MESSINA. I primi erano stati, all’inizio di agosto, gli studenti dell’associazione di destra Atreju, che hanno protestato contro la partecipazione massiccia di prorettori, docenti e rettore all’ultimo congresso del Partito Democratico. Una manifestazione goliardica che aveva sollevato polemiche, ma aveva puntato i fari sulla massiccia adesione degli ambienti universitari al tesseramento del Pd: vicinanza culminata un mese fa con l’elezione di Franco De Domenico, che dell’ateneo messinese è direttore generale, all’Ars sotto i colori democratici (e con le voci che danno da più parti per certa la discesa in campo in prima persona del rettore Pietro Navarra per le politiche del 2018).

Oggi, a prendere posizione sulla contiguità tra Pd e Università è il Collettivo Studenti Indipendenti-Link Messina, di orientamento politico diametralmente opposto a quello di Atreju, che il loro malcontento lo affidano ad un comunicato: “L’inaugurazione dell’anno accademico 2017/18 l’Università degli Studi di Messina continua ad essere passerella per gli esponenti del PD: infatti dopo la visita di Matteo Renzi, Claudio De Vincenti, Beatrice Lorenzin, Davide Faraone, Graziano Delrio, adesso è la volta di Marco Minniti. Continuiamo così – si legge nella nota – ad assistere alla politicizzazione dell’Università, che dopo essere diventata porto franco per la sigla del Masterplan, e dopo essersi trasformata in pozzo di voti per l’elezione dei suoi Dirigenti alle più importanti poltrone, diventa adesso luogo di approvazione delle politiche portate avanti dagli attuali governi”.

Al ministro degli Interni Marco Minniti è riservato il passaggio più duro del comunicato: “Volendo analizzare l’operato di quest’ultimo, riteniamo una vera e propria ingiustizia diventata legge, che i Sindaci possano disporre del daspo urbano nei confronti di chiunque, secondo la loro più totale discrezione, sia ritenuto indecoroso, seppur di fatto non commettono alcun reato, criminalizzando così la povertà; riteniamo inaccettabile che un migrante non possa essere più giudicato direttamente da un magistrato, condizione ritenuta da molti non solo incostituzionale (art. 24, diritto alla difesa, art. 111, diritto a un giusto processo) ma anche in contrasto con l’art. 6 della Convenzione Europea sui diritti umani (diritto al contraddittorio)”.

“Non ci sentiamo per nulla rappresentati dalla linea adottata da Unime – conclude il Collettivo – che negli ultimi anni è stata solita accogliere ed avvallare queste politiche anti sociali, per questo abbiamo deciso di non prendere parte alla cerimonia, che in questi anni ha solo sordamente applaudito i rappresentanti di queste”.
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