Uno spettro si aggira per Messina. Lo spettro del Ponte sullo Stretto.

A questo spettro sono affezionate tutte le potenze della vecchia politica, alleatesi in una santa battuta di caccia contro chi crede che questo spettro sia una boiata pazzesca: Forza Italia e Fratelli d’Italia, Lega e UDC, Italia Viva e una serie impressionante di schegge impazzite dell’antica Balena Bianca.

I nomi? Sono legione. Tra Musumeci e De Luca (il Cateno nostrano, non il De Luca campano) si dipana una sfilza impressionante di politici, architetti, urbanisti, ingegneri, geografi, docenti e non docenti universitari, gente trombata dalla politica e gente che dalla politica si aspetta qualcosa, giovanotti rampanti e suffragette stagionate, (c’è anche qualche salumiere e un paio di portieri d’albergo), tutti a dire che il Ponte s’ha da fare, specialmente adesso che dall’Europa stanno per arrivare i soldi, piccioli a tinchitè, duecentonove miliarduzzi parte dei quali destinati al Mezzogiorno.

E vuoi che su questa manciugghia non ci si buttino tutti a pesce?

E allora dai, facciamo a gara a chi riprende per primo quegli incomprensibili progetti strategici che paiono mutuati da Risiko, fatti di corridoi, anditi, sottopassaggi, strade maestre, assi privilegiati che tutti portano alla Sicilia, la quale pare esser diventata Samarcanda, il centro e il culmine di ogni flusso commerciale.

Ho già in passato osservato (quiche alla “realtà” di un Ponte sullo Stretto (per cento e una ragione irrealizzabile) si sia da sempre sovrapposta la sua “retorica”, ossia il perenne cazzeggio che ha consentito a tanti, tantissimi “esperti” di dare aria alla propria bocca, e a pochi, pochissimi furbetti di pompare miliardi allo Stato Italiano, ossia a noi tutti.

Dite che il Ponte è fattibile? Provate a pensare quello che comporterebbe, diciamo per quattro o cinque anni, il solo movimento di terra e il trasporto dei materiali. Siete disposti a vedere scorrere file interminabili di Tir sulla litoranea o sulla Panoramica, mentre voi cercate di raggiungere l’ufficio o di farvi una passeggiata in centro? Un Ponte di 3600 metri in una delle aree più sismiche del pianeta. Se non siete in mala fede per avidità di bisinissi siete fuori di testa, o state semplicemente – come spesso usa da noi in Sicilia – cugghiuniànnu.

Alcuni associano la costruzione del Ponte all’avvento di un improvviso miracoloso progresso civile ed economico. Mai Maria! Il progresso civile ed economico si raggiunge allorquando matura una maggiore consapevolezza della preziosità e intangibilità dei beni comuni, che sono quelli che migliorano la qualità di vita di tutti. Di tutti, non so se mi spiego.

E allora, che fare di quei miliarduzzi che pare stiano per capitarci tra capo e collo?

Io qualche modesta idea ce l’avrei. Provo a scodellarne qualcuna:

a- Messa in sicurezza totale del territorio, evitando in tal modo quelle sciagure a orologeria che puntualmente si abbattono sulle comunità locali, mentre puntualmente i politici di turno fanno gli scecchi nel lenzuolo e maledicono la sorte ria e perversa;
b- Messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici e di tutti gli edifici pubblici, che hanno spesso raggiunto condizioni di fatiscenza e pericolosità indecorose;
c- Ampliamento e completamento delle reti viaria e ferroviaria siciliane fino a farle giungere perlomeno ai livelli di quelle del Nord. Forse in tal modo si arresterebbe in parte lo spopolamento di pezzi sparsi di territorio che diventano sempre più soggetti a desertificazione;
d- Istituzione di nuovi sistemi di turismo culturale che sottraggano i nostri beni al rango di merci (quali sono percepiti, e diventano di fatto, in questo momento) e li restituiscano alla loro reale natura di risorse, opportunità di sviluppo, marcatori identitari. Come si fa? Beh, intanto predisponendo molteplici sistemi reticolari di tipo eco-museale, restituendo alle comunità la consapevolezza del valore di quanto le circonda e promuovendo modalità di fruizione rivolta non più a turisti mordiefuggi ma a viaggiatori ben disposti a farsi coinvolgere in forme di turismo relazionale, di accoglienza, tarato secondo logiche stagionali in grado di raggiungere ogni tipologia di utenza;
e- Lavorare al progetto di far riconoscere lo Stretto quale Patrimonio Unesco dell’Umanità. Allora i turisti li vedreste a miriadi!
f- Attivazione di Musei, Biblioteche, Centri Sociali, luoghi di confronto tra le persone valevoli a riscattarle dal ruolo passivo di utenti controllati a vista dai propri televisori;
g- Cultura, cultura, cultura. Libri, teatro, musica, cinema portati dappertutto, a cominciare dalle periferie, laddove si annida il principale serbatoio dei populismi che hanno bisogno di seguaci e non di cittadini liberi e consapevoli.
h- (Tra parentesi, tutte queste cose producono posti di lavoro, in misura infinitamente maggiore di quelli strombazzati per la costruzione della bruttura cosmica).

Vi pare poco, a confronto di alcuni milioni di tonnellate di acciaio e cemento utili solo a risparmiare un’ora di tempo (ah, il tempo!) privando questo Stretto di una facies che resiste da migliaia di anni, che ha visto affermarsi e transitare civiltà, flussi mercantili, mitologie e fabulazioni, migrazioni, partenze e ritorni, sogni?

Se ci fosse stato il Ponte non avremmo avuto Horcynus Orca.

Se ci fosse stato il Ponte Ulisse, gli Argonauti, Scilla e Cariddi, Colapesce non ci sarebbero.

Volete farlo davvero? Ma è bene che lo sappiate: NOT IN MY NAME (e chissà nel nome di quanti altri come me).

 

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zosimo
zosimo
12 Agosto 2020 4:10

Considerazioni pienamente condivise e aggiungo: dov’e’ la convenienza economica e sociale di risparmiare (se va bene) 1 ora di trasporto ferroviario e 30 minuti di trasporto veicolare, a fronte di altre 6-7 per raggiungere Roma e almeno 2-3 ore dai principali centri urbani siciliani verso lo Stretto? E spendendo quanti miliardi e aspettando quanti anni (decenni)? Solo follia e speculazione!