MESSINA. Non vendere la bottega che dal 1984 ospita la LAM, è questa la richiesta sollevata dal presidente del consiglio comunale e rivolta alla regione e all’amministrazione comunale affinché intervengano all’IACP di Messina. L’Istituto infatti ha pubblicato un bando con cui mette in vendita circa un centinaio di botteghe in tutta la città di Messina, nel perseguimento del riequilibrio del proprio bilancio, tra le quali quella del viale Giostra. 

«L’Associazione Lega Antidroga e Disagi Messinese (LAM — OdV — ETS)  che ha tra le sue principali finalità la difesa e la tutela di soggetti fragili e disagiati, in particolare di affetti da dipendenze di vario tipo (droghe, alcool, ludopatie, internet, cyberbullismo e patologie correlate) con colloqui di orientamento ad un programma comunitario e di supporto alle famiglie bisognose, di giovani a rischio, di anziani, donne con figli minori, pensionati, invalidi, infortunati, con attività di prevenzione e sicurezza del lavoro è un ente del Terzo Settore regolarmente iscritto nel registro nazionale del RUNTS e aderente alla Rete Civica per la Salute istituita dalla Regione» si legge nella richiesta.

«Ovviamente-scrivono- la LAM non può in alcun modo esercitare il previsto diritto di prelazione, in quanto la sua gestione è basata tutta sul volontariato ed economicamente si regge, per le gravose spese di affitto, luce, acqua, assicurazioni, Tari, sulle donazioni volontarie dei Soci, con enormi difficoltà. A parere della scrivente Presidenza, tuttavia, un Ente pubblico ha il dovere di evitare di operare tagli indiscriminati che, come in questo caso, generano un problema sociale a danno della Regione e dello Stato con cui, invece, dovrebbe operare scelte sinergiche. Meritevole e apprezzata in Città era stata l’iniziativa, da parte della gestione dell’IACP di Messina, nel 1984, di affittare quei locali, a prezzo modico, alla Lega Antidroga, in un quartiere, quello di Giostra, che era un simbolo negativo proprio per le attività illegali legate allo spaccio, per l’alcolismo e il malaffare»

«Oggi-continua- la presenza e l’attività della LAM in quel territorio ha ancora una ragion d’essere, come dimostrano le manifestazioni pubbliche di solidarietà di svariate Associazioni culturali e di volontariato, prima fra tutte il CESV di Messina. Peraltro, è noto che il comma 2 dell’art. 71 del Codice del Terzo settore — Dlgs. 3 luglio 2017 n.117 — sancisce che: “2. Lo Stato, le Regioni e Province autonome e gli Enti locali possono concedere in comodato beni mobili ed immobili di loro proprietà, non utilizzati per fini istituzionali, agli enti del Terzo settore, ad eccezione delle imprese sociali, per lo svolgimento delle loro attività istituzionali. La cessione in comodato ha una durata massima di trent’anni, nel corso dei quali l’ente concessionario ha l’onere di effettuare sull’immobile, a proprie cura e spese, gli interventi di manutenzione e gli altri interventi necessari a mantenere la funzionalità dell’immobile.” Ma la LAM non ha tante pretese: le basterebbe continuare ad operare nei locali che in atto occupa, con canone, se non simbolico, quanto meno modico — così come finora avvenuto — ovvero, applicando le previsioni di legge citate, la concessione dell’immobile in regime di comodato gratuito vista la rilevante finalità sociale che la LAM tuttora svolge a favore della comunità messinese»

 

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