SAN SALVATORE DI FITALIA. Una donna e tre uomini. Lei guardava perfino il telefonino. Uno saliva in auto girando intorno all’auto dell’amico. L’altro, il più anziano, scendeva una rampa correndo. Eppure tutti e tre erano stati dichiarati cechi assoluti dall’Asl di Messina.

Il più anziano, un uomo di 68 anni,  di Tortorici, percepiva da 11 anni mille euro al mese. La donna, di 40 e l’altro uomo di 41 anni, rispettivamente di Capo D’Orlando e di San Marco D’Alunzio percepivano entrambi mille euro da 8 anni.

Per quest stamattina sono stati sequestrati sui loro conti correnti 200mila euro perché accusati  di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I carabinieri della Compagnia di Sant’Agata di Militello hanno eseguito stamani un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Patti su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di due uomini e una donna, che hanno indebitamente percepito, negli anni, indennità a titolo di prestazioni previdenziali/assistenziali legate allo status di “ciechi assoluti”.

Le indagini erano state avviate nel mese di maggio dell’anno 2016 dalla Stazione Carabinieri di San Salvatore di Fitalia in collaborazione con il Nor – Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Sant’Agata Militello per accertare la sussistenza delle patologie che avevano portato al riconoscimento di invalidità civile accordata ad alcuni soggetti residenti nell’hinterland nebroideo.

L’articolata attività d’indagine condotta dalla stazione Carabinieri di San Salvatore di Fitalia, si svolgeva attraverso l’acquisizione della documentazione relativa ad alcuni soggetti dichiarati ciechi assoluti presso l’ufficio invalidi civili sito presso la “Cittadella della salute” di Messina, dove erano custodite le pratiche precedentemente detenute dalle Asl territoriali. Contestualmente venivano svolti dai militari servizi di osservazione, pedinamento e controllo, supportati da attività tecnica di intercettazione, che documentavano, nel caso dei tre indagati,  l’insussistenza delle gravi patologie riferite e certificate che avrebbero dovuto generare gravi compromissioni dell’autonomia personale.

Gli atteggiamenti tenuti dagli indagati, uno dei quali ad esempio è stato ripreso mentre controllava il suo cellulare, le loro attività motorie e la deambulazione, la capacità di orientarsi, non risultavano essere compatibili con lo stato di cecità assoluta riconosciuta ai tre soggetti e pertanto, anche dopo una valutazione medica svolta da un  ausiliario di p.g., si informava la Procura della Repubblica di Patti.

All’esito dell’esame delle risultanze investigative, il Sostituto Procuratore della Repubblica Francesca Bonanzinga, richiedeva al GIP del Tribunale di Patti, Andrea La Spada, l’emissione della misura cautelare reale nei confronti dei tre indagati eseguita dai Carabinieri.

 

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