MESSINA. Si intitola “Le distruzioni della Cattedrale di Messina nella Collezione fotografica di Arturo Papali”, il Quaderno numero 46 della Biblioteca dell’Archivio Storico Messinese, pubblicato dalla Società Messinese di Storia Patria (presieduta da Rosario Moscheo) e presentato il 29 pomeriggio, nella Cattedrale di Messina, alla presenza di Monsignor Giovanni Accolla, Arcivescovo Metropolita di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, da Caterina Di Giacomo (Direttore Polo Regionale di Messina per i siti culturali – Museo di Messina) e Luigi Chiara (docente di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Messina). Si tratta di un volume che getta luce su una pagina buia della storia della maggiore chiesa della città, di cui ha trattato anche Letteraemme, ovvero il periodo che va dal 1943 alla riapertura del 1946, e prova a dare risposte (oltre a porre nuovi interrogativi) su quel patrimonio che, spesso solamente danneggiato, scomparve nel nulla. Gli autori sono Giuseppe Mellusi (“Un ‘duplice flagello’: i bombardamenti aerei alleati e l’incuria degli uomini”) e Giampaolo Chillè (“La distruzione del patrimonio artistico della cattedrale di Messina durante e dopo il secondo conflitto mondiale”).
LE NOVITÀ. Sono tante, ma ecco alcune tra le più rilevanti: la pubblicazione per la prima volta dell’immagine del simulacro di San Vittore Angelica; il restauro del san Giovanni Battista (ancora esistente) ad opera di Saro Leonardi malgrado fosse distrutto più di molte statue dell’Apostolato; la notizia relativa ai contratti delle singole statue novecenteshe, sempre dell’Apostolato, da cui si evincerebbe come molte statue furono tradotte in marmo dall’impresa incaricata dei restauri, la Ciocchetti, e non dagli artisti (in questo modo la ditta intascò oltre la metà delle 350.000 lira pagate per ogni simulacro, lucrando anche sulla qualità dei materiali); il documento del 1605 che spiega perché nel 1624 fu realizzato l’altare dell’Assunta, mettendo anche in evidenza come gli stemmi dell’altare siano sbagliati, poiché repliche di quelli degli Spatafora dell’altare del Cristo Risorto; la data di inizio della realizzazione dei mosaici, ossia il 1322, presente in una iscrizione riportata nel ‘600 da Gualterio, ma ignorata da tutti gli studi sino ad oggi; il nome dell’artefice delle statue dell’Altare della Pietà, il veneziano Attilio Torresini. Ad eccezione delle vicende relative al restauro del San Giovanni Battista, che si devono a Giuseppe Mellusi, gli altri aspetti inediti sono frutto della ricerca di Giampaolo Chillè. Un lavoro tutto da leggere, quello pubblicato dalla Società di Storia Patria, che sfata miti, chiarisce l’apporto di personaggi fin troppo osannati e consegna una Cattedrale che, in fin dei conti, avrebbe necessità di un “restauro del restauro”, visto che alcune parti originali giacciono nascoste sotto i rifacimenti. Mentre altre, purtroppo, allo stato non è dato sapere che fine abbiano fatto. Si ringrazia la Società per le anticipazioni e per alcune delle foto inedite che impreziosiscono il volume.