MESSINA. E’ bastata la prima, nemmeno troppo consistente “bomba d’acqua” della stagione, una stagione delle piogge iniziata tardi, con un settembre graziato dal sole e dalle alte temperature, che Messina ritrova gli stessi problemi: torrenti che esondano, fango per strada, auto travolte, e miracolosamente nessuna persona coinvolta, per un territorio che ancora dopo dieci anni piange le trentasette vittime di Giampileri, Scaletta e Briga. Ieri pomeriggio si è iniziato col torrente San Michele

Questo perchè Messina è una bomba idrogeologica innescata: in città ci sono 133 aree, a ridosso dei torrenti, che prima o poi saranno vittime di esondazione, provocando danni a cose e persone, distruzione e anche morte: come è già successo e come succederà ancora. Perchè, per conformazione geomorfologica, la città dello Stretto è un incubo idrogeologico: ripide colline a ridosso del mare, e impluvi in cui le piogge s’incanalano e scendono a valle con velocità elevatissima.

Questo perchè la maggior parte dei torrenti cittadini è stato coperto, e quelli che non lo sono stati sono ridotti a discariche e vi si è costruito lungo gli argini, se non proprio dentro il letto, spesso usato come strada, come succede a san Michele, ma anche a Zafferia come a Tarantonio, da sud a nord passando per il centro.

Nel frattempo, a censire le situazioni di rischio in città c’è il Piano d’assetto idrogeologico, aggiornato nel 2010, che individua ben 133 aree a rischio idraulico: zone in cui la pericolosità di un bacino causerà danni a cose o persone, su una scala di rischio che va da R1 (rischio moderato), a R4, per il quale sono possibili, si legge nel piano, ” la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche”.

Allo stesso modo, le aree sono catalogate in base al livello di urbanizzazione: E1 indica case sparse, E2 viabilità secondaria (strade provinciali e comunali che non rappresentino vie di fuga), E3 nuclei abitati, ferrovie, viabilità primaria e vie di fuga, aree di protezione civile (attesa, ricovero e ammassamento), e E4 centri abitati, ed edifici pubblici di rilevante importanza (es. scuole, chiese, ospedali, ecc.).

La situazione? Disastrosa: in città ci sono 69 aree a rischio massimo R4, per un totale di quasi 70 ettari, dieci a rischio elevato R3, 51 a rischio medio R2 e solo tre a rischio basso R1: in totale sono 133 le aree a rischio, per un totale di 75 ettari

Di seguito, l’elenco delle aree a rischio ed i torrenti ai quali sono vicine: livello di urbanizzazione, classe di rischio, estensione (in ettari), bacino idrogeologico o torrente

 

 

 

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