Foto di Francesco Algeri

MESSINA. Il grande esodo dalle Isole Eolie, dall’età dell’oro di metà ‘800 fino agli anni ’60 del ‘900, con il boom del turismo e l’arresto del fenomeno migratorio di massa verso l’Australia e le Americhe. Cento anni di sogni, partenze e iniziative imprenditoriali che si intrecciano a doppio mandato con la storia dei Paesi ospitanti, fra malvasia, celebri liquori, cave di pomice, futuri presidenti degli States, mafiosi ante litteram, registi di fama mondiale… e un insetto sbarcato da Brolo che in un giorno infausto del 1888 cambiò per sempre la sorte di Salina e delle “sette sorelle”. Un vero e proprio viaggio nel tempo le cui preziose testimonianze sono raccolte in un museo nel cuore di Malfa, ormai da anni meta obbligata per i tantissimi siciliani di seconda e terza generazione sparsi per il mondo che vogliono conoscere o approfondire la storia dei loro avi.

A ripercorrere le tappe della lunga emigrazione oltre oceano sono la guida turistica Elena Basurto e il professore Marcello Saija, che nei video in basso si soffermano in particolare sul rapporto fra le Eolie e Ellis Island, una piccola isola nel cuore di New York dove, a marzo del 1898, venne fondata la “Mutual Aid Society Isola di Salina”… con l’obiettivo di fronteggiare la “mano nera” e sconfiggere la “reticenza” di un certo Theodore Roosevelt.

 




 

I PIONIERI. A differenza di quanto si possa immaginare, la prima ondata migratoria dalle Eolie fu tutt’altro che un “esodo economico di necessità”. Al contrario, per gran parte dell’ ‘800 le sette isole vissero un momento florido, grazie anche al successo della malvasia di cui si invaghirono i soldati inglesi impegnati a fronteggiare l’avanzata di Napoleone. A beneficiarne è soprattutto Salina, sia dal punto di vista economico (con l’accumulo di una quantità di denaro mai vista) che dal punto di vista “lavorativo”, con il reclutamento di numerosi eoliani sui velieri transoceanici britannici al termine della guerra. E sono proprio i racconti dei marinai in forza sui velieri della grande compagnie di navigazione ad attrarre, negli anni ’70, un primo nucleo di mercanti isolani: imprenditori danarosi di Salina e Lipari che a bordo del veliero “Antonio padre”, ribattezzato “Salina”, decisero di attraversare l’Atlantico e trasferirsi nella Grande Mela per investire le loro cospicue fortune nel nuovo mondo, affermandosi come grossisti o dettaglianti di ortofrutta.

 

La nave a palo “Salina” (1873)

 

Risale invece al 1884 il viaggio della goletta “Unione”, direzione Trieste, dove venne trasportato un grosso quantitativo di vinacce di malvasia destinato alla Stock Spirit Group dell’imprenditore inglese Lionello Stock, che proprio quell’anno aveva avviato la sua prima distilleria nella città giuliana. Ed è proprio grazie all’apporto delle vinacce eoliane che nasce il “Cognac Stock Medicinal”… che a metà del ‘900 sarebbe divenuto il brandy “Stock 84”.

 

 

LA FILLOSSERA. L’emigrazione di massa dalle Eolie ha origine invece nell’ultimo decennio dell”800, ed è determinata principalmente da due fattori: la crisi della commercializzazione della pomice a Lipari dopo un periodo di grande fulgore e l’arrivo della Fillossera, che nel giro di 18 mesi distrusse quasi tutti i vigneti presenti a Salina. Il parassita, scoperto in Francia nel 1865, era giunto in Sicilia ormai da 8 anni, provocando gravissimi danni alle coltivazioni, ma solo nel 1888 riuscì a superare le 23 miglia di distanza fra l’isola madre e Salina, a bordo di un carico di canne infette, determinando una crisi economica e lavorativa senza precedenti. È da questo momento in poi che partire diviene una necessità, con migliaia di isolani che decidono di raggiungere i loro compaesani in America o in Australia, incentivati anche dalla “operosità” dei tanti agenti e subagenti che riuscirono ad attrarre oltre oceano i tanti emigranti che non avevano la possibilità di comprarsi il biglietto, prapagato e recapitato direttamente in Sicilia  in cambio di una quota parte del loro venturo stipendio (nel 1901 il costo di un biglietto di terza classe era di 200 lire a persona).

