MESSINA. Hanno preso il via giovedì 14 settembre i primi lavori per la demolizione del compendio immobiliare che sovrasta l’area portuale della città di Messina, costituito dalle tre costruzioni degli Ex Magazzini Generali, Ex Silos granai e Mercato Ittico, che lasceranno spazio al nascituro I-Hub dello Stretto. 

A sparire, oltre a un piccolo pezzo di storia della città, di cui da anni non restavano che ruderi e strutture fatiscenti, saranno anche le varie opere di Street Art presenti, che per circa un decennio hanno colorato la vecchia sede della Casa di Vincenzo, l’ex Teatro Pinelli e l’ex Casa del Portuale: “Lillo il Marinaio”, “Mediterranea”, “Giasone e il drago” e tante altre ancora.

 

La riqualificazione artistica dell’area ebbe origine nel 2013, quando l’artista di fama internazionale BLU, tra i dieci migliori street artists in circolazione secondo il The Guardian, realizzò un’opera d’arte allusiva, carica di simboli e ambientazioni marittime, di cui adesso è rimasto poco o nulla. Un anno dopo arriva il progetto Distart, con la nascita del Di-Stretto di Arte Urbana, coordinato e curato da Enrica Carnazza, mentre nel 2018 è la volta dell’evento “Innamorati di Me”, durante il quale gli artisti messinesi Nicolò Amato, in arte NessunNettuno, e MaCa, alias Manuela Caruso, ebbero modo, tramite Enrica Carnazza e Ivana Risitano, di dipingere il murale “Quannu amuri voli trova casa”, la prima delle opere adesso in via di demolizione, già abbattuta per metà, situata nella parte laterale e frontale degli Ex Magazzini Generali.

 

 

Con l’abbattimento delle strutture, nei prossimi mesi, spariranno definitivamente anche le opere del Di-Stretto di Arte Urbana realizzate nel 2015 dal collettivo di fama internazionale Collettivo FX, prima fra tutte l’opera che immortala Lillo, il marinaio dallo sguardo triste e malinconico dipinto da Fabrizio Sarti, in arte SeaCreative. “Lillo il Marinaio” dà le spalle al mare, e prende vita in una parete di via Alessio Valore, davanti all’Ex Mercato Ittico, là dove BLU ed Emajions avevano già sottolineato il giusto valore al mare negato, in linea d’aria davanti al molo degli aliscafi.
Sul lato destro dei Silos ex granai, vicino al parcheggio Cavallotti, si trova, invece, l’opera di ANK & POKI, che riesce a far dialogare l’osservatore direttamente con chi abita il mare in profondità, attraverso una rappresentazione ricca di metafore e carica di simboli. C’è il pescespada, la sirena sottovuoto, gamba di legno, l’immensa fiocina/forchetta, c’è un paguro gigante e le sue infinite case arroccate sino in alto, dove un ibrido faro lanterna rappresenta la città dello Stretto. A dominare Piazza della Repubblica, con un’esplosione di colori, è “Mediterranea”, dipinta dalla giovane artista spagnola Julieta.Xlf, da allora di casa a Messina, che raffigura una sirena contemporanea, incorniciata da grandi maioliche, con le forme e le tonalità tipiche dei decori siciliani. La sirena di Julieta.Xlf ha gli occhi chiusi, non riesce ad aprirli e versa lacrime di sangue, ed è l’artista stessa a spiegare che lo fa perché vive dentro il mare, ed il mare è pieno di sangue: un Mediterraneo tanto grande quanto devastato dal dolore.

 

Procedendo, dall’altra parte dei giganteschi silos, svettano e appaiono, nudi e crudi, i grandi corpi appesi, stesi con delle mollette, dei personaggi umanoidi di NemO’s. L’opera è dedicata alla sportiva somala Saamiya Yusuf Omar, annegata al largo di Lampedusa, e a tutte le vittime del mare. Infine, fronte mare, sulla facciata degli Ex Magazzini Generali, in Via Luigi Rizzo, appare il Mito degli Argonauti dipinto da Zamoc, nella rappresentazione di “Giasone e il dragone”: un messaggio di speranza e un monito per la città, che può risollevarsi grazie alla sua più grande risorsa, il mare.

