MESSINA. Com’è che una campagna elettorale degenere in rissa verbale tra tutti e sette i candidati? E com’è che ce n’è uno che, da solo, praticamente è riuscito a litigare con pressochè tutti? E’ successo nei due estenuanti mesi di una lunghissima e pesante campagna elettorale, in cui ogni giorno qualcuno attaccava qualche altro, con botta e risposta multipli ad ogni ora.

La palma di più belligerante se la merita lui: il soprannome “Scateno” se lo era dato, praticamente, da solo. Sin dagli esordi in politica il refrain, per Cateno De Luca, è stato quello della provocazione, dialettica e non, verso gli avversari. La candidatura a sindaco di Messina era lo scenario ideale per un carattere spigoloso e mai diplomatico.

Archiviati, in una delle sue ospitate radiofoniche, con un “non pervenuti” Pippo Trischitta e Emilia Barrile (nonostante la sua prima “questione” l’ex sindaco di Santa Teresa se la sia presa proprio con Trischitta, addirittura a fine novembre), per il resto dei contendenti non sono mancate accuse e frecciate. Quasi un copione preordinato, una strategia da seguire e da integrare al programma elettorale. Nulla di clamoroso dal punto di vista etico-morale, classico atteggiamento del contemporaneo agone politico.

Il suo bersaglio principale diventa subito il candidato del centrodestra Dino Bramanti: all’inizio qualche punturina, un crescendo di ironie che sfociano nella contromossa dell’ex direttore scientifico del Neurolesi. Bramanti invita De Luca ad una conferenza congiunta, un patto di non belligeranza che durerà solo un paio d’ore. Lo scivolone infelice sui gay di Bramanti è il pretesto, De Luca rilancia con sarcasmo e riapre la contesa. Qualche giorno dopo l’onorevole regionale gioca la carta del detto non detto: incalzato dai giornalisti confessa che il patto era utile per farlo tacere sulle assunzioni alla Neurolesi. Poco dopo arriva la smentita, ma la dichiarazione è video, il contrattacco di Bramanti stavolta passa attraverso le vie legali. La deriva è fisiologica, Bramanti viene tirato dalla giacca in ogni occasione utile. Due confronti pubblici consecutivi esasperano il clima, ancora accuse di conflitto di interessi sulla materia ospedaliera. Da quel momento Bramanti eviterà ulteriori dibattiti aperti. A Bramanti, di frecciate non ne ha risparmiate nemmeno Pippo Trischitta , e in qualche occasione anche Emilia Barrile non ha lesinato a punzecchiare Bramanti, che ha garbatamente risposto, con entrambi i contendenti a tenere bassi i toni della contesa.

Se Bramanti è l’avversario da battere al ballottaggio, ci sono da piegare altri contendenti al primo turno. De Luca calendarizza le sfide e non sono casuali i temi: Renato Accorinti finisce al centro dei suoi attacchi sul tema partecipate, ma già l’estate scorsa De Luca lo aveva preso di mira, sprezzante, in quello che praticamente è stato l’inizio della sua campagna elettorale). Nel programma dell’ex sindaco di Santa Teresa, le partecipate c’è la volontà di liquidarle, facile per lui trasformarle quindi in terreno di contesa. L’assessore uscente Sergio De Cola viene trascinato nella polemica sulle assunzioni all’AMAM, Daniele Ialacqua per la differenziata mai partita. Il tema tram è un altro cavallo di battaglia, viene messo in mezzo anche il direttore generale dell’Atm Giovanni Foti per sottolineare l’inutilità del sistema di trasporto attuale.

Antonio Saitta rimane ai margini, gli attacchi verso l’ex prorettore sono i classici legati al mondo universitario ma non mancano quelli puramente politici. Viene rivangato il passato, il suo essere stato al fianco di Francatonio Genovese tanto da definirlo un “Genovese con la erre moscia”. Non finisce qui: Saitta torna al centro della polemica, questa volta a braccetto con Bramanti. Il terzo soggetto è quello fondamentale: Emilio Fragale viene dipinto come l’uomo capace di intavolare una strategia per portare Saitta al ballottaggio contro Bramanti, unico avversario reputato “abbordabile” per il candidato del centrodestra.

Ultimo in ordine di tempo, anche se le prime frecciatine sono vecchie di settimane, è l’attacco al candidato a cinquestelle Gaetano Sciacca, che ha tentato all’inizio di tenersi fuori dalle polemiche, ma poi ci è stato risucchiato dentro (tirando anche Art.1) Più volte dipinto come “estraneo” al movimento da parte di De Luca, l’ex ingegnere capo del Genio Civile è finito al centro delle polemiche proprio a causa dei suoi precedenti (e attuali) incarichi nella pubblica amministrazione. De Luca segnala come Sciacca si sia auto attribuito il ruolo di Rup per i lavori post alluvione di Giampilieri e Scaletta, consequenzialmente di essersi auto liquidato una somma di 314 mila euro. La risposta? Querela di Sciacca a De Luca che incassa e, in un video su Facebook, dichiara: “Ci vediamo in tribunale”.

 

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