MESSINA.  “Uno stillicidio nei confronti del Comune di Messina e del sindaco”. È così che Cateno De Luca definisce quanto accaduto nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione della nota (“irrituale”, secondo De Luca) a firma del procuratore Maurizio De Lucia.

«Ognuno deve svolgere i propri compiti e non deve invadere il campo degli altri», commenta il sindaco in merito alla “separazione dei poteri”. «Noi abbiamo sempre prestato leale collaborazione al Tribunale – prosegue – e non permetto a nessuno di metterlo in discussione, ma è necessario rispettare i ruoli».

Tocca poi all’assessore Dafne Musolino, che fa il resoconto dell’incontro di ieri con il procuratore: «Abbiamo avuto un chiarimento sulla nota e sul nostro funzionigramma (in cui c’è un riferimento errato che verrà corretto, ndr), e abbiamo parlato poi del tipo di attività svolta. Non c’è una censura assoluta su quanto fatto dalla Polizia giudiziaria», prosegue, riferendo quindi che è stato affrontato anche il caso delle attività nelle case di prostituzione “da parte del commissario Giovanni Giardina” (e che ai tempi aveva generato diverse polemiche riassunte qui): «Ho riferito che tu (De Luca, ndr) mai hai detto al commissario di svolgere questa attività, né l’ho detto io. Di tutto ciò che viene fatto nei momenti operativi risponde chi lo fa».

«Noi – specifica poco dopo – non siamo sulla strada con la nostra Polizia municipale. Ho chiarito che noi non diamo disposizione su questo tipo di attività». Più volte, però, sindaco e assessore hanno accompagnato i vigili urbani durante i loro “blitz”.

Interviene di nuovo De Luca, che torna sulla questione della nota, “che sa quasi di “avvertimento”: «Se io ho commesso un reato ne rispondo, ma certe cose non le capisco».

Riecco poi il caso degli sciatori, con De Luca che ribadisce ancora di non essere a conoscenza del famoso “elenco”: «Mai mi è stato dato e mai l’ho chiesto». Ma a marzo lo era.

«Io la pubblica reprimenda del procuratore non l’accetto. Sono stato messo alla gogna, hanno creato il mostro De Luca, lo sceriffo che si era fatto la propria Gestapo. Io sono il sindaco e non sono subordinato a nessuno, se non alle leggi e alla filiera della publica amministrazione, in cui non c’è la Procura», continua, facendo riferimento “a tutta una serie di coincidenze e date strane”: «Mi sento minacciato».

Quindi si rivolge a De Lucia: «Questa vicenda le è sfuggita di mano. Siamo stati “mascariati” e delegittimati. Signor procuratore, la differenza fra me e lei è che io vivo, da un punto di vista istituzionale, del consenso della gente. Lei ha scelto la via peggiore per un’invasione di campo che va chiarita. Le modifiche le stiamo facendo e ora vogliamo sapere cosa può fare esattamente la Polizia Municipale, fermo restando che una volta emersa l’ipotesi di reato sempre abbiamo passato la palla alla Procura, quindi non so a cosa sia riferito questo servizio parallelo di cui si parla in modo indegno».

«Mi creda procuratore – conclude De Luca con un insolito tono pacato – non sono io ad avere strumentalizzato lei, ma la stampa ha strumentalizzato lei e il suo gesto, che io non ho accettato. Per questo io non sono venuto a trovarla e non ci verrò. Io mi sento talmente offeso da questa situazione che fino a quando la città non riceverà le pubbliche scuse da parte della Procura, lei non mi vedrà mai nella sua stanza. Lo volevo chiarire perché non vorrei che pensasse che io abbia il minimo timore reverenziale nei suoi confronti. Io ho rispetto per lei in quanto capo della procura, e lei deve avere rispetto per il sindaco di Messina».

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