Perché non sono nata Coniglio?
(N23; Alegre Edizioni, 2020)
Questo è un libro corale scritto da 23 voci che hanno avuto modo di incrociare durante la propria vita Lydia Franceschi, e che secondo il proprio personalissimo punto di vista, ricompongono la figura straordinaria della protagonista. La vita di Lydia è fatta di scelte coraggiose. Dove è sempre l’amore, la libertà, il senso di giustizia e la voglia di non cedere a facili etichette a prevalere. La vita di Lydia ripercorre tutto il ‘900: nasce in Russia da una coppia italo-russa che aveva sposato gli ideali della rivoluzione comunista: ideali traditi che interrompono la vita della madre giovanissima con un’iniezione letale. Lydia ne porterà il nome per sempre. Il padre Amedeo rientra in Italia con la piccola ma si scontra con il regime fascista. Troverà la morte in famiglia: il cognato, fervente camicia nera, lo ucciderà sotto casa. Lydia rimane orfana a solo sedici anni. E compie la sua prima scelta coraggiosa diventando una giovanissima staffetta partigiana. Il 2 giugno 1946 vota, con le donne, per la prima volta: Repubblica, era il suo sogno. Da adulta diventa insegnante e madre di due figli. Poi preside. Sceglie di occuparsi degli alunni più difficili, degli ultimi, dei disabili, delle condizioni sociali più instabili. Il 23 gennaio 1973 la sua vita si ferma di nuovo. Un proiettile vagante, in dotazione alla polizia, uccide suo figlio Roberto durante una protesta studentesca all’Università di Milano Bicocca. Il colpevole non avrà mai un volto ma Lydia sceglie di battersi in nome della giustizia e inizia il calvario giuridico che durerà più di trent’anni. Grazie al suo coraggio ancora una volta vincerà l’amore con un esempio mirabile perché anche il dolore può essere trasformato in qualcosa di positivo. Il risarcimento economico che sarà riconosciuto alla famiglia per l’enorme perdita di Roberto sarà devoluto alla creazione di una Fondazione, la Fondazione Franceschi, che ancora oggi finanzia tanti giovani ricercatori che si interessano ai temi legati a povertà, disuguaglianza, emarginazione sociale.
Un libro che tutti dovrebbero leggere per far germogliare “il seme di Lydia” dentro di sé.
Un paese di paesi
(Rossano Pazzagli; ETS, 2021)
Dal sito dell’editore: «L’Italia è un Paese di paesi che da Nord a Sud punteggiano il territorio. È l’Italia interna, prevalentemente collinare e montuosa, marginalizzata dallo sviluppo contemporaneo, abbandonata e resa silenziosa dallo spopolamento, una vasta periferia territoriale trascurata dalle politiche, svuotata di funzioni e servizi, ferita nella sua dignità ambientale, sociale e culturale. Partendo dai processi storici che ne hanno causato il declino, il libro cerca di ridare voce a questa Italia ingiustamente definita “minore” e alle sue risorse diffuse, ricchezze e bellezze utili non solo alle comunità locali ma all’intera società, individuando i paesi come nodi nevralgici del patrimonio territoriale e come laboratori di rinascita nell’orizzonte incerto del nostro tempo, reso più cupo dalla pandemia. Dalla dorsale appenninica alle campagne, descrivendo il paesaggio e la società locale, gli scritti qui raccolti mettono a nudo le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato, riportando al centro il territorio e cercando di indicare nuovi sentieri nei paesi antichi».
Da leggere per comprendere l’importanza dei piccoli comuni che costituiscono il tessuto culturale del nostro Paese.
Immigrati italiani in America
(Emily Fogg Mead; Pungitopo, 2021)
Dall’introduzione di Marcello Saja: «Leggere le pagine di Emily Meade è particolarmente interessante non solo sotto il profilo della preziosa testimonianza che fornisce sul piano storico, ma anche e soprattutto per la stretta attualità del fenomeno che interessa l’intera Europa ed il nostro paese in particolare. […] Il lavoro della Meade ha quindi il pregio di condurci per mano quasi naturalmente ad una riflessione sul nodo centrale della odierna questione migratoria».
