MESSINA. “La ripresa dei voli Alitalia è stata una vittoria delle città dello Stretto”. La trionfalistica dichiarazione l’ha rilasciata, a mezzo nota stampa, il sindaco di Messina Renato Accorinti, che ha fatto eco ad una esternazione, di contenuto praticamente uguale, del sindaco reggino Giuseppe Falcomatà. Ma è davvero salvo l’aeroporto di Reggio Calabria?

Dipende dalla prospettiva con la quale si guarda la faccenda. A inizio marzo, Alitalia, compagnia di bandiera e principale vettore dal Tito Minniti di Reggio, aveva annunciato l’addio allo scalo: “Gli aerei viaggiano al 76% della capacità, e Alitalia ci rimette cinque milioni all’anno”, aveva spiegato Cramer Bell, amministratore delegato della compagnia. Venerdi, il “dietrofront”: restano due voli, e attualmente solo per il mese di aprile. Uno, verso Roma, in partenza a mezzogiorno, l’altro, per Milano, addirittura alle quattro e mezza di pomeriggio: e anche i “ritorni” sono piazzati in orari discutibili: Milano a Reggio alle 09:40 e da Roma a Reggio alle 14:35. E poi? Poi si vedrà.

La “salvezza”, quindi, sarebbero due voli rimasti, contro i 58 per Roma ed i 14 per Milano (e quattro per Torino) che decollavano e atterravano dall’aeroporto dello Stretto fino a marzo. Nonostante questo, i due sindaci dichiarano “la grande soddisfazione per il raggiungimento di un importantissimo risultato”.  Come si pensa che il “load factor” del 76% lamentato da Bell possa aumentare con i due voli ad orari completamente fuori mercato, che tra l’altro non permettono andata e ritorno in giornata (indispensabili per i viaggi d’affari) e  obbligano a pernottamenti fuori? A Reggio se lo domandano. 

“Un solo volo garantito sulla tratta da Reggio Calabria a Roma o a Milano, con orari improponibili che oltretutto impediscono la possibilità di raggiungere le due città effettuando un viaggio con andata e ritorno in giornata, è un servizio inaccettabile e non paragonabile a quello di nessun altra città metropolitana in Italia”, ha dichiarato in una nota il vice coordinatore di Forza Italia in Calabria Nino Foti, già componente della Commissione Trasporti alla Camera, allineandosi con pressochè tutta la stampa locale, che oscilla tra delusione e rabbia per quella che considerano un’elemosina.

Anche Enzo Cuzzola, assessore al Bilancio di Messina ma reggino di nascita, sul suo profilo Facebook si è lasciato andare ad una considerazione che sa molto di resa, per lui che l’aeroporto dello Stretto l’ha sempre sostenuto come indispensabile per la conurbazione delle due città: “il percorso verso una compagnia aerea interregionale é ormai improcrastinabile”

Perché Reggio Calabria non è più appetibile per la compagnia di bandiera? Dopo il fallimento della Sogas, storica società di gestione dello scalo, alla guida dell’aeroporto dello Stretto è passata la Sacal, che gestisce già l‘impianto di Lamezia. Che negli anni ha “divorato” letteralmente le quote di mercato del Tito Minniti. Nel 2016 lo scalo lametino, globalmente, ha movimentato 17.627 voli e oltre due milioni e mezzo di passeggeri, mentre Reggio nello stesso anno si è fermato ad appena 4.233 voli, che corrispondono a 479.437 utenti.

Nonostante questo, il ministro Graziano Delrio (nel video, sopra)  si dimostra ottimista. Due voli, in attesa che la regione Calabria non darà un segno. “Poi torneremo a regime, sono fiducioso che torneremo ad un numero di voli superiore a prima”, dice Delrio. Ma non spiega come.

 

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