Quante presidentesse del consiglio ci sono in Sicilia? E sono troppe o troppo poche? E in confronto al resto d’Italia? E “sindache”? Consigliere comunali? È vero che la Sicilia è ancora oggi quella che Lina Wertmuller ha lasciato sottintendere tracciando la figura di Gennarino Carunchio e la sua sottomessa moglie in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, nel 1974? Dipende. Dai numeri, come sempre. Perchè le rappresentanze di genere e le donne amministratrici nelle amministrazioni comunali siciliane, nel 2017, vedono in un caso lo scardinamento dei clichè ma purtroppo, in molti altri, la loro conferma.

Nella ripartizione di genere per i primi cittadini, per esempio. Il primato di prima sindaca donna d’Italia se lo contendono Ada Natali e Ninetta Bertoli, che nel 1946 guidarono rispettivamente Massa Fermana, in provincia di Ascoli Piceno (per ben 13 anni) e Borutta, nel Sassarese. Per avere la prima siciliana non è stato necessario attendere poi troppo: nel 1956 a Santa Elisabetta, in provincia di Agrigento, indossò la fascia tricolore Vittoria Giunti. Oggi è diverso, perché la Sicilia si piazza al penultimo posto nella graduatoria delle regioni italiane con più sindaci donna, con una percentuale del 5,8%: Su 377 primi cittadini, infatti, appena 22 sono donne. Stessa posizione nella classifica dei vicesindaci (con 53 donne su un totale di 295).

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E se questa è la fotografia attuale, la serie storica non è molto migliore. Negli ultimi trent’anni, dal 1986 al 2016, la Sicilia si piazza al diciottesimo posto in italia. Peggio solo Basilicata (19,1) e Campania (15,5). Un dato che non stupisce, visto che nelle tre principali città, Palermo, Catania e Messina, l’unica “prima cittadina” è stata Elda Pucci, sindaca democristiana del capoluogo per un anno (aprile 1984-aprile 1984) e prima sindaca di una grande città italiana. Durante il suo mandato per la prima volta il comune di Palermo si costituì parte civile in un processo di mafia.

Curiosamente, un ruolo per il quale evidentemente le donne si crede siano tagliate, è quello del “supplente”, visto che a Palermo, dal 12 Novembre 1898 al 30 Gennaio 1900, Maria Rebucci fu commissario (“regio”, vigeva ancora la monarchia) in vece del sindaco defunto, e Luisa Latella lo è stata dal 10 febbraio al 22 Maggio 2012, mentre a Catania Elita Schillaci è stata vicesindaco “facente funzioni” di Umberto Scapagnini per meno di un mese tra febbraio e marzo nel 2008.

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Non va meglio con gli assessori: nelle giunte siciliane, le quote rosa sono ancora marginali, e nella classifica italiana per la Sicilia c’è un poco entusiasmante diciassettesimo posto, con 438 donne su 1231 assessori. Si risale un po’, fino al dodicesimo posto, nella graduatoria sulle presidentesse del Consiglio, con 67 donne su 312 (21,5%). Felice eccezione, la messinese Emilia Barrile, che guida con pugno di ferro il consiglio comunale di Messina.

Dove invece la Sicilia svetta, cancellando in qualche modo i luoghi comuni, è nella graduatoria delle consigliere comunali, in cui l’isola si piazza appena dietro valle D’Aosta ed Emilia Romagna: 1763 su 5247, il 33,6: ogni tre consiglieri, nei consessi siciliani, uno è donna.

(Tutti i dati Anci e Ministero dell’Interno)

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messinese
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4 Giugno 2017 11:48

Che poi il vero problema è che quelle poche donne che ci sono in politica (a parte Nina Santisi) lasciano pure a desiderare…