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MESSINA. È stato ufficialmente firmato il decreto che prevede lo svolgimento in presenza degli esami a partire da giugno. Decisione, adottata dopo una riunione del senato accademico dell’Università degli Studi di Messina, che ha generato non poche polemiche da parte degli studenti (alcuni dei quali hanno anche lanciato una petizione per chiedere la continuazione della modalità blended). Perché il rettore non farà passi indietro? La sua decisione «dà esecuzione alle ultime disposizioni dettate dal decreto legge n. 52 del 2021», spiegavano in un post alcuni studenti.

Le cinque associazioni universitarie che hanno lanciato la petizione (Atreju, Chirone, Gea Universitas, MUST e Sud), però, sostengono una posizione diversa: «Non vi è un obbligo dettato dal Decreto Legge N. 52 pubblicato in data 22 aprile 2021 in Gazzetta Ufficiale, citiamo testualmente l’articolo 4: “Dal 26 aprile 2021 e fino al 31 luglio 2021, nelle zone gialla e arancione, le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza secondo i piani di organizzazione della didattica e delle attività curricolari predisposti nel rispetto di linee guida adottate dal Ministero dell’università e della ricerca. […] Sull’intero territorio nazionale, i medesimi piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari prevedono, salva diversa valutazione delle università, lo svolgimento in presenza degli esami, delle prove e delle sedute di laurea, delle attività di orientamento e di tutorato, delle attività dei laboratori, nonché l’apertura delle biblioteche, delle sale lettura e delle sale studio, tenendo conto anche delle specifiche esigenze formative degli studenti con disabilità e degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento”».

La petizione, lanciata per dimostrare il diffuso malcontento studentesco, ha raccolto quasi seimila firme e queste sono state allegate ad una richiesta congiunta inoltrata al rettore Cuzzocrea nella giornata di ieri con il fine di «fissare un incontro per discutere e ritrattare tale provvedimento».

Dall’altra parte, l’ufficio comunicazione dell’Università ha spiegato che la scelta deriva dopo un confronto (non vincolante) con il Crus (Comitato Regionale Universitario della Sicilia), riportando che «Il rettore non rilascia dichiarazioni e ritiene il decreto una sua posizione. Non è pervenuta alcuna richiesta ufficiale di incontro da queste associazioni. Il rettore aveva già parlato con i rappresentanti in senato. Una di queste associazioni aveva già chiesto di fare i tirocini in presenza, “Atreju”. Questa è una contraddizione: perché i tirocini sì e gli esami no?».

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