MESSINA. A giugno gli architetti messinesi torneranno al voto per rinnovare il consiglio dell’ordine ed eleggere il presidente: ruoli che, da una decina d’anni a questa parte, sono stati particolarmente delicati, nell’occhio del ciclone e pure “movimentati” .

Nell’ultimo decennio, l’ordine degli Architetti si è infatti distinto per una articolata successione di governi segnata dall’instabilità politica dei consigli eletti a rappresentare la categoria, con una netta differenza tra la durata del mandato e la durata della presidenza. Tranne il mandato del 2013-17, infatti, nel quale la presidenza di Giovanni Lazzari ha avuto una durata pari al mandato del consiglio, nel mandato precedente 2009-2013 si sono succeduti Gaetano Montalto (eletto nel 2009 e decaduto nel 2010) e Pino Falzea, per arrivare all’attuale mandato (2017-2021) in cui la presidenza si è alternata tra, di nuovo, Pino Falzea, Antonello Longo, Caterina Sartori e poi ancora Pino Falzea nel giro di pochissimi mesi. Paradossalmente si è passati da consigli degli Ordini che nei decenni precedenti erano presieduti per due o tre mandati successivi dalla stessa persona, (come Emanuele Carrozza e Dario La Fauci), al turbinio di presidenti degli ultimi anni.

Nel frattempo, prima ancora che gli schieramenti inizino a scendere in campo, c’è chi fa sentire le istanze della categoria, seppure “sganciandosi dai consueti limiti delle appartenenze ai gruppi che orientano tutte le elezioni per il rinnovo del Consiglio direttivo”, spiega un documento in cinque punti, scritto da un gruppo di architetti messinesi, “che intende costruire un dibattito su ruoli e strategie degli architetti nella società e nel nostro territorio”. Quali?

Di seguito i temi trattati dal documento (firmato da Andrea Cristelli, Angela Denaro, Giuseppe Fugazzotto, Adriana Galbo, Rosaria Lanfranchi, Flavia La Rocca, Marco Mannino, Luciano Marabello, Giorgio Marchese, Giusy Miragliotta, Francesco Messina, Giuseppe Messina, Marco Messina, Cristina Monari, Renato Romeo, Antonello Russo, Adriana Russo, Gaetano Scarcella, Vittoria Terranova, Giuseppe Vanadia):

  • Un nuovo protagonismo dell’architettura per la ripartenza del sud.

In un Sud impoverito e debole, dentro la trama degli obiettivi individuati dal piano europeo Next Generation EU e attraverso i piani nazionali di ripresa, si declineranno gli obiettivi immateriali e materiali in cui potrà essere strategico il ruolo della cultura del progetto urbano e di architettura. Il progetto urbano e di architettura sono il miglior strumento di riscatto. Il riscatto e la rigenerazione si attuano costruendo spazi per le persone, luoghi della socialità, luoghi pubblici e fruibili, attenzione privilegiata ai sistemi ambientali e connessioni urbane e territoriali.

L’Ordine degli Architetti, in questo scenario, dovrebbe stimolare e rafforzare il perseguimento della qualità del progetto e della competizione delle idee, vera linfa per il miglioramento delle città. Perseguire la qualità promuovendo i concorsi di progettazione in maniera massiva come strumento per dare risposte alle comunità. Promuovere la qualità sui grandi progetti, ma anche nelle piccole opere – scuole, spazi pubblici, giardini, servizi – al fine di approdare ad una bellezza diffusa.

  • Ripensare il territorio della città Metropolitana di Messina.

L’istituzione Ordine Architetti oggi più di ieri dovrà svolgere un ruolo attivo e vigile capace di orientare la discussione interloquendo con autorevolezza ed autonomia con gli attori delle scelte e delle decisioni sui temi della rigenerazione dei contesti urbanizzati, a partire dalla città capoluogo fino a comprendere le conurbazioni ionica e tirrenica e i borghi collinari sparsi. Scommettere e sostenere attraverso contributi, dibattito e la stessa formazione degli iscritti, i temi dell’infrastrutturazione dei territori, nell’ottica di completamento e implementazione dell’esistente. Orientare lo sguardo attivo per il restauro del paesaggio in una dialettica tra tutela, valorizzazione e trasformazione.

  • Nuovo protagonismo nei processi di trasformazione del capoluogo.

Il nuovo Ordine degli Architetti dovrà coordinare, con uno sguardo ampio e al tempo stesso specifico e preciso perché appartenente al territorio, i temi urbani sempre in agenda ma mai portati al goal: attraversamento dello stretto, pianificazioni urbanistiche generali e connessioni con le variegate tipologie di strumenti, piani di settore e di programmazione territoriale ancora in corso, spesso eclissati nell’apparato procedurale.

  • Farsi portavoce delle diverse istanze dei territori della Città Metropolitana.

La città metropolitana, più che un’entità unitaria, va immaginata come sommatoria di più ambiti diversificati ovvero la città di Messina, l’area ionica dei Peloritani, l’asse Taormina-Alcantara, l’area tirrenica e le isole Eolie, l’area dei Nebrodi.

I programmi e i progetti del raddoppio ferroviario Giamplieri-Fiumefreddo non soltanto avvicineranno due città metropolitane ma produrranno anche delle importanti trasformazioni territoriali con la dismissione di 42 km della linea ferroviaria di costa. O ancora la rilevanza del comprensorio Milazzo/Barcellona nel sistema metropolitano e la ricchezza del territorio nebroideo sia come sistema ecologico ma anche per la sua valenza storica e culturale.

  • Rilanciare il ruolo della Fondazione degli Architetti nel Mediterraneo.

Il nuovo Consiglio dovrà farsi carico di proporre un palinsesto di azioni supportate da una linea culturale vivace e innovativa, fornendo mezzi, supporto logistico e personalità di alto profilo alla Fondazione degli Architetti nel Mediterraneo.

Questo servirà a promuovere e divulgare la cultura del progetto e il ruolo dell’architetto, alimentare il dibattito sull’architettura nella città e nel territorio della provincia secondo quelle stesse linee principali già individuate – rigenerazione dei contesti urbanizzati, infrastrutturazione dei territori, restauro del paesaggio.

Si potranno raggiungere questi obiettivi attraverso:

  • la strutturazione di un’Agorà del progetto e dell’innovazione urbana – da localizzarsi preferibilmente attraverso una contrattazione con l’Autorità Portuale dentro uno dei padiglioni della Fiera (esempi della storia del Moderno);
  • la comunicazione del progetto di architettura e di territorio dello Stretto, con l’obiettivo primario dell’offerta di quadri conoscitivi rigorosi da opporre alla frammentazione informativa che investe cittadinanza e portatori di interesse;
  • l’attivazione di laboratori propositivi di idee e progetti che possano coinvolgere gli iscritti e consentire loro un confronto serrato e diretto sui temi del progetto contemporaneo fornendo anche un supporto fattivo alle amministrazioni;

il miglioramento della formazione professionale incentrandola su una programmazione unitaria e una offerta formativa su cui i professionisti all’inizio dei calendari formativi possano costruirsi i differenti profili di interesse e di azione.

Qui per leggere il documento integrale:

Progettare e costruire la ripresa

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