MESSINA. È stato definito, a seconda di chi lo ha commentato, un caso anomalo, un pasticcio burocratico, una soap appassionante e persino una parodia a puntate sulla quale farsi quattro risate. L’aggettivo che sembra più appropriato per descrivere il mistero del Giardino di Piazza Cairoli è invece un altro: inquietante. Per via delle tante, troppe, stranezze che ancora non permettono di avere un quadro chiaro (ufficialmente, perché chiunque un’opinione piuttosto vicina alla realtà se l’è fatta) su ciò che è accaduto.

Prima che tutto finisca in farsa (ancora di più, diciamo), è necessario che chi di dovere spieghi a tutta la cittadinanza com’è possibile il Sindaco non fosse a conoscenza del telone e di un canone da pagare e perché le opportune “verifiche delle concessioni per attività ludico ricreative a piazza Cairoli” siano state fatte solo a posteriori. È mai possibile che chi ha autorizzato l’evento non sapesse cosa stava accadendo sotto il suo naso, nella principale piazza della città, in uno degli eventi più importanti dell’anno? E se così fosse, di chi è la responsabilità? Non sono state fornite linee guida agli organizzatori? Gli è stata lasciata carta bianca? Sarebbe importante saperlo, perché il recinto verde e il tendone bianco (che occupa tutta la via di ingresso, da marciapiede a marciapiede, che nella planimetria è indicata come “via di fuga”) gridano ancora vendetta, nonostante il primo sia stato rimosso dopo il fiume di polemiche.

 

Altra questione è quella del “corto circuito” di ieri pomeriggio. È possibile sapere, se di problema tecnico si è trattato, quali sono state le dinamiche e gli interventi effettuati in un’area concepita soprattutto per i bambini? Come si accorda infine tutto ciò con l’annuncio praticamente simultaneo di uno dei rappresentanti di MessinaIncentro, che ha addossato la responsabilità della chiusura (poi rientrata) al consiglio comunale e ai “malumori” della cittadinanza? Qualcuno si prende la briga di spiegare per filo e per segno che cosa è successo in quelle due/tre ore tragicomiche di ieri pomeriggio?

Di questioni in ballo ce ne sono ancora tante altre, dal coinvolgimento mediatico del piccolo Dylan (al punto da rendere necessario un intervento della madre del bambino per smentire che il biglietto c’entri qualcosa con la sua causa), alla contestatissima tariffa di cinque euro per l’ingresso: chi l’ha stabilita? Consultandosi con chi? Come può il Comune imporre (o negoziare) un prezzo stabilito da privati, che si saranno fatti i loro conti per stabilire i 5 euro? Come e chi sopperirà al dimezzamento del ticket? I gestori della Albalux ne erano a conoscenza o lo hanno appreso solo in seguito dai social? E il fantomatico cortocircuito immediatamente dopo l’annuncio (sempre sui social) dell’ulteriore abbattimento a 2 euro del biglietto è una coincidenza? E gli sponsor, di tutto ‘sto bordellino cosa ne pensano? Qualcuno riuscirà a convincerli a tentare la fortuna il prossimo anno, o il prevedibile danno l’immagine li farà contare fino a cento prima di legare il loro marchio ad altre iniziative?

Domande che tutti si sono posti, e che qualcuno, possibilmente di istituzionale, dovrebbe prendersi la briga di spiegare. E non per “cortile” o gossip, come pare diventato costume definire la sacrosanta richiesta di trasparenza quando si tratta di cosa pubblica. E la concessione della piazza principale della città lo è, così come lo è la scelta del Comune di affidare l’organizzazione del Natale ai privati, senza metterci nulla di proprio direttamente, nemmeno soldi. Non per pubblica gogna, o per volontà di colpevolizzare qualcuno (perché è vero che sbaglia solo chi fa qualcosa, mentre chi non fa nulla e punta il dito non sbaglia mai), ma anche solo per evitare che si ripetano gli psicodrammi di questi due giorni.

Apprezzabilmente, il sindaco ha annunciato che spiegherà tutto in una diretta Facebook (sebbene sarebbe preferibile un confronto con la stampa), così come ieri il presidente dell’associazione Messina Incentro Lino Santoro ed il responsabile della Albalux, gestore del Giardino delle luci, hanno mandato un segnale di distensione in un breve video.

Ma non può passare tutto in cavalleria, nel nome dello spirito di Natale. Perché, nella cosa pubblica, i panni sporchi non si possono lavare in famiglia. Nemmeno per sbaglio.

 

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Giovanni
Giovanni
12 Dicembre 2019 7:10

A Messina è meglio non fare niente, perché così vogliono i messinesi.