Da leggere per non dimenticare il destino da migrante che l’Italiano non ha mai perso.
Immagini dall’Italia
(Pavel Muratov; Adelphi, 2021)
Dal sito dell’autore: «Immagini dell’Italia, ha scritto un amico di Muratov, Boris Zajcev, non è un manuale di storia dell’arte: piuttosto, “un libro di iniziazione, di consacrazione all’Italia in quanto categoria dello spirito”, sorretto da una “capacità virtuosistica di sentire l’Italia” – e, aggiungiamo, di restituirla in tono confidenziale al lettore, trasformato in interlocutore e compagno di viaggio. Ne abbiamo la prova soprattutto in questo secondo volume, dove Muratov riesce a comunicarci quel “sentimento di Roma”, simile alla “felicità della giovinezza”, che suscita la presenza vivente dell’antico: così, di fronte ai lauri “quasi umani” che crescono accanto alla Casina Farnese sul Palatino, abbiamo anche noi l’impressione che la metamorfosi di Dafne divenga comprensibile, e che torni a manifestarsi “un mondo perduto di immagini per metà umane e per metà naturali”. A Muratov infatti non importa tanto conoscere il passato, quanto stabilire con esso un contatto, sicché gli sarà propizio, più dei Musei Vaticani o Capitolini dalla sconfortante e cimiteriale magnificenza, il Chiostro di Michelangelo alle Terme di Diocleziano, dove le ombre delle foglie e dei rami che scivolano sui marmi «sono una sorta di trait d’union fra il nostro mondo e l’antico, e la sola cosa che consenta al cuore di riconoscerlo e di credere nella sua vitalità”. Si rivela per questa via la verità segreta delle opere d’arte, e da ultimo quella delle metope di Selinunte: il mito è “rischiaramento del mondo, liberazione dell’essenza spirituale di ogni cosa”».
Da leggere per non dimenticare il destino da migrante che l’Italiano non ha mai perso.
Le italiane
(Aldo Cazzullo; Solferino, 2021)
Dal sito dell’autore: «Sono le donne a custodire l’identità italiana. Partendo da questa convinzione, Aldo Cazzullo rievoca le figure, il carattere e le storie delle italiane che ha conosciuto. Un racconto a più voci che è anche un viaggio dentro l’animo femminile e nella comunità nazionale. Dalle centenarie che hanno fatto l’Italia, come Franca Valeri e Rita Levi Montalcini, alle giovani promesse di oggi, come Chiara Ferragni e Bebe Vio. Donne di potere, come Nilde Iotti e Miuccia Prada, e donne di parola, da Oriana Fallaci a Inge Feltrinelli. Per arrivare a oggi: chi ha salvato l’Italia nell’anno terribile della pandemia? Noi diciamo medici e infermieri, al maschile. Ma non solo la maggioranza delle infermiere sono donne; sono donne la maggioranza dei giovani medici. Neppure il lockdown ha fermato le cassiere dei supermercati, le edicolanti, le poliziotte, le farmaciste, le professoresse che hanno fatto lezione on line, le mamme che hanno lavorato e badato ai figli rimasti a casa, le nonne che hanno corso rischi pur di prendersi cura dei nipoti.In queste pagine si raccontano in prima persona attrici come Monica Bellucci e Stefania Sandrelli, cantanti come Laura Pausini e Gianna Nannini, campionesse dello sport come Valentina Vezzali e Federica Pellegrini. Scrittrici come Dacia Maraini, critiche come Fernanda Pivano, editrici come Elvira Sellerio. Ma compaiono anche figure storiche come Chiara d’Assisi, patriote, partigiane, combattenti. Alcune non ci sono più, altre hanno tutta la vita davanti. Samantha Cristoforetti ha conquistato lo spazio, Nives Meroi l’Himalaya, Sofia Viscardi la Rete. Tante hanno sofferto moltissimo, sia pure in modi diversi: Alda Merini in manicomio, Vittoria Leone nelle stanze del potere, Maria Romana De Gasperi quando il padre era nelle carceri fasciste».
Da leggere per dare la giusta importanza alla presenza femminile nel nostro Paese.