio per la Città.

Mentre in tanti dormono la Ccttà si svuota, si svuota nel silenzio di quelli che difesero i due Wind surfisti che violarono un lago di Ganzirri, di coloro i quali festeggiarono i primi passi verso il riconoscimento dello Stretto di Messina come Patrimonio dell’UNESCO ed ancora di tutti quei funzionari attenti a far sopravvivere ciò che vola senza accorgersi che dietro le artate lungaggini, gli infiniti “ iter “ ed i “ NO “ a ripetizione, la città si svuota. Sburocratizzare, velocizzare, sdoganare, liberare, rideterminare, regolamentare, informatizzare è servito a ben poco perché il problema non è nei regolamenti ma in chi li legge e li applica nelle loro forme più restrittive, sempre.

Abbiamo enormi aree che possono essere volano di rinascita imprenditoriale ed economica, parlo della area ex Sanderson, decine di migliaia di mq di capannoni, vincolati, che da un vincolo ad un altro stanno crollando nascondendo decenni di discariche abusive più o meno istituzionalizzate, l’area ex Samar, altre miglia di mq di capannoni ed aree demaniali che stanno lentamente tornado al mare, tra un vincolo ed una concessione senza controlli e senza criteri.

Vi sono migliaia di mq di aree nella zona zir sotto il campo Celeste, migliaia e migliaia di mq di capannoni in via di putrefazione sotto il vincolo di una proprietà, di una causa tra eredi, di una proprietà che attende con bramosia il cambio di destinazione d’uso delle aree per dare al terreno, non più al capannone che a quel punto, come per magia, non è più vincolato libero di volare nel cielo come la polvere delle ruspe mentre gli sfondano il cuore.

Come alla ZIR, anche la via La Farina, al netto di alcuni responsabili cittadini/Imprenditori che continuano ad investire nelle proprie aziende, tantissime altre strutture risultano essere più che fatiscenti, quasi in via di crollo autonomo, senza tetti, senza anima ma con un cuore un cuore produttivo che ancor oggi, anche dopo i colpi ricevuti, batte insistentemente al ritmo della carica, quella carica che dovrebbe far risvegliare tutti noi.

Vincoli ed ancora vincoli si mettono tra il cittadino e la possibilità di inventarsi un lavoro, serve che tutti questi luoghi, cattedrali dello sviluppo e della crescita del cittadino e della città, tornino a pulsare, rimodulando le dimensioni, costruendo centinaia, migliaia di micro officine che, con un canone sociale, possano ridare coraggio ai nostri giovani e meno giovani, per mettersi in gioco e farlo nella nostra terra. Se un giovano artigiano oggi volesse aprire una attività, al netto delle difficoltà di reperire locali in aree artigianali, troverebbe officine con un canone medio di 750/900€ mensili, un costo improponibile sommato a tutti gli oneri cui sarà sottoposto.

Questo è un enorme impedimento, nostro compito è quello di far rialzare il territorio, tutto, i Colli San Rizzo pieni di ruderi, sinonimo di una attività agreste molto redditizia, tutti abbandonati, caduti, fatiscenti e meta solo di “ Rustute  come se non ci fosse un domani “, ci vogliono anni di pazienti ricerche, di investimenti infiniti per creare i presupposti alla rinascita di questi luoghi che, vincolati anche questi, sfuggono alla disponibilità di chi ne vorrebbe fruire ristrutturandoli e creando lavoro, attrazioni e crescita per il territorio tutto. Un esempio tra tutti, Borgo Musolino, il chiosco a Musolino, il Parco Avventura dei Peloritani, realtà che, lasciate sole e quasi isolate, non riescono ad emergere e creare un vero e proprio circuito. Eppure non mancano gli spazi e le occasioni, so bene che alcuni imprenditori avevano cercato di riesumare alcuni ruderi, il loro costo di concessione era irrisorio, la loro riattivazione invece è risultata impossibile, anni ed anni di tempo, anni e anni di investimenti in carte, consulenze, progetti, attivazioni di mutui, tutte cose che si sono infrante su vincoli, su muri di gomma, su “ Niet “ ingiustificati, che aiutano si ma solo quelli a cui viene più semplice dire “ Non C’è Nenti”

Potremmo girare in  tutto il territorio, il territorio della Città è veramente immenso, troveremmo ville sotterrate dai rovi, corsi d’acqua abbandonati, centinaia di terreni incolti, foreste di specie arboree incredibili tanto patrimonio che, se ce lo lasciassero usare, la metà basterebbe, eppure no, niente, un vincolo o una riserva, come se questo bastasse a preservarli, vedi gli scarichi fognari dentro i laghi, mai diventati dei centri di approdo per barche o yacht perché riserva naturale, una delle meraviglie del mondo, peccato che ciò che ci galleggia non sono ne pesci ne foglie di qualche specie da tutelare.

Pensiamo alla meravigliosa area che si sviluppava da Casa Bianca sino ad Acqualadrone, tutti quei terreni che  producevano zibibbo, le dolcissime pere e le angurie uniche e dolcissime, centinaia di famiglie ci vivevano, non sopravvivevano, ci vivevano allegramente, con una prospettiva al futuro, un bel giorno “ Stop “, un bel vincolo, un bel progetto, una bella “ Promenade” è tutto finito, della famiglie ne sono rimaste solo alcune, quelle che tornavano solo in estate hanno venduto tutto, i terreni sono diventati foreste terre di nessuno, i vecchi restano aggrappati ai ricordi ed i giovani partono per crearsene dei loro.

Potrei continuare lungamente, potrei farlo e vi annoierei,  ma è innegabile che chi vincola e svincola a comando, è un delinquente, chi ha negato queste parti di territorio alla città, in attesa di chissà che tipo di lottizzazioni, oggi non ha più che farsene di questo tipo di prospettiva, nessuno comprerebbe le sue case, nessuna banca finanzierebbe dei cantieri in una città con un costante e tanto grave calo demografico,  cosa varranno le vostre costruzioni in una Città in cui il valore degli immobili ha già lasciato per strada il 30% della sua rendita.

Serve che si cambi, serve guardare oltre senza troppi vincoli e che quelli esistenti non siano invalicabili, serve rimettere in moto la nostra vera forza, i giovani, l’artigianato, la produzione e l’innovazione, non ci manca niente, abbiamo buone braccia, migliaia di ragazzi che vanno via ogni anno, abbiamo buone menti, Università, CNR, abbiamo tanti spazi da trasformare in aree produttive, abbiamo le tradizioni e la cultura, abbiamo fame ed a tratti siamo folli. Forza Messina, ho voglia di applaudire i miei Concittadini e so che ce la possiamo fare…”.

 

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