Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Alessandro Tinaglia, architetto, ex candidato a sindaco durante le amministrative del 2013, sul ponte sullo Stretto, le infrastrutture nel Mezzogiorno e il recovery fund, in risposta ad un “pezzo” del nostro abituale blogger, l’antropologo Sergio Todesco.

Ho letto l’intervento di Sergio Todesco e devo ammettere che devo fargli i miei complimenti perché credevo fosse impossibile riuscire a riassumere e mettere assieme in un pezzo così sintetico tanta falsità, retorica e miopia. Todesco, ma come lui quasi tutti i cosiddetti “nopontisti”, non hanno idea di quale fossero contenuti ed obiettivi della manifestazione a Piazza Unione Europea dello scorso 31 luglio. Loro sono contrari a prescindere ed ideologicamente attaccano preparandosi alla nuova “guerra santa”. E tutto, a quanto pare, anche quando l’argomento non è la costruzione del Ponte sullo Stretto. O meglio quando l’obiettivo dell’iniziativa era e rimane quello di rivendicare e verificare che venga mantenuto l’impegno preso dal Governo, il 25 luglio scorso tramite la Ministra De Micheli, di portare la clausola della percentuale delle somme da investire al Sud dal 34% al 40% dei 209 miliardi di euro del recovey fund e del Mes.

Per quanto relativo al Recovery fund rilevo, per conto mio e del comitato scientifico, che il piano #italiaveloce prodotto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che viene considerato proprio dalla Ministra De Micheli come l’occasione per una nuova stagione di pianificazione strategica delle infrastrutture e dei trasporti è, con una lista di 130 opere prioritarie e strategiche, la base del Recoveryplan sulla quale il Governo sta lavorando per definire la strategia per l’impiego dei 209 miliardi di euro garantiti col Recovery fund.

Esiste, però, nel documento ministeriale una evidente contraddizione tra l’analisi completa degli strumenti strategici transnazionali e la scelta della strategia e delle infrastrutture da realizzare operata dal piano. Tali opere infatti non costruiscono un quadro dello sviluppo possibile del Paese coerente con gli scenari strategici di sviluppo transnazionale sia in termini di impegno di spesa che di valore strategico degli interventi previsti e, al contempo, non hanno la forza di realizzare quella perequazione infrastrutturale nel Meridione più volte sollecitata e richiamata dall’Unione Europea. A conferma di ciò basti pensare che tra le predette opere prioritarie e strategiche è stata inserita in Sicilia quella che è stata definita pubblicamente “alta velocità” ma che in realtà non è altro che la realizzazione del doppio binario (velocità massima di 160 km/h anziché di 350 km/h) sulla linea Palermo – Catania e Catania – Messina; progetto già finanziato dal Governo Monti nel febbraio 2013. Altro esempio ed identiche considerazioni anche perla Caltanissetta – Agrigento o la Vittoria – Comiso o la Libertinia – Licodia individuate, incredibilmente, come assi stradali strategici per lo sviluppo della Sicilia. Eppure dopo la brillante opera di mediazione portata a compimento dal Governo Italiano sui Recovery fund e gli ingenti impegni assunti dall’Unione Europea nei confronti del nostro Paese, appare evidente che i progetti e i piani che saranno presentati dal Governo dovranno essere coerenti con le priorità europee e con le raccomandazioni che la commissione invia ai Paesi.

Per tale ragione, tramite la lettera aperta, si è chiesto al Governo nazionale di assumere un preciso impegno replicando il “modello Genova” e nominando “Commissari” per ogni grande opera, o sistema di infrastrutture, in modo da velocizzare, sia in fase progettuale che esecutiva, l’attuazione proprio di quegli interventi infrastrutturali già individuati come strategici dal nostro Paese di concerto con la Commissione Europea. Il riferimento è al completamento ed alla realizzazione delle “infrastrutture sostenibili” previste nei quattro Corridoi della Rete transeuropea di trasporto (TEN-T) che attraversano l’Italia(Scandinavo Mediterraneo,Adriatico Baltico, Mediterraneo e Reno Alpino).

 

In particolare l’obiettivo del corridoio Scandinavo Mediterraneo (Helsinki – La Valletta ex Berlino – Palermo) è quello di riportare l’Europa, tramite il nostro Paese, al centro del Mediterraneo attuando una perequazione infrastrutturale capace di dare finalmente pari opportunità e dignità a tutti i territori del Sud. Per farlo vanno “semplicemente” completate, dove già avviate, o interamente realizzate in tutto il territorio nazionale “contemporaneamente” le seguenti infrastrutture al servizio dei quattro corridoi:

 AV/AC (da Augusta fino ai confini con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia);

Attraversamento stabile dello Stretto di Messina (Ponte);

ZES ed i necessari adeguamenti delle quindici AdSP (Autorità di Sistema Portuale);

Rafforzamento ed integrazione dei sistemi aeroportuali esistenti;

Digitalizzazione e Banda Larga.