 

 

L’ADDIO ALLE ISOLE. Inizialmente il viaggio verso le Americhe era una vera e propria Odissea, con gente ammassata sui ponti e il rischio di gravi epidemie, diminuite poi con l’introduzione di regole più ferree a partire dal 1908. A bordo delle navi, migliaia di persone partite da Messina o Palermo venivano accolte negli Usa dalla vista della Statua della Libertà per poi essere trasportate a Ellis Island, dove, al termine di visite mediche e test, veniva comunicato loro l’esito della richiesta. I più fortunati che venivano accolti facevano quindi ritorno in vaporetto a Manhattan, dove ad aspettarli c’era usualmente un parente o un boss del lavoro che faceva loro da garante. È proprio a New York che a settembre del 1887 era nata la società isolana di mutuo soccorso “Lega Eolia”, fondata da quattrocento ricchi eoliani: la prima di una lunga serie di associazioni che nel corso dei decenni accoglieranno migranti provenienti da ognuna delle sette sorelle. Fra queste: la Mutual Society Principe Amedeo, la Società di Mutuo Soccorso e Beneficenza Isola Filicudi, la Filicudi and Santo Stefano Society, la Panarellese Society, la Mutual Aid Isola di Alicudi, l’Unione Eolia, la San Bartolomeo Eoliana, l’Alicudi Society, il Circolo Progresso Stromboli, la società Isola di Stromboli, la società di mutuo soccorso Isole Eolie e la Strombolese Society, nata a Brooklyn nel 1929.

 

Un saluto collettivo nel nuovo molo di Santa Marina negli anni ’10

 

IL RICATTO DELLA MANO NERA. A New York, la prima comunità di eoliani emigrata oltreoceano fra la fine degli anni anni ’70 e i primi anni ’80 dell”800 trovò casa fra Brooklyn e e Mulberry Street, dove si registrava una forte presenza della prima forma di mafia siculo-americana, The Black Hand: un nome dato dall’abitudine degli estorsori di inviare alle loro vittime lettere minatorie contrassegnate dall’emblema del teschio e tibie incrociate o dall’impronta di una mano nera, accompagnate da minacce di morte, sfregi e danneggiamenti. La malavita tentò di taglieggiare i fruttivendoli eoliani, che si rivolsero alla polizia della Grande Mela, trovando però le porte sbarrate: a gennaio del 1897 l’allora capo della New York Police era Theodore Roosevelt, che se ne lavò le mani. “È una questione fra voi italiani, risolvetela fra voi”, fu la sua risposta in sintesi. I commercianti di frutta non si scoraggiarono e convocarono tutta la comunità in una grande hall di Horatio street nel Village, con l’obiettivo di creare un nuovo sodalizio (la società “Isola di Salina”) che si sarebbe occupato delle pratiche di naturalizzazione, facendo ottenere in breve tempo lo status di cittadini americani a quasi 3000 soci.

 

Mulberry street, il centro della Little Italy vissuta dagli eoliani di New York

 

THEODORE ROOSEVELT E JO PETROSINO. Passano appena tre anni e Roosevelt, già da 12 mesi governatore dello Stato di New York, in piena ascesa politica, si rende conto del peso acquisito dagli isolani, affidando l’incarico di proteggere i commercianti di frutta al poliziotto italoamericano Joe Petrosino, pioniere nella lotta contro il crimine organizzato negli States. Un dietrofront, quello del futuro Presidente, che portò voti e sostegno elettorale al fronte repubblicano, con future ricadute anche su Messina, che dopo il terremoto del 1908 riceverà aiuti concreti con denaro e soccorsi.

