MESSINA. Lo scuolabus? Lo paga il Comune. Ma anche le famiglie, in base a quattro scaglioni di tariffe, calcolate a seconda delle fasce di reddito di chi usufruirà del servizio. E’ la decisione arrivata con delibera di giunta di fine agosto, con cui l’amministrazione fa propria una interpretazione della Corte dei conti secondo cui il servizio di scuolabus non può essere qualificato come trasporto pubblico locale, bensì come un servizio pubblico essenziale a garanzia del diritto allo studio, e come tale può essere soggetto a graduazione della tariffa o di gratuità stabilita dall’ente locale, con un minor aggravio a carico dell’utenza. In soldoni, il comune di Messina compartecipa alle spese, il resto dovrà essere pagato da chi utilizza il servizio. Quanto? Il conteggio è stato calcolato in quattro fasce di reddito determinabili in base al modello ISEE relativo all’ultima dichiarazione dei redditi in corso di validità. Chi dichiara da 0 a 4000 euro pagherà dieci euro mensili (ad alunno), da quattromila a diecimila la tariffa sarà di 20 euro, da 10mila a 25mila si corrisponderanno trenta euro, oltre i 25mila, e senza ulteriori tetti, il corrispettivo sarà di 40 euro. Se in un nucleo familiare sono presenti più alunni ad usufruire del servizio, c’è la previsione di una riduzione del 50% della quota di compartecipazione dovuta in base alla corrispondente fascia di reddito di appartenenza del nucleo familiare. Il tutto, però, è subordinato alla sostenibilità economica della “manovra” da parte del Comune: la delibera specifica infatti che “sarà necessario procedere a monitorare le relative entrate, riservandosi di riproporre all’Amministrazione Comunale, eventuali modifiche sugli importi sopra indicati e/o solo nel caso in cui, per il modesto numero di utenti, il servizio risultasse eccessivamente oneroso e anti- economico, valutare la sospensione dello servizio stesso”.

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