 In questo scenario è quindi inevitabile parlare di collegamento stabile (Ponte sullo Stretto) tra la Sicilia e l’Europa poiché si tratta di un pezzo fondamentale di una visione strategica transnazionale che mira a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 “connettendo” e modernizzando il Paese nel campo delle infrastrutture sostenibili, in quello della digitalizzazione e dando una concreta opportunità di crescita e rilancio a tutto il Meridione.

L’obiettivo Europeo ed ovviamente del Meridione è, tramite il corridoio Scandinavo Mediterraneo, quello di tramutare la Sicilia e la Calabria nelle principali porte di accesso del Mediterraneo per il continente Europeo e nei fatti anche il principale competitor di Rotterdam, primo porto Europeo per traffici mercantili. Di seguito, facendo riferimento esclusivamente alla quota parte di risorse alle quali hanno diritto percentualmente Sicilia e Calabria, si riporta una stima degli impegni finanziari legati ai succitati interventi (21, 6 miliardi di euro) cui si sommano disponibilità per circa 7 miliardi di euro per ulteriori interventi oltre la quota di finanziamenti vincolati del Mes pari a circa 5 miliardi di euro per un totale di 33,6 miliardi di euro:

Per quanto sin qui richiamato ed argomentato il tema quindi non è certamente localistico e non può certo riguardare le file in panoramica (non ci sono parole!). Il tema è semplicemente legato alla costruzione di infrastrutture che ci colleghino all’Europa. Il tema è la possibilità di dare ossigeno ad un posto che non è morto ma peggio perchè si avvia alla putrefazione. Il tema è la visione concreta di un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale.

La cosa, comunque, che lascia più basiti però è che gli “oppositori a prescindere” (non è un caso che in gran parte gli oppositori siano miracolati dallo stipendio pubblico) parlino come se qui andasse tutto bene e se potessimo permetterci di fare gli schizzinosi valutando se combattere perché tali risorse (pari a circa 8 manovre finanziarie) vengano spese in Sicilia e Calabria. E’ come se le cose che propongono, anche condivisibili ma al contrario di ciò che convintamente sostengono assolutamente marginali ed accessorie in termini di sviluppo, siano capaci di rianimare questo territorio. Ciò che Todesco classifica, con atteggiamento non certamente democratico, come il male assoluto parlando della manifestazione del 31 luglio non sarà, è vero, la composizione di uno schieramento omogeneo (per fortuna) che andrebbe rispettato perché pone questioni serie sullo sviluppo del territorio e sul futuro nostro e delle generazioni future. Che nel 2020 Todesco, Signorino ed altri ripropongano i medesimi impalpabili temi di 20 anni fa da la misura del valore della loro opposizione preconcetta. L’esempio è dato dal fatto che continuano a parlare solo del Ponte e lo fanno provando a stimolare la paura di chi ha interessi particolari come chi è proprietario di case da espropriare o chi perderà più tempo ad andare a lavorare a causa dei cantieri (iccommentabile!!!). Miopia ed egoismo mascherati da tutori del deserto economico e sociale attuale. Mi auguro, onestamente, che questi Signori siano al corrente del fatto che dicono cose inesatte perchè se così non fosse allora sono davvero impreparati. Impreparati quanto Roberto Cateno De Luca che, mentre scappa rifiutando un confronto pubblico col sottoscritto anche su questi temi certificando il suo fallimento amministrativo, dimostra altrettanta disconoscenza del tema e degli obiettivi che la manifestazione e la lettera aperta del 31 luglio scorso si prefiggono di raggiungere.

È un momento storico e l’occasione è troppo importante per perdere tempo in ragionamenti egoistici ed autolesionistici quando non sono dettati da vera e propria malafede. In gioco ci sono il futuro nostro e dei nostri figli. Il tema restano quindi le infrastrutture (non il Ponte!!) ed il fronte unico e trasversale che ha accompagnato silenziosamente tutti i manifestanti. Ora servono i fatti. Ogni politico e personaggio che ha ruoli di responsabilità deve fare scelte chiare e dire se vuole sottoscrivere la lettera aperta impegnandosi perché almeno 83,6 dei 209 miliardi di euro del recovery fund vadano al Mezzogiorno. Chi pensa di poter fare la politica delle mezze parole e dei mezzi impegni ad orologeria non serve. Serve piuttosto l’aiuto di tutti quelli che vogliono remare nella stessa direzione, evitando sceneggiate e personalismi.

Niente sconti ad alcuno!!

 

Sottoscrivi la lettera aperta:      http://chng.it/GQScyPgG

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