MESSINA. C’è anche un docente messinese fra gli indagati nella vicenda legata a un 28enne (G.R.), accusato di combattere in cambio di un corrispettivo economico al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che, a partire dal 2014, si è sviluppato nel Donbass (Ucraina orientale), tra l’esercito ucraino e truppe filorusse. Si tratta del professore di latino e greco Daniele Macris, a cui è stato notificato un avviso di garanzia e a cui sono stati sequestrati tre computer e tre telefonini dopo una perquisizione dei Ros. L’ipotesi è quella di associazione con finalità di terrorismo o di eversione di ordine democratico e la violazione della convenzione di New York.
«Il nostro assistito respinge ogni addebito in relazione ai fatti contestati e si riserva di chiarire la sua posizione in tempi brevi con la magistratura. Il nostro assistito avrà modo di chiarire che si occupa da tempo di associazioni di aiuto umanitario e con finalità puramente culturali che lo legano a diverse università internazionali comprese quelle ucraine e russe», spiegano alla Gazzetta del Sud Daniele Pagano e Cettina Crupi, legali del docente.
A dicembre del 2018, Lettera Emme aveva scritto un articolo in merito all’inaugurazione in città di un Centro di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Lugansk (QUI tutta la storia).