MESSINA. Il Teatro di Messina ha perso i fondi legati al Furs, il Fondo unico per lo spettacolo. Ma perché è stato escluso dai finanziamenti? Per i bilanci passati? Per le precedenti direzioni artistiche? No, la motivazione è legata alla lettera C del comma 4 della legge regionale 9 del 7 maggio 2015: “Per l’accesso alle somme stanziate nel Fondo gli enti, le associazioni e le fondazioni di cui al comma 3, devono documentare… che il rapporto tra il personale amministrativo e il personale totale non sia superiore al 40 per cento nell’anno 2015, al 35 per cento nell’anno 2016 e al 30 per cento dal 2017 e seguenti”. Tradotto, la mole di amministrativi e l’assenza di personale artistico che caratterizzano il Vittorio Emanuele dalla sua nascita come Ente regionale sono state letali.

Una vicenda triste, quella del Teatro, che si conclude in maniera perfettamente circolare. Esattamente un anno fa, infatti, sbarcava in veste di Commissario straordinario Salvatore Jervolino. A lui, l’ex assessore Anthony Barbagallo aveva dato, tra le altre cose, il mandato di dare un assetto definitivo alla pianta organica. Si trattava di una vera e propria grana, ma, almeno, il funzionario poteva lavorare sulle tabelle di equiparazione tra i dipendenti dell’Ente e quelli regionali, approvate dalla giunta regionale con la delibera 370 del 2014. Pur trovandosi solo al comando, coadiuvato dal sovrintendente Egidio Bernava, Jervolino si era però concentrato sui due direttori artistici, Ninni Bruschetta e Giovanni Renzo (licenziati), dando anche vita a una serie di contenziosi (con altrettanti incarichi legali) in relazione ai pagamenti degli spettacoli da lui non ritenuti congrui.

Un valzer durato fino allo scorso giugno, quando il Commissario ha cessato le funzioni per diventare “semplice” consigliere di amministrazione, ma con un incarico particolare affidatogli dal nuovo presidente Luciano Fiorino: “Riorganizzazione della pianta organica, la sua riconduzione a profili di legittimità e congruità mediante la rinegoziazione del contratto integrativo di lavoro” (ovvero uno degli obiettivi per cui era stato incaricato il funzionario da Commissario straordinario). Una delega a costo zero che comprendeva “i confronti e le relazioni interne ed esterne con eventuali soggetti collaboratori”.  A fronte di questa prosecuzione della missione originaria, però, il personale, nei fatti, è rimasto tale e quale. A dirlo non sono le voci dei detrattori, questa volta, ma le lettere nero su bianco del decreto assessoriale.

 

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