MESSINA. Tre anni dopo il grande esordio e la pausa forzata dettata dalla pandemia, torna il Pride dello Stretto, che si svolgerà per le strade del centro sabato 23 luglio.

A giugno del 2019 furono migliaia e migliaia le persone che scesero in piazza unite nel nome dei diritti e dell’uguaglianza, fra canti, balli, sorrisi e un tripudio di colori.

“Siamo in fase organizzativa. C’è già il patrocinio del Comune e della Città metropolitana”, spiega Rosario Duca.

Ad aderire all’iniziativa, che si svolgerà nelle prossime settimane, anche il consiglio comunale di Messina, che con 14 voti a favore e 2 astensioni ha approvato a larga maggioranza la mozione – primo firmatario Alessandro Russo – presentata dai Gruppi del PD, Movimento 5 Stelle e poi sottoscritta anche dalla consigliera La Paglia.

 

STORIA DEL PRIDE. Il Pride si tiene ogni anno in tutto il mondo nei giorni precedenti o successivi alla data del 28 giugno, che commemora la rivolta di Stonewall di New York del 1969, data simbolica di inizio del movimento di liberazione omosessuale, quando si verificarono una serie di scontri fra gruppi di omosessuali e la polizia a New York dopo l’irruzione delle forze dell’ordine  in un bar gay del Greenwich Village.

La prima manifestazione pubblica in Italia è datata 5 aprile 1972, a Sanremo, per protesta contro il “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica. Alla manifestazione parteciparono appena una quarantina di persone.

Quasi nove anni dopo, il 28 giugno 1981, a Palermo, presso Villa Giulia, si svolse invece la “festa dell’orgoglio omosessuale”, a pochi mesi di distanza dalla nascita, sempre a Palermo, del primo circolo arci-gay italiano (era il 9 dicembre 1980). Tutto ebbe inizio da una tragedia. Quella dei due giovani Giorgio Agatino Giammona, di 25 anni, e Antonio Galatola, di 15, entrambi di Giarre. Correva l’anno 1979 quando i due ragazzi furono trovati uccisi con la testa spappolata. Le indagini appurarono che a sparare alla coppia era stato un tredicenne, costretto al folle gesto proprio dalle vittime, che avevano deciso di farsi ammazzare insieme per sottrarsi alla “vergogna” che la loro condizione di omosessuali procurava alle loro famiglie.

Fu quello lʼevento epifanico che spinse un gruppo di palermitani a fondare nel capoluogo siculo unʼassociazione di promozione sociale “Arcigay”, il primo di tanti nuclei che sorsero negli anni seguenti in Italia grazie anche all’attività di Marco Bisceglia, sacerdote già aderente alla cosiddetta teologia della liberazione, omosessuale lui stesso. Il circolo di Palermo si chiamò Arci-Gay e fu il primo nucleo (presto imitato da altre città) di quella che sarebbe diventata nei decenni successivi la più nota organizzazione per i diritti gay d’Italia.

Il primo Pride nazionale ufficiale si svolse invece nel 1994, a Roma, e vide la partecipazione di oltre diecimila persone (numero destinati a crescere esponenzialmente nelle edizioni successive). Di origini più recenti è l’Onda Pride, nata nel 2013: si tratta di un nuovo tipo di organizzazione delle manifestazioni che ha l’obiettivo di creare una sinergia tra tutti i Pride del territorio nazionale, senza più la designazione di un’unica città per il Pride nazionale.

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