MESSINA. Il presidente di Ance Messina Giuseppe Ricciardello, in piena emergenza legata al Covid-19, volge lo sguardo al momento in cui si dovranno riprendere le attività economiche a pieno ritmo, a partire proprio dall’edilizia, da sempre traino dell’economia. «Stiamo vivendo con grande partecipazione questo mese di marzo che volge al termine ed ha costretto tutto il mondo a fermarsi per prevenire l’espandersi di questa pandemia – afferma il presidente dei costruttori messinesi – Alcune attività legate al nostro settore sono state classificate tra quelle essenziali dalla normativa vigente durante la quarantena, ma sono tantissime le imprese che hanno sospeso i lavori e ricorreranno allo strumento della cassa integrazione per mantenere i livelli occupazionali. Non sarà facile rimettere in moto le aziende dopo uno stop forzato così esteso e coloro i quali hanno comunque continuato ad eseguire opere infrastrutturali di pubblico interesse, si sono dovuti impegnare a rivedere profondamente la propria organizzazione di cantiere per rispettare i rigidissimi protocolli di sicurezza concordati dal Governo e dalle parti sociali proprio per tutelare la salute di tutti gli operai e gli impiegati che continuano a lavorare. Ma, proprio in questo momento di apparente stasi – sottolinea Ricciardello – dobbiamo farci trovare pronti quando tutto questo finirà e l’economia nazionale dovrà contare sulla locomotiva costituita dal settore edile e dalla sua infinita e variegata filiera di produttori, fornitori e lavoratori. Milioni di persone dovranno rimettersi all’opera e non si potranno tollerare certamente le medesime lungaggini e criticità che hanno caratterizzato gli ultimi 12 anni, scanditi da una crisi pesantissima».

Le ragioni del blocco di cantieri fondamentali per la dotazione infrastrutturale di tutto il Paese e dell’ampliarsi del profondo gap tra Nord e Sud, secondo l’imprenditore brolese, risiedono soprattutto nel complesso normativo troppo penalizzante per l’efficacia del percorso che porta dalla progettazione al collaudo di una opera pubblica: «Far ripartire i lavori pubblici significherebbe dare una spinta decisa alla ripresa dell’Italia, ma tutto questo sarò impossibile se verrà mantenuto in vigore l’attuale Codice degli Appalti, un complesso normativo troppo farraginoso mai applicato pienamente dal 2016 ad oggi, perché necessitava di linee guida, decreti attuativi e una infinità di altre leggi per entrare a regime e, così, la burocrazia ha assunto un potere di veto intollerabile ed inconciliabile con i tempi di qualsiasi intrapresa economica. Ho sempre sostenuto – afferma Ricciardello – che occorreva abrogare il Codice degli Appalti, ed a maggior ragione, immediatamente dopo la fine di questa fase emergenziale legata al coronavirus, se ne dovrà sospendere l’efficacia e sostituirlo con un Regolamento snello, anche prendendo come riferimento temporaneo il DPR 207-2010. In caso contrario, restando in vita il Codice, in costanza del blocco dell’attività, sicuramente vi sarebbe una decimazione delle imprese ed un comparto come le costruzioni, vitale per qualunque tipo di economia, sarebbe costretto a chiudere, con conseguenze sociali tragiche. Pensarci ora ed agire velocemente diventa, quindi, determinante per la sopravvivenza della coesione di tutta Italia, al di là delle logiche di parte o di partito».

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