A raccontare la storia delle opere che verranno abbattute è Enrica Carnazza, curatrice del progetto Distrart e del Di-Stretto di Arte Urbana.

Com’ è nato il progetto Distrart?
«Il valore aggiunto che nel 2013 BLU regala alla parete dell’ex Casa Portuale, diventata Ex Teatro Pinelli, segna una traccia visiva e tangibile di creatività urbana in una zona altamente mortificata, e diventa la giusta premessa per sottolineare e accendere una luce sul percorso indipendente di un gruppo di giovani attivisti ed artisti, donatori sani di cultura partecipata. Un intervento spontaneo quello di BLU, a pochi passi dal mare, che racconta di un destino dettato dall’immaginario reale di via Valore. Scenari sommersi emergono dall’abisso, in un contraddittorio su argomenti quali il disagio e la privazione. Nasce da tutto questo l’idea, voluta fortemente dall’allora assessore alla cultura del Comune di Messina Antonino Perna, per dare risalto all’arte urbana. Con questi presupposti e alcuni confronti su argomenti quali la città e l’arte indipendente, nell’autunno del 2014, l’assessore mi chiese di curare uno degli otto eventi previsti dal progetto “Centro di Competenza per l’Arte e l’Architettura Contemporanea”, ed essendomi occupata di creatività giovanile e nuovi linguaggi del contemporaneo a livello locale, nazionale e internazionale sin dal 1996, mi sembrò l’occasione giusta per portare l’arte da un’altra parte. Da qui, l’ipotesi di riallacciare il legame con il mare e il senso dell’abitare quotidiano a partire dalla Linea tranviaria con Distrart, sino ad arrivare al punto d’incontro e confronto con il Di-Stretto d’Arte Urbana. Distrart ed il Di-Stretto d’Arte Urbana nascono, infatti, dal forte desiderio di riappropriarsi del mare negato e, al tempo stesso, dall’urgenza di raccontare la città, la sua storia, i suoi miti, le leggende, la sua identità nei vari aspetti e dispetti. Ricordando accadimenti storici dello Stretto e personaggi transitati nei secoli lungo le sue sponde».

Come ha preso vita il progetto Distrart ed il Di-Stretto di Arte Urbana?
«Per la parte del progetto, che riguardava le pensiline della linea tranviaria, con un invito aperto si è passati alla raccolta delle proposte e dei bozzetti, così da individuare una ventina o poco più di artisti che, con differenti tecniche, avrebbero realizzato parte dell’intero mosaico Distrart. Per i murales, invece, cercai, riuscendoci, di contattare il CollettivoFX. Li avevo notati in passato a Palermo. Il Collettivo, un vero e proprio movimento di Arte Urbana formatosi nel dicembre del 2010, riunisce vari street artists che così si presentano: “Inquiniamo il cemento armato cittadino (ma anche un po’ l’extraurbano) con personaggi, pensieri e l’art. 9 della Costituzione, per combattere il divano e promuovere la diffusione della cultura. Ma anche perché ci piace assai”. Al telefono, un breve accenno al nostro progetto, del poco tempo e dell’immenso piacere a realizzare una loro “pittata” in riva allo Stretto. “Siamo in Sicilia, passiamo da Messina, prima di ferragosto, così ne parliamo vis a vis”. Così da un furgoncino ricco e carico di storie italiane, viene fuori un giovane e simpaticissimo Simone. Parliamo dell’idea che sta alla base di Distrart e del Di-Stretto d’Arte Urbana, facciamo un giro per muri, e fu subito visione cromatica. Saranno Anc e Poki, JulietaXLF, NemO’S, Sea Creative e Zamoc, a continuare a illustrare e raccontare il Mare Nostrum e la sua struggente dicotomia. È la prima volta in cui prende vita nella città di Messina una performance artistica di questo tipo. Un momento eccezionale in riva allo Stretto dove lo scambio d’idee e la partecipazione civica si trasformano in energia pura. Riaffiorano le memorie, la gloria e l’appartenenza, il mare grosso, lungo e piatto ma mai indifferente alle sfumature e ai presagi. Riappare il mare, il colore prende il sopravvento e l’aria sembra migliore».

