MESSINA. Sostenibili, vivibili, inclusive, intelligenti: ormai, oltre a quelle tradizionali di vivibilità, le classifiche delle città si misurano con questi canoni. Il risultato, però, raramente cambia. E infatti, nella graduatoria ICity Rate 2017, elaborata da Forum PA per fotografare la situazione delle città italiane più “smart”, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini,  il nord ne esce molto meglio rispetto al centro, che a sua volta supera di parecchio il sud: vince Milano, seguito da Bologna e Firenze, e nessuna delle prime dieci città si trova al di sotto dell’Emilia Romagna. Al contrario, nessuna delle posizioni dalla 97 alla 106 si trova al di sopra della Campania.

La buona notizia è che Messina non è tra le ultime dieci, la cattiva è che è è ottantasettesima su 106. Un’altra buona notizia è la risalita in classifica rispetto al 2016, in cui si era piazzata al 91mo posto, e che in Sicilia è seconda, dietro solo a Siracusa. Ma le buone notizie finiscono qui.

 

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Come è calcolata la classifica delle smart cities? Secondo Forum Pa, che l’ha stilata, “la Smart Sustainable City è la città che fa ricorso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per portare avanti processi di innovazione sociale, culturale ed organizzativa per migliorare la qualità della vita, i livelli di occupazione, la competitività, come risposta ai bisogni delle generazioni attuali e future e garantendone la sostenibilità economica, sociale e ambientale”. Questo si traduce in quindici indicatori, alcuni non immediatamente evidenti nel casi di Messina, dalla dei quali viene fuori la graduatoria per singola città.

 

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Se il parametro della povertà, in cui Messina è messa parecchio male, o quello sulla crescita economica, in cui è messa peggio, sono abbastanza esplicativi, altrettanto non lo è il secondo posto assoluto nella graduatoria del verde pubblico che, spiegano da FPA, è dovuto alla presenza della rete dei siti di natura 2000. Allo stesso modo, cos’ha di tanto pessimo l’indicatore messinese di suolo e territorio da fargli guadagnare un catastrofico 102mo posto? (risposta, l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo “Consumo di suolo 0”, ovvero ridurre di 1,6mq per abitante ogni anno fino al 2020).

Un’altra curiosità è il 95mo posto in “legalità e sicurezza”, dato che stride parecchio con la ottima posizione registrata invece dal Ministero dell’Interno nella classifica dell’ordine pubblico, o il tutto sommato buono 59mo posto in “crescita digitale”, che consiste praticamente nell’attuazione di Agenda digitale, potenziamento e diffusione delle reti intelligenti e  garanzia di accesso a dati e informazioni.

Ha invece una ragione molto specifica la pessima 96ma posizione nel parametro “aria e acqua”, considerando che tradizionalmente l’aria a Messina è sempre buona: il disastroso 53,1% nei valori relativi alla dispersione idrica. Il resto? Punteggi che oscillano sempre nelle parti basse della classifica: 90 occupazione, 88 istruzione, 94 ricerca e innivazione. Segno che, nonostante il secondo posto sulle nove città siciliane, il dato triste che emerge è il notevole divario dal resto del paese.

 

 

 

 

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