MESSINA. «Si tratta di una scelta molto grave, che stravolge l’impostazione adottata in passato dall’Amministrazione Accorinti». È quanto si legge in una nota di Cambiamo Messina dal Basso, che si scaglia contro la modifica delle fasce di contribuzione dell’utenza per il servizio di refezione scolastica da parte del sindaco Cateno De Luca.  A destare i malumori del movimento è in particolare “l’eliminazione dell’esenzione per i più bisognosi e la diminuzione del contributo per i più ricchi”.

«Le precedenti delibere n. 2/2014 e n. 221/2018, a firma degli ex assessori Patrizia Panarello e Federico Alagna, prevedevano l’esenzione totale per le fasce economicamente più svantaggiate, con reddito ISEE compreso tra 0 e 2.000 euro, ovviamente previa consegna di tutta la documentazione necessaria, in modo da garantire l’esenzione solo a chi ne ha davvero bisogno e non a qualche “furbetto” di turno», si legge in una nota corredata da specifica tabella con le variazioni nelle fasce di contribuzione (di seguito).

Fasce di reddito ISEE
in corso di validità – importo
Importo Amministrazione
Accorinti
Importo Amministrazione
De Luca
Da  €  0  a  € 2.000,00 €0,00 € 0,50
Da  €  2.000,01 a  € 9.000,00 € 1,50 € 1,50
Da  €  9.000,01 a  € 15.000,00 € 2,50 € 2,50
Da  € 15.000,01 a  € 20.000,00 € 3,00 € 3,00
Da  € 20.000,01 in su € 4,30 € 3,50

 

 

Di seguito il contenuto integrale del comunicato, in cui si chiede di ripristinare immediatamente l’esenzione per chi versa in condizioni di difficoltà.

«Oggi qualcuno dice: “Cosa vuoi che sia pagare una decina di euro al mese?”, ignorando però che purtroppo esistono situazioni nelle quali anche qualche decina di euro, moltiplicata magari per più figli, associata a problemi di disoccupazione, questioni abitative e altro, possono davvero fare la differenza. E difatti l’esenzione non è mai stata prevista in maniera indiscriminata, ma solo a fronte di precise situazioni economiche e sociali, di evidente ed assoluto bisogno. Basta provare a fare il conto di cosa vuol dire avere un reddito ISEE inferiore a 2.000. Di certo, una decina di euro al mese spostano molto poco a chi ha oltre 20.000 euro di ISEE, ovvero proprio quella fascia alla quale l’Amministrazione De Luca ha deciso di abbassare la contribuzione, come una sorta di Robin Hood al contrario. La posizione del nostro movimento, tradotta in precisi atti amministrativi, è sempre stata quella di difendere la natura essenziale del servizio di mensa scolastica, garantendone l’accesso a tutte quelle famiglie per le quali anche una piccola somma può fare la differenza e per i cui figli, spesso, il pranzo a scuola rappresenta l’unico pasto completo della giornata. In quest’ottica, il Comune di Messina aveva anche aderito, su input della nostra Ivana Risitano, alla campagna contro la povertà educativa promossa da Save the Children, che vede uno dei suoi punti saldi proprio nel riconoscimento della gratuità della mensa per chi non se la può permettere. Un aspetto, come dimostrano i dati forniti dai report 2016 e 2017 “(Non) tutti a mensa” della ONG, particolarmente importante nelle realtà del Sud, economicamente più in difficoltà, tra cui proprio la nostra città. La scelta dell’Amministrazione De Luca rappresenta un sostanziale passo indietro e mette a rischio i diritti di centinaia di bambini e bambine della nostra città. Le fasce si possono, sì, modificare, migliorare, aggiustare. Ma togliere l’esenzione ed abbassare contestualmente la fascia di contribuzione massima è un inaccettabile schiaffo alle fasce più deboli della nostra città.

«L’assessore Trimarchi nei giorni scorsi – prosegue la nota – aveva rivendicato la natura ideologica di questa scelta, ma ricollegandola anche alla necessità di garantire il recupero del 36% sui servizi a domanda individuale. Dichiarazioni quanto mai confuse e scollegate dalla realtà, poiché l’impostazione data dall’Amministrazione Accorinti consentiva (e consente) di garantire tale recupero attraverso maggiori introiti su altri servizi (quali mercati e cimiteri), assicurando la copertura complessiva del 36% e quindi il rispetto dei limiti imposti dal governo centrale, evitando di “fare cassa” su servizi ritenuti essenziali quali mense ed asili nido. Delle due l’una, quindi: o il riferimento al 36% è frutto di una mancata conoscenza della normativa e dei bilanci, o, al contrario, si tratta di un mero appiglio per mascherare da scelta obbligata quella che è una precisa volontà politica, di favorire i ceti più benestanti a scapito di chi la mensa non se la può permettere. L’Amministrazione De Luca ha ereditato un servizio di refezione scolastica pluriennale, frutto delle scelte e dell’impegno dell’Assessore Alagna, che ha preferito affrontare in prima persona critiche e polemiche, non avviando il servizio nel 2017 con soluzioni-tampone, ma trovando gli oltre due milioni di euro necessari, attraverso un paziente lavoro da formichina, per garantire un servizio stabile, pluriennale, garantendo la continuità occupazione e l’esenzione per i meno agiati. Un’impresa non facile, che però ha consentito alla nostra città, dopo i sacrifici e le sofferenze di lavoratori, scuole e famiglie, di ritrovare piena serenità, a differenza della stragrande maggioranza dei Comuni nelle nostre stesse situazioni economico-finanziarie. L’Amministrazione De Luca avrebbe semplicemente dovuto gestire un servizio già pronto, aggiudicato e avviato in via sperimentale sul finire dello scorso anno scolastico. E invece, eccoci qui, ad assistere al tentativo di stravolgere quanto fatto e di smantellare la funzione sociale e perequativa che questo servizio assicura. L’esenzione può essere garantita: lo dice l’esperienza passata, lo dicono i numeri del presente. Basta volerlo fare. E basta saperlo fare, con un monitoraggio costante di tutte le entrate dei servizi a domanda individuale e la loro pronta rimodulazione, ove necessario.

Chiediamo pertanto all’Amministrazione De Luca di rivedere la propria scelta e ripristinare immediatamente l’esenzione per chi versa in condizioni di difficoltà. Perché tante famiglie nella nostra città hanno bisogno di questo servizio, riconquistato e reso stabile grazie al lavoro portato avanti negli ultimi 18 mesi. E se non possono pagarlo, non hanno certo l’alternativa di “portare il proprio figlio al ristorante”, come spocchiosamente dichiarato dall’assessore Trimarchi»

 

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