MESSINA. La temperatura, in consiglio comunale che oggi sarà impegnato nell’approvazione del bilancio di previsione 2021, sta arrivando al calor bianco, complice anche la chiamata in causa della family card da parte del sindaco dimissionario Cateno De Luca, che ha affermato di non poter procedere col rinnovo dei “ristori” (la family card, ma anche le esenzioni ztl, i contributi alle aziende, i rimborsi acqua e luce) in mancanza di bilancio approvato.

A prendere la palla al balzo è stata la sindacalista Clara Crocè, in risposta al vicepresidente del consiglio Nino Interdonato (che aveva affermato che le famiglie messinesi avrebbero sacrificato “ben volentieri 24h di tempo in più per avere riattivata la Family card” per beneficiare di altri fondi introdotto dal consiglio comunale con emendamenti da apporre al bilancio): la sindacalista aveva comunicato che sarebbe stata sospesa la family card e invitato i beneficiari a rivolgersi ai consiglieri, che “sicuramente offriranno qualche cena o pranzo solidale“. Affermazioni alle quali Interdonato ed il presidente Claudio Cardile hanno reagito con un esposto alla Digos.

Ma come stanno le cose in effetti? La misura di sostegno economico è sospesa o no? Prima un passo indietro.

La family card fa parte del pacchetto di manovre economiche di sostegno a cittadini e imprese messe in campo dal comune di Messina per fronteggiare i danni derivati dall’emergenza coronavirus. In totale si tratta di 62 milioni e 800mila euro inseriti già a metà novembre nel riassestamento di bilancio del 2020, con una preponderante parte di fondi extracomunali (statali, regionali e comunitari provenienti da progetti da rimodulare, quindi Pon Metro, Pon Inclusione, decreto Ristori, Pal Povertà, Agenda urbana e legge 328 e), per un importo di poco meno di 48 milioni di euro. Nove arrivano dal “fondo perequativo”, un capitolo di spesa riempito dal governo nazionale, destinato ai territori con ridotte capacità contributive, le cui risorse sono ripartite tra i comuni e assegnate dalla Regione. I fondi di provenienza comunale sono una somma residuale, 5,8 milioni: un milione e mezzo già dotato di copertura in bilancio, 4,4 da coprire con variazione (perchè destinati ad altro o ancora non assegnati). Le somme derivano dalla delibera di giunta 570 del 25 ottobre, e dall’aggegato “riepilogativo aiuti anti covid in riequilibrio bilancio”

Tecnicamente, quindi, sono somme di cui il Comune di Messina potrebbe disporre senza passare dal bilancio, già inserite in capitoli di spesa. Una circostanza che il ragioniere generale Antonino Cama ha chiarito rispondendo a una domanda del consigliere di Ora Sicilia Salvatore Sorbello che aveva un dubbio sul fatto che fosse necessario inserire i ristori nel previsionale. “Teoricamente una delibera a parte poteva essere fatta, ma le somme devono essere iscritte nei conti come le altre. Si doveva fare prima però, ora non possono più essere a parte”, ha spiegato Cama.

Il fatto di inserire direttamente le somme nel previsionale è stata una valutazione pure corretta dal punto di vista contabile (non ci sarà bisogno di una successiva manovra di riequilibrio di bilancio), ma comunque una scelta politica, che non preclude che le somme possano essere comunque impegnate anche se non si è ancora votato il previsionale.

Tra l”altro, tecnicamente, quando un bilancio non è approvato, ovviamente non si fermano i servizi resi dal Comune di Messina, che in assenza di previsionale agisce in “dodicesimi”, dividendo per dodici mensilità le spese presunte, e continuando ad amministrare: era la prassi, per esempio, quando i bilanci di previsione venivano approvati a giugno, a fine estate, o addirittura l’ultimo giorno dell’anno. Lo spiega chiaramente l’articolo 163, comma 1 del Tuel, il testo unico degli enti locali, che illustra come “nel corso della gestione provvisoria l’ente può disporre pagamenti solo per l’assolvimento delle obbligazioni già assunte“.

Che la family card, così come le altre misure, possano essere erogate senza necessariamente l’approvazione del previsionale, lo hanno sostenuto con forza sia Cristina Cannistrà del Movimento 5 stelle, che Piero La Tona di Sicilia Futura. “Inserire i ristori nel bilancio serve al Sindaco per spingere il Consiglio al voto di un atto che al suo interno ha la programmazione di tre anni di amministrazione, non curante dei ritardi causati nell’erogazione dei contributi emergenziali. Dire che le responsabilità della non erogazione della family card è attribuibile al Consiglio è falso e strumentale”, ha spiegato la consigliera pentastellata, a cui ha fatto eco l’esponente di Sicilia Futura, secondo cui gran parte dei fondi per i ristori “sono già comunque coperti con la variazione di bilancio del 23 novembre 2020”

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