MESSINA. Sono stati tre giorni complicati per il Vittorio Emanuele. La direttrice artistica Simona Celi annuncia lo sciopero della fame per portare sotto i riflettori la disastrosa situazione dell’ente, uno scambio di accuse incrociato tra il presidente Luciano Fiorino e la consigliera Mariangela Pizzo, culminato con le dimissioni di quest’ultima.

Nel frattempo, però, il teatro di Messina “scompare” dal radar regionale. Perchè, nella sezione dedicata allo spettacolo del Defr 2018/2020 (il documento di economia e finanza regionale), nel novero degli enti ai quali sarà dato supporto, il Vittorio Emanuele semplicemente non è menzionato.

“Particolare attenzione sarà rivolta alla Fondazione Taormina Arte Sicilia, che permetterà una costruttiva collaborazione con le principali Istituzioni culturali siciliane quali il Teatro Bellini di Catania, il Teatro Massimo di Palermo, l‟Orchestra Sinfonica Siciliana, il Brass Group, il Teatro Biondo, lInda di Siracusa”, si legge. Anche proseguendo, il Vittorio Emanuele non è mai preso in considerazione. “La ripartenza di Taormina Arte – grazie al sostegno della Regione Siciliana – ha altresì consentito la ripresa di collaborazioni con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l‟Agenzia per la Coesione Territoriale e con tutte le realtà operative dei territori interessati. Alla luce dei risultati ottenuti si assicurerà una dotazione economica idonea al fine di agevolare la prosecuzione del progetto Anfiteatro Sicilia a Taormina, Morgantina, Tindari, Catania e Villa del Casale a Piazza Armerina, oltre, naturalmente, agli allestimenti ed alla gestione delle manifestazioni al Teatro Antico di Taormina”.

Non solo: nella legge si stabilità pubblicata in Gazzetta ufficiale, si apprende che il contributo regionale si contrarrà enormemente nel triennio. Dai quattro milioni e mezzo del 2018 si passerà ai 3 e 647mila del 2019 ed ai 2 milioni e 687mila euro del 2020. Somma prevista non solo per l’attività e la programmazione delle stagioni teatrali, ma addirittura per la stabilizzazione dell’orchestra del Vittorio. Tanto per fare un paragone, al teatro Bellini di Catania, nel 2018 andranno 13 milioni e mezzo di euro, solo per la gestione.

Giusto ieri, il candidato del centrodestra Dino Bramanti aveva parlato di “eventi rischiano di compromettere il futuro dell’Ente. Futuro che oggi appare assolutamente incerto, non solo per questioni economiche a causa della riduzione dei trasferimenti regionali e della reiterata mancata contribuzione del Comune di Messina”, promettendo che avrebbe “portato all’attenzione del presidente Nello Musumeci e dell’assessore Sandro Pappalardo la delicatissima questione del Teatro che da diversi mesi è privo del consigliere la cui nomina spetta alla Regione”.

Violentissima la risposta del candidato del centrosinistra Antonio Saitta: “La questione critica nella quale versa l’Ente Teatro di Messina non si può risolvere con solidarietà di circostanza, che in molti casi assume valore di lacrime di coccodrillo – ha attaccato, parlando di “promesse non mantenute e dell’immobilismo, sulla vicenda, dell’attuale governo regionale di centrodestra”.

“L’assessore regionale, Sandro Pappalardo, infatti, – ricorda Saitta – a gennaio aveva ricevuto a Palermo, insieme ai suoi dirigenti, il presidente del Teatro di Messina, il sovrintendente, la consigliera dimessasi ieri, i componenti del collegio dei Revisori, oltre al sindaco di Messina, l’assessore comunale alla Cultura, una rappresentanza del Consiglio comunale, tra i quali i consiglieri Franco MondelloPiero Adamo, Daniela Faranda e Pippo Trischitta, e quasi tutte le sigle sindacali. All’incontro era presente il deputato regionale, Elvira Amata”.

“In quella occasione – prosegue – era stata garantita la nomina immediata del consigliere di amministrazione mancante (ad oggi nessuna nomina è stata fatta) e di un direttore amministrativo (figura essenziale nella pianta organica di un ente pubblico). Inoltre erano state date garanzie sul reinquadramento del personale e sull’erogazione dei fondi Furs 2015-2016: ancora nemmeno un euro è arrivato nelle casse del Vittorio Emanuele. Sempre sotto l’aspetto finanziario – prosegue Saitta – nonostante Messina sia Città metropolitana, come Palermo e Catania, la Regione siciliana non ha innalzato il contributo regionale all’Ente che rimane il più basso rispetto ai teatri delle altre due città”.

 

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Amiel
Amiel
31 Maggio 2018 14:42

Come sempre a rimetterci è sempre la città dei Buddaci.E i politici Messinesi non li fanno contare un cazzo.

Amiel
Amiel
31 Maggio 2018 14:46

Nelle prossime votazioni regionali alle urne disegnerò un bel paio di palle .D’altrone è quello che aspetta sempre alla città di Messina.