MESSINA. Il comune di Messina ha ottenuto, prima città metropolitana in Italia, la bandiera blu per tre litorali, con il privilegio di aver avuto la copertina nelle brochure del riconoscimento nazionale: eppure, paradossi dei paradossi, in uno di questi litorali vige un divieto di balneazione per inquinamento.

Non è un tratto particolarmente grande (duecento metri in tutto), ed è ai margini del litorale “blu” di capo Peloro, ma per i cento metri a nord e a sud del canale che collega il mar Ionio col lago piccolo di Faro, un decreto regionale e la conseguente ordinanza comunale (del 2 maggio), impongono il divieto di fare il bagno perchè rientrano nei “tratti di mare e di costa non adibiti alla balneazione per inquinamento”.

Non è una novità: già l’anno scorso (ma è una situazione che risale almeno al 2018 )il tratto di mare non era balneabile, più o meno come tutti quelli che la Regione ha interdetto nel 2025. Di fatto, in un decennio, l’unica modifica alle zone in cui non è possibile fare il bagno (per inquinamento, o per sversamenti temporanei, per la presenza di depuratori o ancora per attività portuali) è stata la cancellazione del divieto che interessava l’area del Ringo, in cui dal 2023 sorge una frequentatissima (e attrezzatissima) spiaggia. Il resto delle zone, interdetto era nel 2018 (e 2020, e 2021 e via così) interdetto è rimasto anche oggi.

Nel frattempo, riuguardo alla Bandiera blu, ci sono le perplessità del Partito Democratico. “Mentre si celebrano toni trionfali per la Bandiera Blu, chi conosce davvero le spiagge di Messina sa che mancano i requisiti basilari: accessibilità, bagni pubblici, sicurezza, trasporti sostenibili. La distanza tra lo standard richiesto e la realtà è imbarazzante”, così i segretari dei Circoli PD della città di Messina, Francesco Capria (IV circolo), Antonio Panarello (I circolo), Francesco Carabellò (II circolo), Luigi Mannino (III circolo), Emanuele Paleologo (V circolo), Marco Pignataro (VI circolo)

“Allora la vera domanda è: il riconoscimento si basa su ciò che c’è o su ciò che si promette? È sostenibilità o solo una vetrina? Nel frattempo, 135.000 euro sono stati spesi per una consulenza che ha scritto un piano triennale. Ma dove sono i risultati concreti? Si premia chi investe nei servizi… o chi investe nelle promesse? Il sospetto cresce, anche alla luce delle vecchie denunce del Codacons sui rapporti economici tra i Comuni e chi assegna le bandiere”, continuano coralmente, in riferimento all’esposto presentato dal Codacons nel 2018 alle Procure di Venezia e Rovigo, all’Anac e all’Antitrust, chiedendo di far luce sui criteri seguiti dall’ente che assegna la certificazione. L’associazione segnalava “rapporti economici, seppur indiretti”, esistenti tra i Comuni cui viene rilasciato il premio e la Fee (Foundation for Environmental Education), che ogni anno promuove le località virtuose. Chiediamo sia fatta chiarezza in merito onde voler scongiurare qualunque opacità e dubbio sulla trasparenza e correttezza di questo riconoscimentoMessina merita servizi veri, non operazioni di facciata. E i cittadini meritano trasparenza, non propaganda. Una Bandiera Blu dovrebbe certificare progressi reali, non coprire l’inerzia amministrativa”, concludono.
Subscribe
Notify of
guest

1 Comment
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
francesco tiano
francesco tiano
24 Maggio 2025 11:38

Se la Bandiera Blu non venisse data alla nostra meravigliosa costa, a chi lo dovrebbero dare? Forse a nessuno. Il nostro mare, le nostre coste, sono sicuramente maltrattate da chi ha amministrato, ma il PD non continui arrecare danno e si guardi indietro ed in casa propria. Gli scempi di questa città dipendono esclusivamente dai partiti, che hanno sempre fatto valere la propria ingordigia