MESSINA. Chi percepisce il reddito di cittadinanza (nove messinesi su cento, secondo l’anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro), presterà servizio in una serie di programmi di utilità collettiva (PUC). Le attività prevedono la disponibilità di luoghi, attività, iniziative in cui gli Enti candidati intendono promuovere progetti utili alla collettività (PUC), a carattere sociale, culturale, formativo, ambientale rivolti ai beneficiari del reddito di cittadinanza segnalati dal servizio sociale del Comune di Messina e dal Centro per l’Impiego di Messina.

Per questo, il comune di Messina insieme ad Unione Europea e ministero del Lavoro, con gli strumenti del Pan inclusione, sta predisponendo un avviso pubblico per selezionare enti pubblici, privati, del terzo settore, piccole e medie imprese, presenti sul territorio, che “intendano collaborare nella promozione e attuazione di azioni di inclusione sociale”.

L’ente che viene riconosciuto per lo svolgimento delle attività di cui parla l’avviso, dovrà curare la definizione di progetti utili alla collettività in cui possano essere coinvolti beneficiari del reddito di cittadinanza, e assicurare il monitoraggio dei progetti utili alla collettività, in collaborazione con servizio sociale professionale.

Di che progetti si tratterà? Non quelli che vengono chiesti a gran voce dalla cittadinanza, quali scerbatura, pulizia e raccolta rifiuti. Gli ambiti di progetto sono l’organizzazione di attività turistiche e radiodiffusione sonora a carattere comunitario (ambito culturale), prestazioni sanitarie e sociosanitarie, cooperazione allo sviluppo, agricoltura sociale e tutela dei diritti (ambito sociale), protezione civile (ambito ambientale), promozione cultura legalità e non violenzaattività sportive e dilettantistiche (ambito formativo).

Che lavoro saranno chiamati a svolgere i percettori di reddito di cittadinanza? Qualcosa di “coerente con le competenze professionali del beneficiario e con quelle acquisite in ambito formale, non formale e informale, nonché in base agli interessi e alle propensioni emerse nel corso del colloquio sostenuto presso il centro per l’impiego ovvero presso i servizi sociali dei comuni.

Con una precisazione: al termine dell’attività, chi vi ha partecipato non vanterà alcun diritto acquisito in tema di assunzione: “Le attività non sono in alcun modo assimilabili ad un lavoro subordinato, parasubordinato o irregolare, trattandosi di attività contemplata nello specifico Patto per il Lavoro o nel Patto per l’Inclusione Sociale, come previste dal D.L. 4/2019, e, pertanto, non prevedono alcun ulteriore diritto”.

La valutazione delle manifestazioni di interesse da parte del Comune darà luogo alla costituzione di un elenco di enti attivi per l’inclusione sociale, con i quali verrà sottoscritta una apposita convenzione, che disciplinerà i rapporti tra le parti.

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