MESSINA. Nel bosco di Camaro, sui colli San Rizzo, si trova la base dell’asilo nel bosco di Messina, un progetto particolare che ha qui la sua unica sede siciliana. Legato alla rete “educare nel bosco”, è stato realizzato da Federica Rizzo, Eleonora Bovo e Nicola Marabello.
L’idea nasce in realtà con una precedente esperienza di educazione all’aperto, svolta a settembre del 2017, presso l’azienda agricola Villarè. Qui i benefici del contatto con la natura erano già evidenti ma la pandemia ha spinto gli educatori a provare il trasferimento nel bosco.
Eleonora Bovo ha spiegato nel dettaglio come e perché questo ambiente consente un diverso approccio pedagogico e può favorire la crescita dei bambini.
Come mai la decisione di spostarsi nel bosco? Cosa è cambiato in questo contesto?
Conoscevamo già la cooperativa canalescuola e il loro progetto totalmente in contesto boschivo. Nel periodo del covid abbiamo deciso di trasferirci ed è stato un cambio veramente importante. Non si tratta di outdoor education, si tratta proprio di andare nel bosco, in un ambiente che non è antropizzato. Questo dà la possibilità di un approccio pedagogico molto interessante, perché i bambini si trovano in un luogo in cui non c’è altro che natura. Non portiamo giocattoli, i bambini giocano liberamente con quello che c’è. Sono totalmente immersi in un ambiente che a livello sensoriale è straordinario e che un po’ ci fa tornare in contatto con la natura che è in noi.
Il nucleo principale della pedagogia è il gioco spontaneo del bambino. In questa fascia d’età il bambino può apprendere, sperimentare e scoprire, se può muoversi liberamente e giocare per come desidera giocare, senza un’imposizione. Questo però si inserisce in un contesto di routine che ha una struttura precisa gestita dall’adulto.
Com’è una giornata tipo dell’asilo nel bosco?
Ogni mattina incontriamo i genitori in un punto in città, i bambini arrivano nel bosco con i nostri mezzi. Arrivati al parcheggio, ogni bambino prende lo zainetto e ci avviamo verso la nostra base. Lì facciamo un cerchio.
Il cerchio del mattino è il modo in cui ci diamo il benvenuto nel bosco, proviamo ad armonizzarci con l’ambiente. Facciamo un attimo di silenzio per ascoltare i suoni e poi cantiamo una canzone oppure l’educatore racconta una storia. Questo è un momento breve ma molto importante, perché apre la giornata e siamo tutti insieme. Dopodiché inizia il gioco libero, interrotto solo dal momento della merenda, quando chiamiamo i bambini per fargli lavare le mani e farli mangiare. La merenda la portiamo noi educatori ed è sempre frutta di stagione e un pane di farine a chilometro zero. Poi si torna al gioco libero per due ore abbondanti.
I bambini possono decidere se rimanere alla base o andare in esplorazione. Per prendere questa decisione chiamano il cerchio, perché devono prenderla insieme.
Anche questo è un momento autogestito. Hanno il bastone della parola e sanno che chi ha il bastone parla e può fare la propria proposta, mentre gli altri ascoltano. La discussione prevede che si arrivi a un consenso, quindi c’è un momento di negoziazione, tutti vengono ascoltati e hanno la responsabilità della scelta.
Noi cerchiamo di intervenire solo se necessario. Così come gli lasciamo la libertà di giocare, anche in caso di conflitti il nostro intervento è attento e mirato, perché anche quello è un terreno di crescita. Anche se ci sono delle regole base, come non colpirsi con i bastoni, che sono regole necessarie per prevenire gli incidenti.
Facciamo poi un accompagnamento che porta il bambino ad entrare in contatto con quello che sente e ad elaborare modi per gestire il conflitto nel rispetto dell’altro e di se stesso.
Quindi le regole ci sono, inevitabilmente. Sono condivise con il bambino e sono essenziali, chiare e concrete. Il bambino le capisce perfettamente. Questo grazie anche alla relazione che abbiamo con i bambini che chiaramente non è paritaria, ma è una relazione di rispetto e possibile reciprocità. C’è anche una certa elasticità, perché le regole per i bambini di tre anni non è detto che siano adatte anche ai bambini i più grandi.
Hanno una mappa ben dettagliata dei dintorni, con l’albero arcobaleno, l’albero scaletta, eccetera. Tutti luoghi che abbiamo scoperto e hanno battezzato. Loro esplorano e scoprono e imparano cose spontaneamente, in maniera molto naturale.
Al momento del pranzo termina il gioco libero. Poi sanno che devono riporre il contenitore nello zaino.
Come si fa quando piove?
I bambini sono ben attrezzati e noi montiamo dei tendoni sopra la base per ripararci.
Tra l’altro, grazie alla conformazione del territorio ed essendo noi a portare fisicamente i bambini nel bosco con i nostri mezzi, abbiamo anche la possibilità di cambiare versante e andare a nord, se c’è meno vento, o se c’è più fresco d’estate.
Questo è un territorio che ha un rapporto particolare con la natura. Nonostante il clima mite c’è molta diffidenza verso lo stare all’aperto. Dopo la pandemia si è ridotta, ma c’è sempre questa preoccupazione eccessiva per il freddo. Noi abbiamo un’attrezzatura precisa e i genitori sanno come vestire i bambini.
Cosa direbbe a un genitore a cui piace l’idea ma ha paura di un ambiente così dispersivo?
Questo per noi è un punto fondamentale. Il nostro è un progetto per famiglie, quindi accompagniamo il genitore in questa decisione. Anche perché anche il genitore più benintenzionato e amante della natura può avere delle preoccupazioni che sono assolutamente lecite.
Prima che il bambino si iscriva, si fa un percorso, dei colloqui e un periodo di ambientamento in modo che il genitore possa vedere come si ambienta il bambino. Durante l’anno, poi, ci sono degli incontri mensili in cui diamo degli input di natura pedagogica e chiediamo loro se hanno domande e dubbi.
Organizziamo anche dei momenti di festa insieme, che scandiscono le stagioni. Oltre al fatto che il genitore può chiamarci quando vuole.
Quali sono i benefici di questo tipo di approccio?
È un percorso finalizzato a far crescere il bambino in modo sano e rispettoso dei suoi tempi, necessità ed interessi, ma anche finalizzato a renderlo sempre più autonomo. Hanno per esempio il loro zaino con i cambi e si gestiscono il più possibile da soli, a seconda dell’età.
Abbiamo avuto anche dei bambini che in questi anni sono passati alle scuole elementari e abbiamo ricevuto ottimi feedback. Le maestre ci dicono che i bambini che vengono dal bosco sono bambini che sanno ascoltare, che si sanno concentrare, che hanno grandi capacità e competenze a livello narrativo. Sono bambini che hanno sviluppato nel tempo competenze linguistiche e motorie.
Un bambino che negli anni dell’infanzia ha soddisfatto il suo bisogno di movimento, a sei anni può stare tranquillo tra i banchi e subentrano altri bisogni.