MESSINA. Perchè il comune di Messina ha scelto di non costituirsi parte civile nel procedimento “Terzo Livello”, di cui ieri c’è stata l’udienza preliminare, per cui andranno a giudizio davanti alla Prima sezione del tribunale Emilia Barrile, ex presidente del consiglio comunale di Messina, l’ex presidente dell’Amam Leonardo Termini, l’ex  direttore amministrativo dell’Atm, Daniele De Almagro? Se lo chiedono, grossomodo con gli stessi termini, sia Cambiamo Messina dal basso che il Movimento 5 stelle.

“Le accuse contestate sono: traffico di influenze  illecite, accesso abusivo al sistema informatico, turbata libertà degli incanti, induzione indebita a promettere utilità, associazione a delinquere, attribuzione fittizia di beni e sottrazione al pagamento delle imposte – si legge in una nota di Cambiamo Messina dal basso – Appare a dir poco grottesco come né il Comune, né l’ATM – a differenza dell’AMAM – non abbiano ritenuto di costituirsi parte civile. Non hanno inteso farlo già durante l’udienza preliminare, ma quali sono le motivazioni per le quali non procedere adesso che sono stati emessi 17 rinvii a giudizio? Su quali basi non ritengono che sia il caso di far sì che l’immagine pubblica di Messina venga tutelata? eppure ad Agosto il sindaco De Luca aveva affermato: “Ci costituiremo parte civile se questa vicenda sfocerà in un processo penale”. Al sindaco non bastano 17 rinvii a giudizio affinché vengano resi operativi i proprio annunci? Evidentemente no, quindi stiamo assistendo all’ennesimo annuncio, all’ennesima promessa non mantenuta, come se non ce ne fossero abbastanza. Poiché sia il Comune che l’ATM sono state citate dalla Procura della Repubblica come parti offese, troviamo non solo legittimo, ma doveroso per la città la costituzione di parte civile”, conclude la nota.
Di tenore uguale la lettera del Movimento 5 Stelle: «La scelta del Comune e dell’Atm di non costituirsi parte civile nel processo inerente l’operazione “Terzo livello” è un fatto politico molto grave, di cui vorremmo conoscere le motivazioni». Il gruppo consiliare del M5S, che già lo scorso 8 agosto aveva chiesto l’istituzione di una Commissione Speciale d’Inchiesta per far chiarezza sul grumo di interessi politico-affaristici che avrebbe condizionato la gestione della cosa pubblica.
«L’operazione giudiziaria – commenta il capogruppo Andrea Argento – ha svelato un sistema di favoritismi all’interno della Pubblica Amministrazione, coinvolgendo esponenti delle istituzioni, imprenditori, costruttori, società cooperative ed ex rappresentanti delle Partecipate del Comune di Messina, che è di fatto parte in causa di un sistema perverso che ha condizionato la vita di tutti i cittadini, piegando l’attività amministrativa ad interessi privati. Alla luce di ciò, riteniamo inaccettabile la scelta del Comune, che prendendo parte al procedimento come parte civile avrebbe potuto dare un forte segnale di rottura con il passato, oltre a contribuire a far conoscere ai messinesi quel sistema ‘occulto’ che sembrerebbe aver “gestito” finora la città».
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