MESSINA. Dopo la lettera scritta al Prefetto Cosima di Stani, al Questore Gennaro Capoluongo, all’assessore regionale alle Autonomie locali, alla Digos, al Procuratore della Repubblica Maurizio De Lucia e alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese per dichiarazioni del sindaco “che avrebbero messo a rischio l’incolumità personale e familiare dei consiglieri“, prosegue per vie legali lo scontro fra il presidente del consiglio Claudio Cardile e il sindaco Cateno De Luca, denunciato dal consigliere per le dichiarazioni offensive contenute nella diretta Facebook di stamani (a seguito della seduta in Aula – la terza – sulla Tari).
Di seguito la sua nota:
“La violenza verbale del Sindaco è, purtroppo, fatto noto ed ha mietuto vittime di tutti i tipi e di tutte le categorie.
Io stesso, in tante occasioni, sono stato oggetto delle sue contumelie e delle sue volgari offese. Tuttavia, consapevole del fatto che gli insulti qualificano chi li proferisce, ho preferito volare alto, cercando di manifestare uno stile consono alle istituzioni che ho l’onore di rappresentare.
Tuttavia, in questo ultimo periodo, l’escalation è divenuta irrefrenabile, raggiungendo livelli inqualificabili che sono inadeguati non solo per un rappresentante delle istituzioni, ma addirittura del vivere civile. In particolare, nella giornata odierna, durante la consueta e stantia diretta facebook di De Luca, sono stato oggetto di attacchi verbali che, oltre ad offendere la mia persona configurando evidenti ipotesi di reato, oltraggiano una precisa categoria di soggetti: le donne e gli uomini in sovrappeso.
Definirmi “signor trippa muscoli” oppure affermando “ha mostrato il lardo muscoli” (in passato mi ha detto anche che “grugnisco”) non rappresenta solo una caduta di stile, ormai conclamata, ma offende una serie di soggetti che vivono il disagio del proprio stato fisico, ponendo in essere una condotta tipica del cosiddetto body shaming.
Come noto, il body shaming è il comportamento di chi deride o offende una persona per il suo aspetto fisico (ad esempio l’altezza, la presenza di peluria o acne, il peso, il colore dei capelli e così via).
Le persone, oggetto di tali azioni diffamatorie e denigratorie, patiscono gli effetti negativi, con conseguenze la cui gravità è commisurata alla sensibilità dei singoli ed alla diffusione delle offese.
Per tale ragione, ho deciso che non posso più soprassedere ed ho conferito mandato ai miei legali per citare in giudizio l’autore di tali condotte criminose, anche a tutela di chi non ha la forza di potersi difendere individualmente.
A ciò si aggiunga che, una persona pubblicamente esposta come un sindaco, rappresenta un esempio per la comunità e soprattutto per i giovani.
Se De Luca ha deciso di rappresentare questo esempio per i suoi figli, me ne spiaccio per loro. Ma i giovani messinesi e l’intera comunità devono avere ben chiaro che altri sono i valori ed i comportamenti alla base del vivere civile ed i principi fondanti di una società.
Se domani qualcuno (e mi auguro non accada) dovesse adottare condotte di siffatta natura, dileggiando un compagno di scuola o un’amica o chiunque altro per l’aspetto fisico, avrò la consapevolezza che non sarò stato io il suo esempio, e la mia coscienza sarà apposto. Altri, more solito, faranno finta di nulla.
È questa la ragione che mi ha indotto ad adire le vie legali, per tutelare indirettamente tutti quelli che vengono discriminati per la propria condizione fisica, per la tendenza sessuale, per il colore della pelle, per la religione, e magari non sono nelle condizioni di poter denunciare.
Io non mi vergogno del mio fisico, avendo maggiormente a cuore lo status mentale. Ma dietro una condizione di obesità, può esserci una patologia o un disagio psichico e l’atteggiamento da bullo provoca grave nocumento, a volte tragico.
Si possono (anzi, si devono) far valere le proprie opinioni anche politiche senza offendere l’antagonista anche quando, come nel caso di De Luca, si versa nell’assoluta carenza argomentativa.
Parafrasando Primo Levi, mi vien da dire “se questo è un sindaco”.
Ma tant’è. Fortunatamente la storia insegna che la democrazia ha al proprio interno gli anticorpi e gli strumenti per rimediare ai propri errori.
Nell’attesa, mi chiamo fuori da questo scempio comportamentale, essendo ben altro per educazione e stile”.