MESSINA. L’ultima, dolorosa chiusura è stata quella del cinema Iris di Ganzirri: e Messina, come sta accadendo in tutta Italia (ma anche nel resto del mondo), perde un’altro storico cinema. L’ennesimo, in una città in cui le sale, nel periodo d’oro, fioccavano, ed erano sempre piene.
C’è stato un tempo, anche “recente”, per chi ha superato i quaranta anni, che, prima di andare al cinema, non ci si affidava a Mymovies, ma ai nomi e cognomi in grassetto che chiudevano le recensioni sui giornali messinesi: Sandro Anastasi, Francesco Tramontana e soprattutto Franco Cicero (tutti della Gazzetta del Sud), Giusi Parisi (Centonove) e Marco Olivieri (l’Isola). Una stagione, quella degli anni Novanta, che già aveva visto scomparire gran parte dei cinema messinesi, ridimensionandone la presenza in un territorio così vasto (Don Orione e Golden a sud e Apollo a nord, dopo la chiusura del Metropol), ma che si nutriva ancora di speranze e qualità grazie al suddetto Don Orione (e il suo Cineforum), alla Saletta Milani, al ripristino del Giardino Corallo, alla riapertura alle famiglie dell’Apollo e alla battaglia condotta dal comitato guidato dal regista Francesco Calogero, che aveva salvato un pezzo del grandioso Nuovo Odeon, la sala più grande e tecnologicamente avanzata della città.
Purtroppo, negli anni successivi, la speranza si è spenta con un epocale, rigido e imprevisto controllo sulla sicurezza, che creò difficoltà a quasi tutte le sale, e con il combinato disposto crisi economica/covid/piattaforme digitali, che ha dato un ulteriore colpo ai cinema messinesi, rimasti comunque aperti grazie alla tenacia di giovani come Francesco Torre (che con il Cineforum Don Orione ha ridato linfa al Lux, colmando il vuoto lasciato dalla Saletta Milani) e di proprietari come Fabrizio La Scala e lo scomparso Gianni Parlagreco, il quale, in tempi critici, addirittura decise di costruire una sala ex novo, poi multisala, accanto allo storico, ma rionale, cinema Iris di Ganzirri (ora Irish Pub).
Allo stato attuale, per contare i locali destinati alle proiezioni bastano le dita di una mano, anche se il numero degli schermi è sufficiente per il fabbisogno cittadino. Di certo, però, ciò che si è persa è la capillarità dei cinema, il loro accendere la magia nei posti più lontani, da Giampilieri (Cinema Italia) a Castanea (Sala Repici), a Grotte (il Grotte) o nelle zone ai margini del centro: lo Star a Minissale, il Corallo (fra via La Farina e via Toscana), il Mariella al Villaggio Aldisio, l’Astoria all’incrocio tra viale Gazzi e via del Santo, l’Orientale a Camaro. D’estate, poi, a far compagnia ai centrali Arena Savio, Giardino Corallo, Moderno, Garden, Trinacria e Aurora (col tetto apribile), si illuminavano il Gloria (nella zona della chiesa di San Pietro e Paolo), il Green Sky a Mortelle e i due Giardino d’estate a Castanea e a Gesso e Salice.
A ricostruire la mappa delle sale messinesi in un arco di tempo che va dal dopoguerra a oggi (con generose parti dedicate anche alla città pre e post terremoto), è stato Pino De Lorenzo con il suo “I Cinematografi a Messina negli ultimi 70 anni”, una sorta di google maps su carta dove ha registrato tutte le sale che hanno arricchito lo Stretto. Un libro dotato di un capillare repertorio fotografico che mette anche un po’ di tristezza, immortalando i luoghi dove prima c’erano i cinema o mostrando gli stessi ormai azzerati dal cambio di destinazione d’uso. Un piccolo volume che incrocia i ricordi personali e la produzione cinematografica dei tempi in forma di racconto, regalando un’immagine nitida dei gusti e delle vocazioni di ogni singola sala, dalla periferia (regno delle terze visioni) allo scintillante centro della Messina che fu. A introdurlo, Nino Genovese, presidente del Cineforum Don Orione, giornalista e storico del cinema, con all’attivo monografie (Febo Mari, L’Orfanella di Messina. Cinema e terremoto, Cineolie. Le Isole Eolie e il cinema) e tantissimi contributi sulla storia della settima arte in città e dei suoi “templi”.
Mito, inglesismi, latinismi, grecismi e richiami alla luce e ai materiali preziosi si declinavano nei nomi dei cinema di Messina, non importa in che zona si trovassero. Così, a Provinciale, a un passo l’uno dall’altro, c’erano l’Ambra e lo Smeraldo mentre, andando verso nord, c’erano il Cristallo (poi divenuto Golden), il Diana, il Quirinetta, l’Orfeo (poi Capitol e precedentemente Moderno), il Garden, il Diana, il Lux, l’Aurora, l’Odeon, l’Apollo, l’Olimpia, il Metropol, L’Excelsior, l’Astra (poi San Carlino, oggi pizzeria “L’Orso”), il Royal (precedentemente Garibaldi e successivamente Romolo Valli come piccola sala) e, infine, i già citati Iris e Green Sky. A fare eccezione, come intitolazione, il Casalini (già Imperiale) in via Santa Cecilia, l’Orione (Don Orione), il Savio, il Gloria e le tre “teste di serie”: il Savoia, il Trinacria e il Peloro.
Niente è servito a salvare le sale storiche, travolte inesorabilmente dalla speculazione edilizia messinese. Non gli interpreti che ne avevano calcato le scene (il meglio della rivista italiana al Savoia, Dario Fo all’Excelsior), né le innovazioni tecnologiche (Garden, Metropol, Odeon), né il valore architettonico o l’assenza di strutture teatrali simili (Trinacria e Peloro). Con la crisi del cinema, in città, gli schermi si sono spenti democraticamente, non distinguendo periferia e centro. E così, ai colpi di ruspa che mietevano alcune delle vittime illustri già citate, si sono aggiunti cambi di destinazione che hanno reso sale storiche dei contenitori “anomali”. Ad esempio il Garden, oggi sala Bingo, l’Odeon (Zara), il Metropol (supermercato), l’Olimpia, trasformato dal suo proprietario, Egidio Bernava, in una birreria (adesso ospita un ristorante cinese) e quell’Aurora (prima discoteca e adesso esercizio commerciale) che era stata l’unica sala in Italia a tributare a “Nuovo cinema Paradiso” il successo dovuto. Altri cinema, come il Golden, piccolo ma elegante, di proprietà di un non messinese, il commendatore Costa, è invece chiuso da tempo, così come chiuso è il Savio, che prima di diventare di prima visione aveva regalato a generazioni di ragazzini la visione sul grande schermo di grandi classici del passato.

IL LIBRO: La storia dei cinema in città dal 1908 ad oggi, con foto, mappe, aneddoti, curiosità e ricostruzioni storiche
Dal numero 8 di LetteraEmme Magazine. In copertina il Metropol in uno scatto di Saro Armone



