MESSINA. Sono diversi i messinesi che quest’anno sono riusciti a conquistare un gradino del podio durante il Campionato Europeo di Brazilian Jiu Jitsu, tenutosi a Parigi dal 19 al 27 gennaio scorso. Il Ground Pressure Team Messina, guidato da Enrico Di Luise, si è fatto valere anche all’interno del competitivo ambiente parigino, collezionando medaglie in varie categorie.

Un bronzo arriva da una new entry: il giovane Andrea di Pastena, che fino all’anno scorso ha partecipato a categorie kids, eppure è già riuscito a conquistare il terzo posto nella categoria Juvenile 1 cinture blu.

Doppia medaglia invece per Cettina Quartarone che, già pluricampionessa di categoria, a Parigi ha occupato un primo e un terzo posto. Il bronzo è stato ottenuto nella categoria assoluto, quella, cioè, senza limitazioni di peso. È oro invece nella categoria M3 Cinture blu, in cui la campionessa peloritana è riuscita a battere tutte le avversarie, conquistando la finale contro la francese Aureliè Cecile Fortin.  

Nella categoria Cinture Viola M5 è invece argento per Francesca Lucia che ha raccontato della sua grande passione per il JiuJitsu e di un europeo ricco di forti emozioni e momenti importanti.

 

– Quest’anno il suo team ha raggiunto diversi traguardi, qual è il segreto di questo successo?

La ricetta del successo prevede allenamento costante e molto mirato alle competizioni. Ci alleniamo costantemente, sia con allenamenti ordinari, tre volte a settimana, che con allenamenti agonistici mirati alle competizioni. Ognuno di noi poi integra con attività di preparazione fisica aggiuntiva e in sala pesi. Gli allenamenti agonistici hanno una marcia in più, sia a livello di studio delle tecniche che di preparazione fisica a raggiungere intensità elevata.

 

– È uno sport  che si sta diffondendo, com’è praticarlo a Messina?

Questo è uno sport minore, c’è molto da lavorare a livello nazionale, anche se inizia ad essere più diffuso. La nostra è una realtà abbastanza importante, non è la prima volta che porta a casa medaglie europee ed eravamo l’unica accademia siciliana presente quest’anno.

 

– Da cosa nasce la passione per questo sport?

La passione nasce dalla curiosità e poi resta per quello che il Jiu Jitsu ti dà, a livello fisico, mentale e sociale.

Ho testato direttamente l’efficacia di questo sport nella difesa personale, soprattutto per le donne. Io ho provato anche altre arti marziali in passato, ma questa ha una marcia in più, permette di affrontare un aggressore anche in condizioni di svantaggio. Che sia uno svantaggio fisico, se magari è più alto o più robusto, o uno svantaggio dovuto alla posizione, come ad esempio un’aggressione in macchina o con le spalle al muro, il Jiu Jitsu è più efficace. Questo perché noi studiamo parecchio la lotta a terra. Stare a terra e muoversi a terra sono cose a cui non siamo abituati, le dimentichiamo quando smettiamo di gattonare. Riuscire a lottare con le spalle a terra non è facile, il Brazilian Jiu Jitsu ti dà questa possibilità.

Per questo è anche un’attività che richiede un certo impegno mentale. Devi studiare come uscire da determinate posizioni e soprattutto come affrontare una situazione di stress, come può essere lottare con qualcuno che ti sta addosso.

Riflettere sotto pressione non è facile, è qualcosa che va allenato costantemente, ma poi ti aiuta anche al di fuori dello sport. Ti dà sicurezza e la capacità di affrontare meglio i momenti più impegnativi della vita. Lo vedo soprattutto nei ragazzi più giovani, che magari quando arrivano sono molto timidi, ma poi piano piano acquisiscono molta sicurezza. Da un punto di vista sociale per me è l’arte marziale per eccellenza.

Io in questo sport ho trovato la mia dimensione perché è una cosa che mi stimola tutti i giorni. Non mi annoio mai.

 

– Qual è stato il suo momento preferito di questo europeo? 

Sarebbe più facile dire il momento più brutto. Le emozioni sono tante.

Andare in trasferta è bellissimo, abbiamo visto città stupende, questa volta Parigi, prima a Lisbona. È bello anche l’aspetto del gruppo: si parte insieme e insieme si tifa e si vivono le ansie, l’attesa e le emozioni. L’atmosfera nei palazzetti si sente parecchio. Girando si incontrano tutti i miti del Brazilian Jiu Jitsu.

Ogni gara lascia il ricordo di una grande emozione. A una certa età è più difficile provare emozioni forti come nell’adolescenza, in queste circostanze invece tutte le emozioni sono fortissime, che siano di gioia, di tensione o di liberazione.

Quest’anno pensavo di riuscire a fare di più, ma le avversarie sono toste, gli incontri sono combattuti fino all’ultimo momento.

Il mio momento più bello è stato durante la semifinale. Nasce da quello più brutto in realtà, perché è quando ho manifestato il mio Jiu Jitsu e ho sentito che funzionava. L’incontro era partito malissimo, come non immaginavo potesse partire. Avevo fatto la mia proiezione, sulla quale mi ero allenata tantissimo, e per un attimo sembrava fosse riuscita, invece poi l’avversaria ha reagito velocissimamente e me la sono ritrovata addosso. In quel momento ho pensato fosse finita. Invece poi ho mantenuto la calma e recuperato tutte le mie forze… mentali, più che fisiche. Mi sono detta: “so esattamente quello che devo fare perché lo faccio tutti i giorni, devo avere pazienza.” Così piano piano sono uscita da quella posizione e ho preso punti fino a vincere.

Questa è l’essenza del Jiu Jitsu: non farsi prendere dal panico nei momenti di difficoltà, ragionare e trovare la soluzione. 

 

Poi il racconto della finale: 

L’avversaria che ha vinto in finale, ha vinto di pochissimo ma aveva una marcia in più. Gli stranieri praticano molto spesso Judo da piccoli, quindi hanno una marcia in più nella lotta in piedi. Aver retto nella lotta in piedi con lei è già un successo, poi bisogna riconoscere la superiorità dell’avversaria. Da parte mia ci lavorerò di più, le sconfitte servono a questo.

 

– Qual è il prossimo passo adesso?

Come squadra, sabato partiamo per un’altra gara. Io non partecipo ma vado a seguire i più giovani.

Ogni settimana abbiamo una gara o gli open, quindi andiamo in altre palestre per allenarci con altri ragazzi per poter variare e incontrare avversari diversi.

A fine maggio ci sarà il campionato italiano e sicuramente ci saremo, spero di poter partecipare.

A me piacerebbe anche arbitrare. È più facile gareggiare che arbitrare, perché il regolamento è molto complesso. Lo sto studiando molto e ho già iniziato ad arbitrare a livello locale.

Mi piacerebbe anche poter tenere, un giorno, un corso rivolto soprattutto alle donne di una certa età, alle mamme, perché spesso vedo curiosità ma poi vengono bloccate da varie insicurezze. “Ormai sono grande”, “non ce la faccio”, “non riesco a muovermi”, eccetera… Io stessa affronto certe problematiche ma l’attività fisica in realtà aiuta. Mi piacerebbe che ci provassero prima di pensare di non farcela.

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