Il Pilone di Capo Peloro

 

C’è chi lo ama in maniera viscerale, considerandolo un elemento cardine dello “sguardo” messinese sul mare, e c’è chi lo odia, reputandolo un ecomostro che deturpa il panorama e il litorale. Al di là dei gusti e dei canoni estetici, il Pilone di Torre Faro è indubbiamente uno degli elementi più caratteristici della città, che domina dall’alto della spiaggia di Capo Peloro.

Alto duecentotrentatré metri (4 in più del grattacielo più alto d’Italia), fu progettato dalla Sae a partire dal 1951 e inaugurato il 15 maggio 1956 a più di tremila metri di distanza dal suo gemello calabro, situato sulla sommità della collina di Santa Trada, a 169 metri di altezza sul livello del mare.

Noto a tutti come u Piluni, per decenni ha trasmesso e ricevuto energia elettrica dalla Sicilia al continente grazie a cavi conduttori d’acciaio posizionati a 25 metri di distanza l’uno dall’altro, che furono dismessi nei primi anni ’90. All’indomani della dismissione, il traliccio è stato sottoposto a una totale riverniciatura mentre dal 2006 è stato aperto al pubblico per un paio di stagioni: la visita richiedeva di salire una scala di 2.240 gradini per raggiungere la piattaforma più alta .

Da allora, in attesa del prossimo possibile restyling della struttura, il traliccio versa in stato di semi abbandono, e malgrado le tante boutade da campagna elettorale nessuno dei tanti progetti presentati è andato fino ad ora in porto. Niente “Torre Eiffel” in salsa sicula, niente piattaforma con vista sul mare, niente ristoranti a strapiombo sulla spiaggia, niente visite guidate per attrarre turisti. Nada de nada. Solo un gigantesco e inaccessibile monolite di acciaio che fa capolino nei selfie estivi e nei depliant online.

Mentre il tempo fa il suo corso.

 

 

 

 

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