Dunque Micari avrebbe parlato di ponte sullo Stretto per scuotere l’elettorato, ipotizzano editorialisti in punta di penna. Nessuno lo conosce. Così avrebbe fatto un po’ parlare di sé.
È un’ipotesi credibile. Suppongo tuttavia ci sia stata anche una valutazione sul tipo di elettorato. Perché sventolando il ponte sullo Stretto con tutta evidenza il candidato Pd si è rivolto al centro-destra. Da questo suppongo ancora che a sinistra abbiano perso ogni speranza di appeal e ceduto il passo a Fava. Mentre sperano di rubare consensi a Musumeci e Cancelleri.
Quindi il ponte serve finalmente a qualcosa. Ovvero a fare uscire Micari dall’anonimato e a chiarire definitivamente l’elettorato di riferimento del Pd.
Se anche non fosse così chiaro il riferimento all’elettorato di centro-destra. Chiarissimo è che quello a cui si stanno rivolgendo è un elettorato che non temono di offendere.
Il prossimo 5 ottobre la frana di Letojanni compie due anni. Un anno è servito a chiarire soltanto di chi fosse la competenza. In sostanza un rimpallo di responsabilità tra Cas, Protezione civile e Comune di Letojanni. Un rimpallo che aveva il chiaro scopo di evitare la spesa: 10 milioni di euro.
La carreggiata della Messina – Catania occupata da quella frana non è però l’unico rallentamento.
L’A18 è praticamente una deviazione continua.
Ricordo a tutti che l’unica autostrada a pagamento è quella siciliana, ovvero quella del Consorzio autostrade siciliane, neanche tutta ma quella che riguarda il passaggio da Messina.
Da e per Messina è a pagamento, per il resto non si paga niente. Mentre i messinesi addirittura pagano l’autostrada all’interno del proprio territorio comunale, ovvero all’uscita di Orto Liuzzo, l’ultima frazione del Comune di Messina.
Da Messina a Palermo si paga poco più di dieci euro per un’autostrada che si stenta a definire tale e di cui Miccichè, sul palco del Palacultura, ha rivendicato la paternità: fu inaugurata da Berlusconi.
Da Messina a Catania si paga 3 euro e 70 per passare di continuo da una corsia all’altra e percorrere l’autostrada quasi sempre in una sola carreggiata a doppio senso di marcia. È in sostanza una strada statale e manca poco a poterla definire una strada sterrata. Pochissimo.
Dal Cas negli scorsi mesi hanno praticamente pregato per la fusione con Anas, fusione prevista in discussione all’Ars. Non è stato possibile.
Al Cas dopo l’ultima operazione della Dia “siamo rimasti in tre”, non ci sono progettisti. La fusione con l’Anas avrebbe avuto il vantaggio non di poco conto di rendere attivo un servizio autostradale che al momento è completamente fermo. La direzione lavori, i progettisti sarebbero dell’Anas e il problema dello svuotamento del Cas, dovuto sia al blocco delle assunzioni, sia all’operazione della Dia che ha portato alla sospensione di sei dipendenti, tra cui il progettista della frana di Letojanni, sarebbe risolto.
I deputati regionali negli scorsi mesi hanno affossato questa fusione, lasciandoci con l’evidente sospetto che non si possa lasciare a Roma la gestione dei lavori autostradali che portano pur sempre lavoro, così come è difficile sottrarre al proprio controllo un carrozzone come quello che è ed è stato il Cas, al momento completamente inutile per loro stessa ammissione.
La politica siciliana è questa. Lo è stata perlomeno sempre finora e ne siamo tutti più che consapevoli.
Cinque anni fa la campagna elettorale che portò al governo Crocetta, sventolava slogan imbarazzanti: “U megghiu avi a rugna” (Cateno De Luca). Mentre lo stesso Crocetta abusava del termine Rivoluzione.
Finora, al netto della presentazione di Genovese junior, la campagna elettorale ci aveva offerto toni meno roboanti o circensi. E di questo ci sentivamo sollevati.
Era presto però per questo sollievo. E così dalla Rivoluzione siamo passati adesso al ponte sullo Stretto.
Cioè siamo passati da un riferimento storico che ha visto una sollevazione popolare violenta travolgere ogni forma istituzionale all’epoca reggente per passare a un successivo periodo sanguinario, un riferimento che avremmo perciò gradito in bocca a un Masaniello ma non certo a un candidato alle elezioni per governare.
Che dovrebbe sì lavorare a un cambiamento altrettanto profondo ma non certo altrettanto violento. Ma la Storia è pura banalità, è chiaro, basta quel che viene inteso oggi, con leggerezza, la stessa con la quale ha sostenuto cinque anni dopo di averla fatta sul serio quella rivoluzione, e magari c’ha pure ragione, basterebbe in fondo chiarisse la sua personalissima accezione del termine e potremmo pure chissà battergli le mani.
Da questo al ponte sullo Stretto.
I cronisti in riva allo Stretto, anche quelli non particolarmente longevi nella professione, ricordano annunci, presentazioni, date.
La più godibile avvenne al Palacultura. Era l’inaugurazione di un edificio costruito in 40 anni con un progetto ormai datato. Apriva così, con la presentazione del progetto del ponte. Era il 2010 sfilavano sul palco Buzzanca, Lombardo e i progettisti.
Mentre gli ufficiali in prima fila cadevano dalle poltroncine sulle quali sedevano perché fissate male. Sul serio.
Lo scorso ottobre, cioè un anno fa, una grossa inchiesta portava all’arresto degli uomini chiave del progetto per corruzione. Venivano arrestati un mese dopo l’annuncio di Renzi della ripresa del progetto del ponte, che con tutta evidenza non gli portò benissimo.
Noi, cronisti su questa triste riva, avvilita da un argomento così ripetitivo sappiamo bene che è il miglior modo per andare sull’iperuranio e ignorare tutti gli altri argomenti vivi.
E così paralizzare l’opinione pubblica e le conseguenti azioni politiche. E così qualsiasi altro sviluppo. Il ponte, dunque, come una sorta di benaltrismo.
“Non c’è spisa pi nuddu”, ha detto Micciché dallo stesso palco in cui è stato presentato il progetto del ponte.
E al momento pare solo avere ragione, anche si dovesse pensare a citare la bomba atomica per scuotere qualcosa, ché da quelle parti – messinesi – hanno sempre saputo che i voti non stanno sulla luna e manco sul ponte.
una situazione del Cas….
sempre la solita solfa, quando un candidato, fosse anche il condominio, non ha un programma ne altro da dire evoca il Ponte sullo Stretto …
il grande principe Antonio de Curtis avrebbe detto: ma mi faccia il piacere …