Fra le opere del Di-Stretto d’ Arte Urbana, “Lillo il Marinaio” è forse quella a cui la città di Messina è più legata. Qual è la sua storia?
«Siamo a metà Settembre, quando arriva il primo ospite del Di-Stretto D’Arte Urbana: Fabrizio, in arte Sea Creative, aveva scelto un muro improbabile, di Via Alessio Valore, stretto e lungo, una striscia verticale tra il cielo e il mare. Ero perplessa, ma lui mi disse candidamente: “sarà bellissimo”. E fu così che, in appena cinque giorni, davanti all’Ex Mercato Ittico, ci ritrovammo davanti ai nostri occhi un grandioso e magnifico marinaio dallo sguardo triste. In una breve pausa, durante l’intervento, Fabrizio mi chiese se c’era un nome tipico locale, un nome che potesse dare identità al personaggio ed io, senza alcun dubbio, risposi “Lillo”. Lillo il Marinaio calzava a pennello. Talmente verosimile e site-specific che, appena qualche giorno dopo, sotto il grande muro di Via Magazzini Generali, feci un incontro che al solo pensarci mi fa ancora rabbrividire. Con la testa in su e in grande ammirazione per l’inizio dei lavori a quattro mani a firma di ANC e POKI, mi ritrovai accanto a due uomini dell’equipaggio degli aliscafi. Gli chiesi cosa ne pensavano e se avessero visto “Lillo il marinaio”. Lo sguardo di uno si fece ombroso, quasi infastidito. Non capivo e insistetti sulla domanda spiegando che, poco più giù, un altro artista aveva dipinto un uomo, in divisa e con un pesce in mano. Gli occhi si strinsero, insieme alle spalle, e mi raccontarono di Lillo Scarfì, un loro collega marinaio, disperso in mare, a Torre Faro, mentre pescava. Non posso spiegare cosa provai in quel momento, ma so di certo che in qualche modo Lillo è riapparso tra noi».

Cosa vuol dire per la città di Messina perdere le opere che sono state realizzate con Distrart e con il DI-Stretto di Arte Urbana?
“Perdere le opere vuol dire comunque perdere la memoria di un momento unico e ben preciso che si racchiude nel 2015, anno in cui per il progetto Distrat c’è stato un momento particolarissimo perché contemporaneamente hanno lavorato un sacco di artisti in città, che si sono confrontati tra loro e si sono confrontati con la città, perché lavoravano in strada. Le opere grandi, quelle dei muri, hanno dei significati forti legati al mare e al Mediterraneo, ma anche quelle della linea tranviaria stanno subendo dei mancamenti e probabilmente verranno eliminate per realizzare una nuova linea tranviaria con pensiline digitali, smart ect. Nella linea tranviaria c’era una comunicazione sui simboli, sui miti, sui beni materiali ed immateriali, raccolti in un elenco che ci aveva fatto avere l’antropologo Sergio Todesco, a cui gli artisti hanno attinto ispirandosi così a tanti aspetti che hanno a che fare con la città, e più precisamente con l’identità messinese. C’è Maria Costa, c’è la Feluca, c’è Ulisse, ci sono Mata e Grifone, c’è Antonello da Messina, c’è Ulisse, c’è il mare, e tutto quello che rappresenta un modo per raccontare la città. Perdere le opere, che siano sui muri o sulle pensiline, è sostanzialmente perdere memoria di ciò che è stato e di ciò che era ora, e che non vedremo più».

Esistono dei modi per recuperare e salvare i murales del Di-Stretto d’ Arte Urbana che scompariranno con la demolizione del Distretto Portuale?
«Si, ci sono dei metodi, sono ovviamente delle soluzioni che hanno dei costi alti, ma esistono. I murales possono essere spostati, possono essere trasportati, come ad esempio è stato fatto con quelli di Banksy».

 

 

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