Negli anni successivi lo scenario politico muterà radicalmente, e con esso anche l’assetto delle associazioni di mutuo soccorso, che continuarono comunque ad occuparsi prevalentemente dei nuovi arrivati, fra corsi di cucina e cucito, assistenza medica e salari di soccorso per i disoccupati. Nel 1911 la mutual aid “Isola di Salina” si scinde e nasce la società “Stella di Salina”, fondata dall’impresario Vincenzo Turecamo (originario di Lipari) e da Angelo Paino (cugino dell’omonimo vescovo di Messina), entrambi legati politicamente a un altro Roosevelt, Franklyn Delano, democratico, che affiderà loro corpose commesse di lavori pubblici. La faida fra le due società durerà poco: ben presto gli interessi di entrambe convergeranno e coesisteranno serenamente fino alla fusione datata 15 maggio 1954, nel segno del nuovo presidente Edward Re, nato a Santa Marina di Salina nel 1921ed emigrato in America nel 1928. Docente di diritto internazionale e politico in rampa di lancio, verrà nominato da John Fitzgerald Kennedy presidente del Tribunale per la risoluzione dei conflitti generati dalle confische di guerra. In seguito otterrà anche la nomina a sottosegretario di Stato con delega all’alta cultura.

 

Edward Re e John Fitzgerald Kennedy

 

MIKE BONGIORNO E LA SETTIMA ARTE. Nel corso del ‘900 l’emigrazione degli eoliani verso l’America e l’Australia (e in parte anche direzione Africa, dopo il 1935) prosegue seguendo l’andirivieni dei grandi eventi storici, a partire dalle due Guerre Mondiali. Nella prima metà del XX secolo la popolazione si riduce drasticamente e l’agricoltura è solo un’attività di sussistenza. Prima del boom del turismo di massa, iniziato grossomodo negli anni ’80, la sorte delle isole inizia poi a cambiare già nel secondo dopoguerra, grazie alla vetrina internazionale offerta da Roberto Rossellini, padre del Neorealismo, che nel 1950 ambientò alle Eolie il suo “Stromboli (Terra di Dio)”, con protagonista la compagna Ingrid Bergman. E sempre il 1950 è la data di “Vulcano”, con Anna Magnani, ex partner del padre del Neorealismo, a cui la diva svedese “rubò” la parte: una “sfida amorosa” a breve distanza la cui vicenda è stata ricostruita per la prima volta nel 2000 nel libro “La guerra dei vulcani”. Eppure, più che a Rossellini (e poi Antonioni, Moretti, Troisi…), il merito di aver sdoganato l’immagine delle Eolie in Italia è da attribuire probabilmente a… Mike Bongiorno, che sempre negli anni ’50 costruì una villa a Vulcanello, decantando più volte la bellezza delle Eolie nel corso di “Lascia o raddoppia”.

 

 

IL MUSEO.  Valigie, passaporti, 1132 lettere, documenti, foto d’epoca e illustrazioni che testimoniano il modello di sviluppo eoliano prima dell’emigrazione, l’infezione filosserica, la crisi pomicifera e la grande avventura degli isolani nel mondo. Testimonianze di ogni tipo, donate dalle associazioni di mutuo soccorso e dalle famiglie eoliane, che hanno permesso di ricostruire un’importantissima pagina di storia e di incentivare inoltre il  “turismo di ritorno”,  dando la possibilità agli eredi delle famiglie emigrate di ricostruire le vicende dei propri nonni. Fra il materiale esposto nel museo, nato in realtà nel Long Island (vedi video), anche una copia del registro dell’anagrafe dove venivano annotate le generalità degli emigranti in partenza e una tesi di laurea (di Annamaria Fudà) con un campione di quasi 6000 nomi e cognomi.

 




 

 

La guida al museo, di Marcello Saija. Traduzione di Peter Tesoriero, disegno grafico di Cristina Naeri

 

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