MESSINA. “Pronti a ripartire con la consapevolezza dei nostri errori e dei nostri limiti”, ma nessuna rivoluzione. L’autocritica di Cateno De Luca, dopo il risultato delle europee (flop a livello nazionale, messo all’angolo e quasi irrilevante in Sicilia, in leggera flessione in provincia, ancora fortissimo in città), che doveva essere montagna, come nelle minacce dello stesso De Luca di due mesi fa, ha partorito il topolino.

Il dato delle europee è politico, non amministrativo. Sud chiama nord è un fenomeno che viene percepito in una dimensione amministrativa e regionale, come aveva pronosticato l’istituto di sondaggio Piepoli”, ha spiegato il sindaco di Taormina mettendo le mani avanti, e per confermare la sua lettura, De Luca ha messo a paragone le politiche di settembre 2022 e le europee di due settimane fa, in cui nel capoluogo, nella zona ionica e al confine con la provincia catanese ha più o meno confermato i voti, mentre si è ritirato nella zona tirrenica (10 punti percentuali in meno), ed è crollato nei Nebrodi (“capita quando c’è una candidatura avversaria forte”, ha riconosciuto) e nelle Eolie. “Mi aspettavo il doppio a livello nazionale e il doppio a livello regionale”, ha infineammesso, sottolineando la curiosità di “essere primi in Val d’Aosta”, immediatamente prima di calcolare che “a livello nazionale siamo passati dallo 0,89 all’1,34%”.

Il De Luca accomodante viene accantonato in favore del De Luca barricadero quando parla della revisione dell’azione amministrativa: “Messina è sotto assedio, è il bersaglio dell’azione politica, per affossare il progetto di De Luca bisogna affossare Messina“, esordisce. “Non è pensabile che ci siano strutture della Regione Siciliana che remano contro”. Quali sono? Per esempio la Città del Ragazzo, spiega De Luca: “Non ho apprezzato l’ostruzionismo da parte del Genio Civile, con un ritardo di un anno nell’appalto, risolto solo davanti al Prefetto. Lo stesso per quanto riguarda i rendiconti dei fondi regionali, per esempio Agenda Urbana, per cui abbiamo rischiato il definanziamento. Lo stesso per quanto riguarda i Fondi di sviluppo e coesione”.

Una stoccata a Nino Germanà, mai nominato: “Chi ha fatto campagna elettorale sul ponte ha fallito, anche questo è un dato che non può essere taciuto. Messina non ha avuto neanche il 20% dei FSC di Catania e Palermo perchè mi si è detto che nel calcolo dobbiamo mettere i fondi per il ponte, e non è nemmeno corretto che lo debba pagare la Sicilia. E’ opera strategica? Lo paghi lo Stato. O l’Unione Europea”.

Chi, anche sulla scorta delle dichiarazioni di campagna elettorale, si aspettava un’epurazione politica e amministrativa a Messina, è destinato a rimanere deluso, anche perchè il risultato alle urne ha premiato l’impegno di assessori, consiglieri e consigli d’amministrazione delle partecipate. E quindi è tutto rimandato. “La valutazione non sarà basata su chi ha portato più o meno voti, ma su chi ha svolto il suo compito più o meno bene”, ha annunciato De Luca. Come? “Controllo di gestione e della performance. Abbiamo deciso di fare una ricognizione definitiva, assessore per assessore e partecipata per partecipata, i cui ruoli apicali scadono tra dieci mesi. Sono io il primo a interrogarmi su alcuni procedimenti portati avanti dalle partecipate, soggetto attuativo di un indirizzo politico. Si costruirà una metodologia per capire se l’indirizzo politico è stato portato avanti nei tempi e nei modi consoni, e capire che chi doveva accorgersene l’ha fatto o no. Il rinnovo delle partecipate parte da questa disamina. Per intenderci – precisa, anche polemicamente – non è possibile che l’assessore non sappia cosa fanno le partecipate, e che le partecipate facciano qualcosa di diverso da quello che dice l’assessore”. E qualche indizio l’ha già dato. “Non ho digerito la questione del parco Aldo Moro, e anche la questione dell’acqua”, per la quale ha ribaltato le responsabilità sulla Regione.

Tutto rimandato, insomma. Uno scenario sul quale De Luca ha comunque proiettato la sua ingombrante ombra, annunciando (o minacciando) una sua più assidua presenza a Messina, come “esperto a titolo gratuito”, ha scherzato, ma nemmeno tanto. “L’assedio a Messina è colpa mia, è stato fatto per colpire me, e io non posso fare pagare alla città questo prezzo. Se la mia presenza può mettere in condizione il sindaco di fare qualcosa meglio e più in fretta, tanto meglio”. Di fronte a lui, il sindaco Federico Basile annuisce convinto. Tra i due la sintonia è totale, apparentemente. Con molti altri della sua squadra, invece, la freddezza di De Luca è palpabile. E per qualcuno è iniziato il conto alla rovescia.

 

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