MESSINA. Messina è la città che in Italia spende di più per il soccorso civile: 13,6 euro pro capite, poco meno del doppio della seconda in classifica, Venezia (7,35 euro pro capite) e il triplo della terza (Genova con 4,35). In totale, il comune di Messina ha speso nel 2019 qualche spicciolo meno di tre milioni di euro in interventi per mitigare le conseguenze dei disagi di fenomeni atmosferici o di dissesti.

 

E’ quanto si ricava dall’analisi del bilancio consuntivo 2019 fatta da Openpolis. Si tratta di città che, per motivi diversi ma simili, si sono trovate negli ultimi anni alle prese con inondazioni, frane e allagamenti che a volte si sono rivelate anche tragiche.

Non solo. Messina è da anni la città in cui si spende di più: già dal 2006, la sua spesa pro capite (oggi in leggera discesa) era di gran lunga superiore alle resto delle città: segno che il territorio è fragile e sottoposto agli effetti delle intemperie e di decenni di mancati interventi e di scarso governo del territorio. Episodi che, nel 2009, sono culminati nella tragedia di Giampilieri e Scaletta, che ha provocato 37 morti.

Come si arriva a questa conclusione? Una parte dei bilanci degli enti comunali è dedicata alle spese dell’amministrazione per le attività di protezione civile sul territorio, per la previsione, la prevenzione, il soccorso e il superamento delle emergenze e per fronteggiare le calamità naturali. Questa voce è divisa in due capitoli: il sistema di protezione civile e gli interventi a seguito di calamità naturali.

La prima riguarda gli interventi di protezione civile sul territorio, ma anche la previsione, prevenzione e superamento delle emergenze. Comprende le spese a sostegno del volontariato nel settore, ma anche la programmazione e il monitoraggio. Gli “interventi a seguito di calamità naturali”, invece, includono le spese volte a fronteggiare calamità già avvenute, comprese le sovvenzioni, gli aiuti e i contributi per il ripristino delle infrastrutture, e del patrimonio artistico e culturale Questa voce comprende gli oneri derivanti dalle gestioni commissariali, ma non gli indennizzi per il settore agricolo provato dalle calamità.

Messina primeggia, stavolta per un distacco abissale (quasi quattro volte in più della seconda classificata, sempre Venezia), per spese di Protezione civile. Questo si evince dal bilancio consuntivo del 2017, e ha una spiegazione: nella voce relativa alla spesa per attività di protezione civile, nel documento contabile di quell’anno erano inclusi interventi di prevenzione e lotta agli incendi sul territorio. Proprio all’inizio dell’estate del 2017, a luglio, le colline di Messina sono state devastate da una serie impressionante di incendi.

 

(grafici e dati: fonte Openpolis)

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