MESSINA. È stata presentata lo scorso 5 luglio in conferenza stampa la nuova offerta formativa dell’Università di Messina per l’a.a 2024/2025, durante la quale è emerso l’innalzamento della no tax-area a 28mila euro ISEE. A prendere parola sulla novità proposta dall’ateneo peloritano UDU Messina – Unione degli Universitari. «L’Università, che da tempo sosteniamo abbia fasce di reddito troppo ampie, aumenterà quindi la soglia di esenzione dalle tasse, aumentando però notevolmente anche la contribuzione per le restanti fasce ISEE -si legge in una nota- I dati emersi dalla determinazione del COA, dimostrano un aumento di 500€ rispetto all’anno corrente per chi si trova nella VI fascia (e attualmente vede il pagamento di una somma pari a 2.150€), dunque un importo massimo di 2.634€ e, in aggiunta, l’inserimento di una VII fascia, per via della quale l’importo massimo generale arriverà ad essere di 2.950€. (Un aumento complessivo di quasi 1/3 rispetto all’anno corrente)»
«Riconosciamo l’importanza e il valore aggiunto di una No-tax area più elevata, che consenta a tutti di potersi permettere di studiare fino ai livelli più alti del sistema universitario, ma allo stesso tempo non crediamo che un investimento in questo senso possa essere effettuato e mantenuto tramite la tassazione di studenti e studentesse e famiglie -scrivono da UDU- L’Università di Messina così diventerà una delle più care degli atenei siciliani, noi continuiamo a credere che il diritto allo studio si debba garantire attraverso lo stanziamento strutturale di maggiori fondi pubblici. Con questo nuovo sistema di contribuzione l’Università di Messina estende la no-tax area, come abbiamo chiesto per anni, ma lo fa andando a sottrarre i fondi dalle tasche degli studenti che scelgono di rimanere nella nostra città. Una differenza sostanziale è evidente anche con gli altri atenei siciliani, infatti, ad esempio la soglia massima di contribuzione richiesta presso l’Università di Catania si attesta al di sotto dei 1.700 euro annui. Non possiamo assecondare in silenzio la decisione presa, chiediamo pertanto all’Amministrazione dell’Ateneo messinese non solo di rivedere questa decisione, ma di ripensare il modello di tassazione, applicando un modello maggiormente progressivo e che non aumenti le entrate sulle spalle di famiglie e studenti, bisogna andare verso un modello di Università che si basi sull’accessibilità e la gratuità del proprio percorso formativo»