MESSINA. “Lo scempio di Largo Avignone ha un significato politico: con la nuova amministrazione la politica urbanistica passa dalla tutela del suolo e della città al libero spazio per i progetti speculativi”. Così gli attivisti di MessinAccomuna commentano la recente demolizione della facciata settecentesca di una delle poche vestigia risalenti al terremoto del 1908.

“Solo pochi giorni fa – si legge in una nota – avevamo appreso che dopo oltre 40 anni la Sicilia prova a dotarsi di una nuova norma urbanistica. Per quanto è possibile sapere, al centro della riforma sono posti i temi affrontati e sviluppati qui a Messina (mitigazione del consumo di suolo, tutela dai rischi idrogeologici e sismici, valorizzazione e tutela del patrimonio paesaggistico e dei beni culturali ed ambientali), proposti dalla precedente Amministrazione, e totalmente ignorati dal Consiglio Comunale (precedente e attuale), oltre che dalla Giunta De Luca”.

“Praticamente nello stesso momento – proseguono – viene demolita la facciata settecentesca degli edifici di Largo Avignone. In barba alla sbandierata (quanto ipotetica) ostilità tra lobby e amministrazione, chi fa speculazioni edilizie si è avvantaggiato dell’azione amministrativa della Giunta De Luca che, in materia urbanistica, si esplica in tre mosse sotto gli occhi della città:

  1. La variante di salvaguardia a tutela del territorio viene dichiarata “inutile”, malgrado il ricordo ancora vivo delle ripetute tragedie dell’Annunziata e di Giampilieri, malgrado una inequivocabile delibera di Consiglio del 2011, malgrado un piano di intervento considerato in Italia di avanguardia e scientificamente ineccepibile.
  2. Dopo un anno la discussione sulle “linee-guida” del PRG, esitate dalla precedente amministrazione, è ferma, bloccata, paralizzata, senza che si sia ricevuto alcun input, senza che si abbia notizia di alcuna seria attività dell’amministrazione in materia di programmazione urbanistica.
  3. Nel frattempo uno scempio che era stato bloccato da una azione seria e coerente della precedente amministrazione si realizza nel silenzio (o con una silente complicità) dell’amministrazione attuale”.

Poi vengono riepilogati breventemente i fatti che riguardano un’operazione “che sa di sacco edilizio”:

“Il 27/7/2012 – si legge ancora nel testo – veniva presentato il progetto di un edificio di 20 piani che prevedeva la demolizione degli edifici settecenteschi di largo Avignone. Scaduti i termini, il progetto poteva essere considerato approvato per “silenzio-assenso”.  A febbraio 2013, tuttavia, gli uffici inviavano preavviso di diniego alla ditta che lo impugnava al TAR (incredibilmente, il Comune non si costituiva), il 3/6/2013 il TAR concedeva la sospensiva, accogliendo poi il ricorso della ditta con la sentenza di merito, depositata Il 20/11/2014. La concessione, però (per la quale è da valutare il pagamento degli oneri), ha durata triennale ed è dunque certamente scaduta a novembre 2017, né la precedente amministrazione l’aveva rinnovata. Anzi, proprio per questo aveva bloccato un precedente tentativo (gennaio 2018) di abbattimento delle vestigia settecentesche, minacciate da un avvio lavori non autorizzato. Cambia l’amministrazione e due giorni fa l’obiettivo dei costruttori viene raggiunto. Ora ci chiediamo: cosa è successo negli uffici competenti in questo ultimo anno?”, concludono.

 

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