MESSINA. È stato presentato venerdì 12 maggio, presso il Salone degli Specchi del Palazzo dei Leoni, “Fiori di vento” di Lelio Bonaccorso, edito da Edizioni Smasher. Si tratta del primo libro di poesie del fumettista messinese che si è già fatto apprezzare anche in questo nuovo ambito, tanto da essere stato in lizza per il Premio Strega alla prima selezione. “Non ha passato la seconda – ha precisato Bonaccorso – l’ho saputo ieri, ma per me già è una grande soddisfazione così. Mi aveva fatto una certa impressione quando è arrivata la notizia della candidatura, non me lo aspettavo”.

L’incontro è stato moderato dal professor Marco Boncoddo e scandito dalle letture a cura dell’associazione Terremoti di Carta e di Gianni Di Giacomo e Alessandro Carrozza.

L’avvocato Anna Maria Tripodo, dirigente della I Direzione “Servizi Generali e politiche di sviluppo Economico e culturale”, ha introdotto il tutto sottolineando la natura sfaccettata di un artista come Lelio Bonaccorso che scrivendo poesie non contraddice affatto il suo essere fumettista: “fare il fumettista e fare il poeta non sono in contrasto, sono modi diversi di trasformare e trasmettere emozioni”.
“Per chi lo conosce – ha aggiunto Boncoddo – non è affatto una sorpresa. È un artista a 360° ed è un orgoglio per Messina e tutti i messinesi, anche per come ha sempre portato alla luce la storia e i fasti della città.”

“Quando qualcuno ti conosce in una certa maniera – ha spiegato poi l’autore – si fa un’idea precisa di te e di quello che farai, ma in realtà l’arte è qualcosa che non conosce un limite o un confine, conosce forme diverse di espressione”.
Così Bonaccorso passa con meastria dai fumetti di intrattenimento al graphic journalism, dalle graphic novel storiche alla poesia.
Anche se quest’ultima, ha ammesso, era nata per restare privata: “Per quanto mi riguarda è stato un modo di fissare delle emozioni. La mia compagna mi ha spinto a pubblicarle, dicendomi che potevano essere utili e belle per qualcuno. E infondo l’arte serve a metterci in comunicazione con tutto quello che ci circonda e di conseguenza anche tra di noi. L’arte, per come la vedo io, deve avere l’aspetto piacevole e al tempo stesso dev’essere utile”.

Una poesia, la sua, incentrata su tre valori che ritiene strettamente legati tra loro: amore, libertà e conoscenza. L’amore è qui inteso nel suo senso più ampio, non solo come amore romantico per una persona, ma anche amore per la propria terra o per i propri ideali, tanto che l’esempio portato è quello di Falcone. “Lui sapeva perfettamente che sarebbe stato ucciso e quello che ha fatto lo ha continuato a fare consapevole di ciò per amore della propria terra, per amore di un’idea”.

“Per me l’amore è la forma di conoscenza suprema perché nel momento in cui apriamo il nostro cuore, ascoltiamo quello che c’è e la nostra voce interiore, inevitabilmente non facciamo che conoscere parti di noi stessi. L’amore diventa la vera libertà, una libertà interiore, l’unica libertà vera che abbiamo perché su tutto il resto siamo condizionati da noi stessi e dall’esterno.
Amore, libertà e conoscenza secondo me sono connessi e la poesia non fa altro che darti una mano a raccontare questo”.

L’amore per la propria terra è stato un tema centrale dell’incontro e da questo sono nate varie riflessioni e discussioni su Messina.
Bonaccorso ha evidenziato la natura doppia della città che si manifesta in ogni suo mito, ogni sua tradizione e persino nel cibo. “Mangereste mai una mezza con panna mangiando prima la panna e poi la granita? – ha chiesto a quel punto – No, si mischia. Questo significa che noi in questo posto riusciamo a trovare una nostra armonia non nella frammentazione, ma nel mescolare. Se non lo facciamo e creiamo divisione, resteremo sempre fermi”.

Partendo dal titolo del libro, l’autore ha anche spiegato che “ci sono due tipi di persone: ci sono persone che sono come alberi, che viaggiano un po’ ma poi tendenzialmente si fermano in un posto e fanno radici, e ci sono “i fiori di vento” che invece volano nell’aria e sono quelle persone inquiete che girano sempre, non trovano pace fin quando a un certo punto non trovano un posto dove sono serene e diventano delle piantine e crescono. Queste persone hanno modi diversi di esprimersi ma una cosa in comune: la ricerca. Uno cerca in profondità con le radici e l’altro cerca spostandosi. Io sono sempre stato abbastanza inquieto e sono sempre stato in cerca di qualcosa. Sono andato sulle montagne del Sinai, nelle piramidi Maya, sull’Himalaya, cercando ogni volta qualcosa di più straordinario ed emozionante che potesse farmi trovare il senso della vita. Ma mi mancava sempre qualcosa. Alla fine non c’era qualcosa da trovare, perché è in uno stato d’animo che bisogno trovare il proprio equilibrio. Io trovo questo equilibrio quando sono qua, a Messina. Quando sono qui io mi sento in profondità”.

Il suo amore per la città è sempre evidente quando ne parla ed è reso ancora più palese dalla scelta di restare qui, dagli inviti a vivere la città più attivamente e dalle iniziative prese per incentivare incontri culturali in città e creare gli spazi necessari, come ha fatto aprendo, con i colleghi Michela De Domenico, Giuliana La Malfa e Fabio Franchi, l’Officina del sole, dove organizzano periodicamente incontri con artisti.

“Partire è una cosa fondamentale – ha precisato – essere obbligati a partire è la cosa che non va. Sarebbe bello poter ritornare, molti vorrebbero ma non possono. Detto questo, ci sono delle realtà che crescono. La comunità di artisti a Messina sta crescendo e si sta sviluppando bene”.

 

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