Cos’hai nel sangue

(Gaia Giovagnoli; Nottetempo, 2022)

Dal sito dell’editore: l’antropologo Spina bussa alla loro porta per un’intervista: così Caterina scopre che sua madre ha un passato rimosso e subito sente che vuole conoscere tutta la verità. Ripercorre dunque le ricerche di Spina su Coragrotta, borgo inquietante e isolato, e in un crescendo di sogni e visioni il rapporto tra una madre malata e una figlia costretta a prendersene cura trova nuovi significati e nuovi misteri. “Cos’hai nel sangue” è un romanzo che insegue il dramma dei rapporti umani e lo unisce al richiamo oscuro verso un’origine, in un filo teso che porterà la figlia a incrociare la sua storia con quella di un intero paese, fra tradizioni nascoste, montagne infestate da spiriti bianchi, magia popolare e terribili maledizioni. E alla fine Caterina scoprirà le ragioni del dolore.

Da leggere perché è bello, nel viaggio alla scoperta di noi stessi, risalire alle tradizioni e all’inconscio collettivi dei nostri luoghi d’origine

 


Vite di animali illustri

(Roberto Kaz; Quodlibet, 2022)

Lo scimpanzé Tião prendeva il Valium per calmare l’agitazione e vitamina C per curarsi dalla tosse. Storie di animali davvero vissuti e che si sono distinti per qualche impresa. Alcuni diventati delle celebrità, come il topo russo andato in orbita e che ha girato 477 volte intorno alla terra, tornando poi applaudito e onorato. Poi i grandi lavoratori, come il malinconico toro da monta Fajado, che copulando ad un ritmo stacanovista con una provetta, ha generato quasi 300mila figli sparsi nel mondo. E poi animali musicisti che suonano il piano da veri maestri; animali artisti, sportivi, randagi, preistorici e finanche di stoffa o di polistirolo. Storie a volte commoventi o piene di umorismo. Sullo sfondo i retroscena umani, con le tipiche truffe, arricchimenti, battaglie ideologiche e così via.

Da leggere per riflettere su quanta poca differenza ci sia tra il mondo che definiamo “animale” e il nostro

 


 

Assurda evidenza

(Francesco d’Isa; Derive e approdi, 2022)

Dal sito dell’editore: Questo libro è il diario di bordo di un viaggio esistenziale e filosofico, che annoda inestricabilmente vita vissuta e vita pensata. Francesco D’Isa ci racconta la propria esperienza di pensiero che spazia in modo originale dalla filosofìa occidentale al pensiero buddhista e Zen, ponendoci domande autenticamente filosofiche e quindi umanissime: perché soffriamo? Cosa esiste davvero? “Credo che esista tutto, compresa la non esistenza di tutto. Credo nell’assurdo e che un’applicazione rigorosa della ragione porti all’autodistruzione della stessa. Di questa convinzione ho sofferto per anni, finché ho capito che era una buona notizia. Il libro che hai in mano è la storia di questo percorso”.

Da leggere per una riflessione esistenzialista sui nostri tempi

 


 

Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride

(Annalisa Metta; Derive e approdi. 2022)

Dal sito dell’editore: In tutti gli immaginari mitologici, fiabeschi o fantascientifici, i mostri sono l’incontro «sovrannaturale» o «contronatura» tra l’umano e il selvatico e sono perciò controversi, paradossali, irriducibili all’unità, alla coerenza, alla semplificazione. Creature divinatorie, i mostri sono fatti di futuro, sono avvertimenti. Anomalie non prevedibili né uniformabili, appaiono perciò disfunzionali. Eppure sono potentissimi, capaci di scardinare l’assuefazione analgesica alla nostalgia e l’ossessione prestazionale per l’efficienza. Il paesaggio è un mostro quando sa infrangere le partizioni e le tassonomie del controllo, superare l’alterità tra urbano e naturale, sovvertire l’isomorfismo dell’habitat umano, sospenderne le sedazioni etiche ed estetiche e turbare con visioni laicamente prodigiose, oltre le religioni dell’ecologia, del «verde» e della naturazione consensuale.

Da leggere perché sarebbe bello avere dei paesaggi “mostruosi” secondo la definizione di Annalisa Metta nella nostra città e non in stricto sensu

 


 

Com’è passato il tempo

(Marco Ferri; Marcos Y Marcos, 2022)

Dal sito dell’editore: Il titolo di questa ampia e tesa auto antologia suggerisce subito due cose: la dimensione temporale come asse portante del libro, e l’escursione linguistica, dal basso del parlato quotidiano ai registri più alti, e sempre tuttavia secchi, esatti, privi di compiacimento. È con questa parola che rifiuta ogni orpello e che si apre alla quotidianità che l’autore attraversa il tempo, o meglio le sue varie declinazioni: il tempo soggettivo (“Clima e affanni, scadenze / sui calendari, questa lima”), quello storico, e l’altro, più vasto e sfuggente, che riguarda il farsi e disfarsi della vita, del pianeta, del cosmo. Nulla tuttavia è disposto lungo un asse ordinato e rassicurante: l’epicentro sarà certo il presente devastato, azzerato nella sua dimensione progettuale e utopica, preso d’assedio dalla mercificazione di ogni cosa. Ma da questo luogo minaccioso e minacciato l’esplorazione della poesia innesca una dialettica non facile tra le varie dimensioni del passato e l’orizzonte a noi murato del futuro, che pure dovrà esistere: “Le speranze e le piccole illusioni / chiudile in una busta e nascondile / nel giardino o in un bunker / per quelli del tremila. / Gli eredi non saranno teneri con te”.
Come è passato il tempo dà conto di un lungo percorso, quarant’anni di ricerca poetica ammirevole, caparbia, silenziosa e ora capace di stupire per la sua intima, coraggiosa coerenza.

Un’ antologia di poesie per riflettere sul tempo che passa e quello che non lasciamo passare mai.

 

 

 

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