MESSINA. «Nel corso del suo comizio di avvio della campagna elettorale, Federico Basile ha annunciato che l’ex sindaco Cateno De Luca aveva trovato un Comune con 552 milioni di euro di debiti e di averlo lasciato con soli 140 milioni di euro. Una notizia che non corrisponde al vero». Così, in una nota, interviene il candidato sindaco della lista “Messina In Comune”, Gino Sturniolo, che in merito scende nel dettaglio spiegando perché quanto dichiarato dai due esponenti di Sicilia Vera è falso.

«Ciò che Basile chiama debiti è, in realtà, la massa debitoria del Piano di Riequilibrio. Non solo debiti, dunque», spiega Sturniolo, che prima di analizzare le operazioni di Cateno De Luca sulle casse di palazzo Zanca fa un passo indietro per ricordare come erano divisi i 552 milioni di euro:

  • Debiti fuori bilancio (spese effettuate dall’ente senza la necessaria copertura finanziaria): €250 milioni.
  • Debiti delle società partecipate: € 132 milioni.
  • Fondo di rotazione (risorse che lo Stato mette a disposizione per pagare i debiti e che devono essere restituite): € 35 milioni.
  • Disavanzo da riaccertamento (deriva dalla cancellazione di entrate e uscite non più esigibili): € 61 milioni.
  • Fondo rischi (risorse previste a copertura delle mancate entrate): € 74 mil.

«Come fa De Luca ad arrivare a 140 milioni? In primo luogo, toglie dal Piano di Riequilibrio i debiti delle società partecipate (che lui stesso inizialmente aveva aggiunto, pur sapendo di non doverli pagare). Effettivamente, la Corte dei Conti ha rilevato che i debiti di queste non dovevano essere inseriti nel Piano di Riequilibrio – precisa il candidato di “Messina In Comune” – I debiti, però, non “spariscono” nel nulla. Infatti, è la stessa Corte dei Conti a scrivere che il Comune deve prevedere un Fondo dedicato a copertura dei debiti delle controllate. E, d’altronde, è lo stesso De Luca a rispondere alla curatela fallimentare di Messinambiente, asserendo che i risparmi ricavati con le transazioni serviranno anche a pagare i debiti delle partecipate, purché certificate».

«De Luca, poi, toglie dalla massa debitoria i 61 milioni di euro del disavanzo da riaccertamento straordinario, che viene spostato sul bilancio, e riduce il Fondo rischi da 74 a 12 milioni di euro – continua Sturniolo – In questo modo la massa debitoria diventa di € 285 milioni: 250 milioni di debiti e 35 milioni di restituzione del Fondo di rotazione. In sostanza, senza alcun tipo di riduzione concreta dell’indebitamento, De Luca dimezza la massa debitoria. Ma non c’è alcun abbattimento del debito, solo una diversa collocazione dei debiti».

Ma ancora non si è arrivati a 140 milioni di euro: «Secondo quanto scritto nella Relazione di fine mandato, infatti, le transazioni al 50% hanno fruttato un risparmio di poco più di 60 milioni di euro. Attraverso non chiarite operazioni contabili, poi, vengono cassati poco meno di 20 milioni di euro – evidenzia – Dai dati risultanti dalla Relazione di fine mandato emerge, insomma, un risparmio generato dall’attività transattiva con i creditori intrapresa al fine di ridurre il debito, ma l’entità di tale risparmio è molto distante dall’abbattimento del debito sbandierato nel corso del comizio».

«In sintesi, possiamo dire che la riduzione dei debiti che pesano sulle casse di Palazzo Zanca è dovuta solo alle trattative con i creditori. Ciò rappresenta solo una minima parte di quei 552 milioni di euro iniziali. Il resto è autocelebrazione non sostenuta dai fatti. Noi, ai toni trionfali da campagna elettorale rispondiamo con i fatti, le carte e i numeri, che non mentono mai e sono inattaccabili», conclude Sturniolo.

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