MESSINA. “Sono tempi strani questi, in cui aver studiato, acquisito competenze e aver lavorato una vita sembrano cose di cui vergognarsi. Noi candidiamo competenza, passione civile, amore per la nostra Messina, ciascuno col proprio vissuto e con la propria storia personale. E’ una chiamata alla responsabilità alla quale non possiamo non rispondere. Solo assumendosi le nostre responsabilità potremo risorgere. Non è possibile accettare passivamente il declino di Messina”.

Chi si aspettava un Antonio Saitta “istituzionale”, ha avuto una grossa sorpresa: non solo per gli informali jeans e maniche di camicia, ma per l’aggressività nelle parole, appuntate in una decina di fogli che ha brandito come una clava contro tutti  e tutto nella oltre mezzora di discorso di presentazione.

Il centrosinistra, che sembrava essere partito in ritardo, dilaniato dall’interno ed in netto svantaggio, oggi invece sfoggia tutti i big, sorridenti, alla sinistra del palco: da Beppe Picciolo, fino a qualche settimana fa titubante sull’opportunità di rimanere in coalizione, a Pietro Navarra, fresco deputato e maggiorente del Pd, al deputato regionale Franco De Domenico a Gianpiero D’Alia, ufficialmente uscito dal gioco della politica e invece a fare da regista da dietro le quinte.

“E’ il momento più difficile per la nostra città, e noi ci presentiamo con una presenza concreta, coesa, credibile e più avanzata di quella di chiunque altro – inizia a menare fendenti Saitta – mentre in altre stanze volano coltelli e si fanno accordi incomprensibili. La nostra è una proposta politica, e lo dico senza paura e con orgoglio. Proposta politica ma aperta alla società civile che si batte con le consorterie per ridare dignità a Messina”.

Per gli avversari solo parole dure: sull’amministrazione Accorinti “il saldo è fortemente negativo, non c’è stato un modello credibile ed efficace della città”. Poi un’invettiva, anonima, contro la malapolitica, una serie di battute sul centrodestra (“parlavano della nostra, di divisione, dall’altra parte ogni settimana viene fuori un nuovo candidato”, ha dichiarato) e una sulle “prove tecniche di inciucio“, come le ha definite, tra Dino Bramanti e Cateno De luca di un’ora prima, e anche su Gaetano Sciacca ed i 5 stelle, “dei quali aspettiamo il programma, che stanno scrivendo direttamente a Milano”

Una stoccata Saitta l’ha riservata al disegno di legge, presentato da Luigi Genovese, sull’accorpamento del Papardo all’Irccs, il cui direttore scientifico, fino alle dimissioni per la candidatura a sindaco, era Dino Bramanti.

Prima di Saitta, ha parlato la vice designata. Maria Flavia Timbro: “Non credo che sarà un’impresa facile, ma non lo è stato nemmeno restare qui e non andare via, come hanno fatto tutti i miei amici. Per questo noi dobbiamo rigenerare questa città”, ha spiegato la candidata, espressione del movimento Articolo Uno.

“Bisogna allontanarsi dalla visione che abbiamo avuto fino ad oggi rispetto ai problemi che ci affliggono – ha continuato – Come? Una rete di lavoro, periferie e ultimi al primo posto, fiducia nelle imprese e nelle forze di questa città, senza privilegi. Un patto generazionale in una città che invecchia giorno per giorno”.

Poi una rivelazione: “Non credo nel valore assoluto dell’essere giovani e dell’essere donna, perchè non devono essere considerate categorie protette ma risorse sulle quali costruire qualcosa”. Concetto ripreso poi da Saitta (“Abbiamo giovani che non hanno diciassettemila voti ma un milione di idee”, dirà qualche minuto dopo).

 

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antonino
21 Aprile 2018 13:05

Ma è impossibile sapere prima luogo ed ora dell’incontro dei candidati sindaci?

Fra
Fra
21 Aprile 2018 13:12

Ci sono dei refusi: “dell’essere giorni” e “Gaetano Saitta”.

mm
Editor
21 Aprile 2018 15:36
Reply to  Fra

grazie, corretti (…è la concitazione del momento…)